TESTO Il tuo sguardo su di Lui, il Suo amore su di te!
don Lucio D'Abbraccio don lucio d'abbraccio
Esaltazione della Santa Croce (14/09/2025)
Vangelo: Gv 3,13-17

«13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Quante volte nella nostra vita ci siamo sentiti come il popolo d'Israele nel deserto? Non parlo di serpenti veri, ma di quel veleno che entra nel cuore quando le cose non vanno come vorremmo. È il veleno della mormorazione, della lamentela: “Sono stanco di questo lavoro... non ce la faccio più... perché capitano tutte a me?”. È un morso che non uccide il corpo subito, ma paralizza l'anima, spegne la speranza e ci fa camminare a testa bassa, concentrati solo sulle difficoltà.
Anche Israele è stremato, si lamenta con Dio e con Mosè. Allora Dio propone una cura sorprendente: un serpente di bronzo innalzato su un'asta. Chi lo guardava, guariva. In pratica, l'autore della prima lettura scrive che «quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita». Non è magia, è un invito alla fede: smettere di fissare la ferita e guardare al rimedio che Dio offre.
Gesù, nel Vangelo di oggi, ci dice la stessa cosa: «come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna». È come se ci dicesse: «Sei stato morso? Sei avvelenato da delusione, tristezza, solitudine? Smetti di fissare la tua ferita. Guarda me, innalzato sulla croce».
La croce: per il mondo segno di fallimento, per noi segno dell'amore più grande. È il paradosso che ci salva. Sant'Agostino lo esprime così: «Ciò che sembrava morte diventa fonte di vita». Pensiamo a un litigio con una persona cara: il veleno del rancore ti consuma. La logica del mondo dice: “Hai ragione, non perdonare”. La logica della croce, invece, invita ad alzare lo sguardo a Cristo che dice: «Padre, perdona loro» e lì trovi la forza di fare il primo passo. Oppure sei schiacciato da un fallimento, da un progetto andato male: la vergogna ti morde. Alza lo sguardo alla croce: lì vedi un Re apparentemente sconfitto che proprio da quel legno salva il mondo. Il tuo valore non dipende dai tuoi successi, ma dal fatto che sei amato da Lui, così come sei.
San Paolo, nella lettera ai Filippesi, ci rivela il segreto di questa potenza. Gesù «svuotò se stesso», si fece piccolo, «obbediente fino alla morte e a una morte di croce». Per questo Dio lo ha «esaltato». L'esaltazione della croce non è il trionfo della forza, ma dell'amore che si dona senza riserve. San Giovanni Crisostomo dice: «La croce è diventata la chiave del paradiso, ha dissolto l'inimicizia tra Dio e gli uomini». Quando ti senti “svuotato” dalla vita, quando hai dato tutto e ti sembra di non avere più niente, in quel preciso istante, se alzi lo sguardo alla croce, il tuo svuotamento si unisce al Suo e diventa fonte di vita.
Oggi, festa dell'Esaltazione della Santa Croce, non celebriamo uno strumento di tortura, ma l'abbraccio di Dio che raggiunge l'uomo nel suo punto più basso per portarlo nel più alto. Celebriamo la certezza che non esiste veleno che il Suo amore non possa guarire, non esiste oscurità che la Sua luce non possa illuminare.
E chi più di ogni altra creatura ha saputo stare sotto quella croce? Maria, la Madre Addolorata. Lei non è fuggita, è rimasta in piedi, con il cuore trafitto e gli occhi pieni di fede. Chiediamo a Lei di prenderci per mano, di insegnarci ad alzare lo sguardo, a non avere paura delle nostre croci quotidiane, ma a vederle come il luogo dove il nostro sguardo incontra quello di suo Figlio e il Suo amore si riversa su di noi.
Questa settimana proviamo a compiere un piccolo gesto d'amore che costa: perdonare, telefonare a chi è solo, offrire il nostro tempo a qualcuno. Affidiamo tutto a Maria perché ci aiuti a guardare la croce non come un peso sterile, ma come il segno dell'Amore che salva. Amen!