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TESTO Commento su Luca 9,18-22

Missionari della Via   Missionari della Via - Veritas in Caritate

Venerdì della XXV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (26/09/2025)

Vangelo: Lc 9,18-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,18-22

18Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». 19Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». 20Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». 21Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno.

22«Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

Dopo aver pregato in un luogo solitario, Gesù chiede ai discepoli: «chi sono io per voi?». È indicativo che Gesù ponga questa profonda domanda esistenziale dopo aver pregato. Ora, se la domanda che Gesù ci rivolge è intrisa di preghiera, anche la nostra risposta dovrebbe nascere dalla preghiera, preghiera che si fa sequela, preghiera che si fa vita. La risposta che siamo chiamati a dare non la troviamo sui libri ma nella relazione che abbiamo con Gesù. Il rischio che corriamo è quello di pensare di aver incontrato Gesù solo nel sapere e non nel camminare dietro di Lui. Non diciamo che non si debba studiare ma lo studio senza la sapienza della croce non illumina la nostra intelligenza. La nostra fede che ci fa dire «Cristo è il Signore» non ci preserva dalle difficoltà, dalle sofferenze, dal buio ma ci sostiene lungo il cammino della vita. Domandiamoci dunque: chi è Gesù per me? Cosa mi aspetto da Lui? Cosa faccio per Lui?

«”Il Figlio dell'uomo deve soffrire molto [...] essere messo a morte e risorgere il terzo giorno”. Si soffre molto solo quando si ama molto. L'amore è misteriosamente legato alla sofferenza, forse perché la sua contropartita è ancora più grande perché è la felicità, la gioia. Nessuno accetta di soffrire se non per amore. Ma quando uno ama può molto. E se uno ama Cristo allora può tutto. Sarebbe bello per noi imparare questa lezione» (don Luigi M. Epicoco).

 

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