PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO I CIECHI NON VANNO DALL'OCULISTA (José Saramago)

padre Ezio Lorenzo Bono   Home Page

padre Ezio Lorenzo Bono è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (28/09/2025)

Vangelo: Lc 16,19-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 16,19-31

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: 19C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. 25Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. 27E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. 29Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. 30E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. 31Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

I.

Il romanzo "Cecità", che valse a José Saramago il premio Nobel per la letteratura nel 1998, racconta di un'epidemia che poco a poco si diffonde in una città rendendo quasi tutti ciechi. Il governo locale, nel tentativo di arginare l'epidemia, rinchiude i primi contagiati in un ex manicomio, dove però anche le guardie e i politici diventano ciechi e la situazione degenera. Si scatena una lotta per la sopravvivenza: un gruppo di ciechi malvagi prende il sopravvento, si accaparra tutte le scorte di cibo ed esercita soprusi sugli altri, esigendo favori di ogni tipo in cambio di qualche boccone. Ma gran parte del cibo accumulato da questi “dittatori”, non essendo distribuito, marcisce.
Saramago sembra voler dire che la fame nel mondo non è causata dalla mancanza di risorse, ma dall'egoismo di chi dovrebbe distribuirle in modo equo e non lo fa.
In seguito, un incendio divampato nell'edificio costringe tutti a fuggire. All'esterno trovano una città devastata: cadaveri per strada e sporcizia dappertutto.
Nel discorso pronunciato al Nobel, Saramago ribadì che la società contemporanea è cieca perché ha perso il senso della solidarietà. E non ha torto: non siamo ciechi solo davanti ai poveri lontani, ma spesso anche verso chi ci vive accanto - nella stessa casa, sullo stesso pianerottolo - senza accorgerci del suo dolore.

II.

La parabola evangelica del ricco epulone e del povero Lazzaro rivela sorprendenti parallelismi con il racconto di Saramago: un'ambientazione indefinita, valida in ogni tempo e luogo; protagonisti senza nome, tranne Lazzaro; la presenza dei cani - pietosi nella parabola, simbolici nel romanzo; e soprattutto il tema della cecità.
Entrambe le storie parlano della "cecità antropologica": l'indifferenza verso chi ha bisogno. La moglie del medico, unica rimasta immune, descrive così la condizione dell'umanità: «Non siamo diventati ciechi, lo siamo: ciechi che vedono, ma non vedono». Così anche il ricco epulone, che ogni giorno vedeva il lusso della sua mensa ma non Lazzaro, a pochi passi da sé. Solo dopo la morte “recupera la vista”: vede Lazzaro accanto ad Abramo e percepisce l'abisso che lui stesso ha scavato tra le parti.
Anche nel romanzo di Saramago, alla fine, tutti recuperano improvvisamente la vista. Ma non vedono la bellezza: contemplano soltanto lo spettacolo di morte causato dalla loro indifferenza. Un tenue barlume di speranza sembra brillare nella figura della moglie del medico, ma non basta a cancellare il pessimismo di fondo dell'autore. Ateo convinto, non poteva certo essere felice davanti alla prospettiva di chi non crede: che con la morte tutto finisca e si scompaia nel nulla.

III.

Per concludere.
Saramago scrive nel romanzo: «I ciechi non vanno dall'oculista». È vero: chi è cieco nel cuore, chi vive nell'indifferenza o nell'egoismo, non sente neppure il bisogno di guarire. Si abitua alla propria cecità morale e spirituale, al punto da non accorgersene più. E se la vita è ridotta a sopravvivenza, sporcizia e disperazione, a cosa servirebbe riacquistare la vista? Per vedere soltanto la bruttezza che ci circonda? Chi attende dalla vita solo la morte che cancella tutto, come potrà vivere nella speranza e come potrà darla ai propri figli?
Anch'io, a volte, mi sono chiesto con angoscia: se fossi nato da genitori senza fede, come avrei potuto conoscere il Signore? Come avrei incontrato Colui che ha dato senso e bellezza alla mia vita?

La parabola di oggi ci consegna una diagnosi, una prognosi e una terapia. La diagnosi: il mondo è cieco, chiuso nel suo egoismo, come il ricco epulone che non vede il povero accanto a sé. La prognosi: il mondo non è perduto, ma in cammino verso la speranza, come Lazzaro verso il seno di Abramo, cioè verso Dio. La terapia: ascoltare Mosè e i Profeti, cioè la Parola di Dio che apre gli occhi e illumina i cuori.

E allora tu, così spesso ferito dall'ansia, dalla solitudine e dalla paura del futuro, quale terapia scegli per la tua vita? Quella cupa dei maestri del pessimismo, che prospetta un destino dove tutto svanisce, o quella luminosa del Vangelo, che apre un cammino nelle braccia di Dio? La scelta è tua. E forse, è la più importante che farai.

_______

Ti invito a guardare il videomessaggio settimanale di 30 secondi (in italiano, portoghese, inglese, francese e spagnolo) ispirato al Vangelo della Domenica, che puoi trovare (generalmente verso il fine settimana) sul mio profilo Facebook , Instagram e TikTok, sul mio canale Youtube e sul mio canale Whatsapp. Il testo del commento al Vangelo lo puoi trovare anche sulla mia WebPage, oltre che su Qumran2 e su lachiesa.

Questo invito è aperto a tutti, ma in modo particolare ai fratelli sacerdoti: se desideri condividere un pensiero, un saluto, un commento, una parola di incoraggiamento o anche una critica costruttiva - per migliorare le mie riflessioni o semplicemente per avviare un dialogo fraterno e uno scambio di esperienze - sarò felice di leggerti. Puoi scrivermi a questo indirizzo: eziolorenzobono@hotmail.com

 

Ricerca avanzata  (58171 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: