TESTO La gratuità e la custodia del deposito della verità aumentano la nostra fede
XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (05/10/2025)
Vangelo: Lc 17,5-10

In quel tempo, 5gli apostoli dissero al Signore: 6«Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Rm 1,16-17 presenta la tesi generale di tutta la parte teologica e dottrinale della rispettiva lettera (Rm 1,18-11,36). L'apostolo Paolo scrive: «Io non mi vergogno del Vangelo, perché esso è salvezza di Dio per chiunque crede, per il Giudeo prima e poi per il Greco. In esso si rivela la giustizia di Dio, che viene dalla fede e conduce alla fede, come sta scritto: 'Il giusto vivrà mediante la fede'"». San Paolo cita Abacuc 2,4b: «Il giusto vivrà mediante la sua fede». Questa è la stessa profezia ascoltata nella prima lettura di questa domenica.
Mentre ascoltiamo il Vangelo, facciamo nostra la richiesta degli apostoli: «Signore, accresci la nostra fede!» (Lc 17,5).
Che cos'é la fede?
É la scelta personale della mia relazione con il Padre, unito al Figlio nello Spirito Santo, che garantisce a ciascuno di noi la qualità di una esistenza felice e pienamente realizzata nella nostra fugace vita terrena e la pienezza di vita eterna dopo aver attraversato la soglia della nostra morte fisica. Questa nostra fede personale si arricchisce con la condivisione della stessa esperienza tra fratelli e sorelle: «Nel Vangelo si rivela la giustizia di Dio, di fede in fede» (Rm 1,16c).
La nostra fede nella santíssima Trinità è um processo che comincia con uma esperienza iniziale così piccola e semplice, paragonata a un granello di senape e si sviluppa, aumenta, cresce con la possibilità di sperimentare, lungo il percorso della vita terrena, situazioni impossibili di essere realizzate seguendo le leggi nella natura e la logicità dei nostri pensieri. Il proprio Cristo risuscitato ci dice oggi: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe» (Lc 17,6).
Qual è l'esperienza iniziale della fede, piccola come un granello di senape?
È accogliere il kerygma pasquale che annuncia l'evento più importante di tutta la storia dell'umanità e del mondo: la morte e la risurrezione di Gesù. È scegliere di vivere la stessa esperienza dell'apostolo Paolo: «non vergognarsi del Vangelo» (Rm 1,16a), cioè gloriarsi del fatto che «Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto e risuscitò il terzo giorno secondo le Scritture» (1 Cor 15,3b-4). L'annuncio centrale della morte e risurrezione di Gesù «è potenza salvifica di Dio per chiunque crede» (Rm 1,16b).
Da questo annuncio scopriamo con stupore e gioia di essere già stati giustificati, accogliendo gratuitamente in noi la gratuità dell'amore divino, accendendo nella nostra coscienza la fiamma viva della nostra speranza: «La speranza non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato!» (Rm 5,5).
L'inizio della nostra esperienza di fede, paragonata alla piccolezza di un granello di senape, è il riconoscimento e l'accoglienza libera e consapevole del dono dello Spirito Santo, già riversato nella nostra corporeità vivente grazie all'evento della morte e risurrezione di Gesù! Possa ciascuno di noi fare questa scelta fondamentale di aggrapparsi all'incomparabile e potente «tesoro» dello Spirito Santo, presente e vivo «nel vaso di creta» della sua corporeità vivente (cfr 2 Cor 4,7), liberandoci dalla scelta di fare affidamento su noi stessi, sul denaro e sulla conoscenza tecnico-scientifica per essere felici nella nostra vita!
L'adesione allo Spirito Santo ci apre il meraviglioso cammino di conoscere e amare il Signore Gesù Cristo attraverso l'incontro orante con la Parola di Dio e la celebrazione dei sacramenti, in particolare dell'Eucaristia, perché «nessuno potrà dire: "Gesù è Signore", se non sotto l'azione dello Spirito Santo» (1 Cor 12,3b). Grazie allo stesso Spirito Santo riversato nei nostri cuori, Cristo Gesù ci fa conoscere la misericordia e la fedeltà di Dio Padre e ci aiuta a scoprire la nostra vera dignità umana: siamo tutti figli amati di Dio Padre. Attraverso lo Spirito Santo che è in noi, possiamo gridare tutti insieme: «Abbà, Padre» (cfr Gal 4,6-7 e Rm 8,14-17), e aprirci alla fraternità universale con la preghiera che Gesù stesso ci ha insegnato (cfr Mt 6,9-13).
