TESTO Commento su Luca 8,1-3
Missionari della Via Missionari della Via - Veritas in Caritate
Venerdì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (19/09/2025)
Vangelo: Lc 8,1-3

1In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici 2e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; 3Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.
Gesù che andava predicando per città e villaggi era seguito dagli apostoli e anche da alcune donne che evangelizzavano, girando per città e villaggi Una rivoluzione per allora ma in fondo anche per oggi. In un mondo ancora molto maschilista, in una Chiesa purtroppo ancora spesso maschilista, tutto ciò è difficile da comprendere e da accettare. Ci si dimentica che Giovanni Paolo I ha definito Dio Padre e Madre, ci si dimentica che la Chiesa è madre, che Maria è nostra madre, ci si dimentica che molte donne hanno ricondotto il primato della carità verso gli ultimi, che hanno riportato il messaggio di Cristo al centro quando gli “uomini di Chiesa” si sono “persi” tra cariche, incarichi e ruoli di potere, scadendo così in un forte clericalismo che papa Francesco ha fortemente denunciato. Non sto parlando di ministeri e di donne preti ma della necessità di sviluppare una sensibilità altra, necessaria nel portare Cristo nel mondo, capace di valorizzare la presenza delle donne, di ascoltarle, di attingere alla loro sapienza e alla ricchezza della loro prospettiva. Una spiritualità capace di coniugare il maschile e il femminile. D'altronde, non sono state forse le donne a portare il primo annuncio della Risurrezione di Cristo tra l'incredulità dei discepoli? Come mai il Risorto si è mostrato prima a loro e non agli apostoli? Forse perché molte di loro hanno seguito Gesù fin sotto la croce, a differenza di altri che sono fuggiti? Tanti possono essere i motivi ma di certo sono state loro le prime annunciatrici della Risurrezione di Cristo. È particolare che questo Vangelo parli di donne diversissime tra di loro: ex possedute, mogli di uomini potenti e tante altre che servivano Gesù con i loro beni. Ciò dice la bellezza della diversità, necessaria a mostrare i vari aspetti dell'amore di Cristo, perché ognuno e ognuna di noi è chiamato/a ad essere un raggio del suo amore. Che tristezza quando si diventa incapaci di scorgere questa bellezza. A volte ho persino sentito con dolore espressioni maschiliste e denigratrici verso donne consacrate, ritenute “le sacrestane dei sacerdoti”: che tristezza! Che pena ascoltare ciò anche da persone che hanno donato la vita al Signore e che, in teoria, dovrebbero comprendere un po' di più il grande dono della vita consacrata. Preghiamo oggi perché il Signore continui a mandare consacrate secondo il suo cuore, e che i consacrati e sacerdoti si spoglino sempre più dei segni del potere e indossino il potere dei segni, cioè che servano compiendo gesti che dicono l'amore del Signore.
«Questo fanno le madri: sanno superare ostacoli e conflitti, sanno infondere pace. Così riescono a trasformare le avversità in opportunità di rinascita e di crescita. Lo fanno perché sanno custodire, sanno tenere insieme i fili della vita”. Davvero appassionata è stata... nella Giornata mondiale della pace, la parola di papa Francesco sulle donne... Il Papa cita e attraversa lo “sguardo inclusivo” di Maria per andare a riflettere sulla capacità che hanno le madri di tessere fili di comunione al posto dei fili di ferro spinato di divisione. Il pensiero va certo alle donne bloccate coi loro bambini tra la Polonia e la Bielorussia o a quelle di Mytilene ghettizzate per mesi e mesi in aree di resistenze e rese... In occasione del suo viaggio in Grecia, il Papa è andato a trovarle e ad abbracciarle e deve essersi accorto, una volta ancora, di quanto sia importante proprio la loro resistenza e quell'inaudita speranza che le infiamma per la vita dei figli. Francesco sembra meravigliato quando dice a braccio che: “Le donne sono così, capaci di guardare con il cuore e di tenere insieme i sogni e la concretezza”. Una constatazione che fa pensare ancora alla Madre di Gesù che, all'angelo Gabriele che le parlava della grazia di una gravidanza, rispose: “Com'è possibile questo? Non conosco uomo”. Sapiente concretezza che non chiudeva, però, l'orizzonte alla bellezza di poter dare casa allo Straniero e mensa allo Scartato; di dare dignità a un Figlio di Dio privo di proprietà paterne! sulla terra, di dare alloggio al Sogno di un Salvatore che dal suo grembo sarebbe stato pane per le miserie e medicina per le ferite dell'umanità. In lei, in Maria, la dissolvenza di volti di milioni di donne che corrono in fretta a soccorrere la vita, che scelgono la sapienza della pace, l'artigianato della fraternità, rifiutando di armarsi di mitra e di divise da guerra. In lei, in Maria, l'anima e l'abito della Chiesa, lei madre della cattolicità perché unisce, non separa, lei icona di una caparbietà d'amore universale. Francesco parla come chi, onestamente, deve riconoscere la "potenza" delle donne. Colpisce il modo in cui egli ne tratta: con un ardore sincero ancorché velato di pudore, con una mitezza di stile e d'espressione, una castità di sguardo che mai farebbe della donna un suo possesso. Il Papa passa lievemente, direi con gentilezza, accanto alla grandezza del femminile in tutto ciò che essa esprime ancor oggi. A un certo punto si lancia in una veemente invettiva contro la violenza sulle donne che insanguina le case, le famiglie e, quindi, il Corpo in cui Dio si è incarnato: “Ferire una donna è oltraggiare Dio, che da una donna ha preso l'umanità”. Una denuncia che tocca, pertanto, anche la Chiesa, "Sposa" del Signore e carne della sua stessa carne. A cui sono dirette, particolarmente, le parole della sua omelia che vogliono spiegare come sia ineludibile la donna per il presente e il futuro della Chiesa e indispensabile il suo sguardo: “che non si fa prendere dallo sconforto, che non si paralizza davanti ai problemi, che è consapevole, senza illusioni e che proprio quando è nel dolore riesce ad andare al di là del dolore e dei problemi ed è capace di offrire una prospettiva più ampia, quella della cura, dell'amore che rigenera speranza» (Rosanna Virgili)