TESTO Commento su Luca 8,4-15
Missionari della Via Missionari della Via - Veritas in Caritate
Sabato della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (20/09/2025)
Vangelo: Lc 8,4-15

4Poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: 5«Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. 6Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. 7Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
9I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. 10Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché
vedendo non vedano
e ascoltando non comprendano.
11Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. 12I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. 13Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. 14Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. 15Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza».
Con la parabola del seme e del seminatore (Lc 8, 515) Gesù ci offre un aiuto per scoprire a che punto siamo in fatto di accoglienza della Parola di Dio. Gesù parla di quattro tipi di terreno: la strada di coloro che vivono distrattamente; il terreno pietroso degli incostanti e superficiali; il terreno pieno di rovi di coloro che vivono tra preoccupazioni e piaceri della vita; e, infine, il terreno buono di coloro che ascoltano e praticano la Parola di Dio e portano frutto con la loro perseveranza. Leggendo è facile per noi definirci terreno buono (anche se sarebbe meglio che al limite lo dicano gli altri...) ma in realtà nel nostro cuore vi sono tutti i tipi di terreno di cui parla Gesù! A volte siamo distratti, a volte molto superficiali, a volte incostanti, altre volte siamo ingolfati tra preoccupazioni e piaceri della vita. Ecco, quando riconosciamo ciò stiamo diventando terreno buono quasi senza accorgercene; possiamo infatti rettificare e cooperare con Dio perché la sua Parola possa radicarsi sempre più in noi, “bonificando” la terra del cuore da tutto ciò che può soffocarla. Ci conceda il Signore di essere terreno buono senza dirlo ai quattro venti ma testimoniandolo con la carità operosa tipica di chi ha accolto il Signore nella propria vita, facendo della sua Parola vita vissuta al servizio degli altri.
«A proposito del dovere di accogliere la parola di Dio e di non lasciarne cadere nessuna nel vuoto, ascoltiamo l'esortazione che dava ai cristiani del suo tempo uno dei più grandi cultori della parola di Dio, lo scrittore Origene: “Voi che siete soliti prendere parte ai divini misteri, quando ricevete il corpo del Signore lo conservate con ogni cautela e ogni venerazione perché nemmeno una briciola cada a terra, perché nulla si perda del dono consacrato. Siete convinti, giustamente, che sia una colpa lasciarne cadere dei frammenti per trascuratezza. Se per conservare il suo corpo siete tanto cauti - ed è giusto che lo siate -, sappiate che trascurare la parola di Dio non è colpa minore che trascurare il suo corpo”» (card. Raniero Cantalamessa).