La crescita della nostra fede è lo sviluppo della vita morale con la testimonianza della speranza e della carità, accompagnata da una solida conoscenza della dottrina cristiana insegnata dagli Apostoli e garantita, lungo tutta la storia della Chiesa, dal ministero ordinato dei vescovi, con la collaborazione dei loro presbiteri e diaconi.
Lo sviluppo della vita morale attraverso la testimonianza della speranza e della carità ci viene presentato in questo modo nell'esortazione di 2 Tm 1,7: «Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza». Ciò che sperimentiamo oggi non è poi così diverso da ciò che sperimentò il profeta Abacuc durante la distruzione di Gerusalemme e del suo tempio e l'esilio del popolo nella terra di Babilonia: «Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti, a te alzerò il grido: “Violenza!” e non salvi? Perché mi fai vedere l'iniquità e resti spettatore dell'oppressione? Ho davanti a me rapina e violenza e ci sono liti e si muovono contese» (Ab 1,2-3). Oggi assistiamo al perpetuarsi di guerre, distruzioni, sofferenze di molti popoli, alla mancanza di rispetto e alla violenza contro gli ecosistemi naturali in nome dell'egoismo umano, della sete di potere e degli interessi economici di coloro che contano sul potere del denaro e sull'innovazione tecnico-scientifica applicata alle armi, all'agroalimentare e all'industria, per trarre profitto dagli investimenti fatti.
Lo Spirito di fortezza non soffoca in noi il disegno divino di realizzare già oggi relazioni di pace, giustizia e rispetto in questo mondo, senza condurre il nostro pianeta Terra a una situazione di insostenibilità e senza che la nostra umanità venga decimata e indebolita dalle armi nucleari e dal potere dell'intelligenza artificiale.
La speranza cristiana non ci delude perché crediamo nella potenza trasformativa e liberatrice della gratuità dell'amore divino, che può caratterizzare tutte le nostre relazioni, sia con i nostri simili che con tutte le creature della natura. Vogliamo essere, come ci insegna la Parola di Dio attraverso l'apostolo Paolo, «servi-schiavi della giustizia divina» e non più «schiavi del peccato» (cfr Rm 6,12-23). Essere servi della giustizia significa agire con rispetto e gratitudine senza aspettarsi nulla in cambio, andando oltre la regola economica del «io ti do se tu mi dai».
Questo è il senso dell'adottare lo stile di vita del «servo inutile», di chi sceglie di servire la gratuità dell'amore divino, senza pretendere l'utilità del salario richiesto per il nostro dare. Ce lo insegna Cristo risuscitato nel Vangelo di oggi: «Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: "Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare"» (Lc 17,10). Nel donare gratuitamente, troviamo il senso più vero della nostra vita: relazioni rispettose con gli altri, fiducia nella provvidenza divina, che non lascia mancare nulla per il nostro dignitoso e felice sostentamento in questa vita. Con umiltà e gratitudine, la "sobrietà" prenderà possesso di tutto il nostro essere, perché la nostra dipendenza dall'azione dello Spirito Santo libera la nostra mente dalla dipendenza dai beni di questo mondo e da cose che ci danno solo piaceri fugaci ed egoistici, con il loro uso e consumo incontrollato. I nostri corpi diventeranno sempre più strumenti di carità e si rivestiranno di santità attraverso la testimonianza delle opere di misericordia, che ci preparano a godere eternamente della beatitudine della vita eterna in comunione con Dio e tutti i santi.
La crescita della nostra fede, insieme alla speranza e alla carità, è garantita anche dalla nostra preoccupazione di rafforzare la nostra conoscenza della verità.
Nell'esortazione di 2 Tm 1,14, ascoltiamo: «Custodisci il prezioso deposito che ti è stato affidato, con l'aiuto dello Spirito Santo che abita in noi». Il "prezioso deposito" è la ricca conoscenza delle verità di fede e dei principi di vita morale insegnati dal Magistero della Chiesa, basati sull'insegnamento degli apostoli.
Rendiamo grazie per i nostri ministri ordinati (vescovi, sacerdoti e diaconi), che, attraverso l'imposizione delle mani, hanno la responsabilità di trasmettere la Verità del Vangelo e di garantire che essa sia rispettata senza interpretazioni calibrate su interessi egoistici, al di fuori della volontà di Dio.