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TESTO Commento su Luca 7,31-35

Missionari della Via   Missionari della Via - Veritas in Caritate

Mercoledì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (17/09/2025)

Vangelo: Lc 7,31-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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31A chi dunque posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? 32È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:

“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,

abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.

33È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. 34È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”. 35Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».

Il Vangelo di oggi ci domanda a chi siamo simili. Siamo forse simili ai bambini di questo Vangelo? A dir la verità spesso sì! Il lamento ci accompagna dalle cose piccole a quelle grandi: a volte ci lamentiamo in estate quando fa troppo caldo e poi ci lamentiamo in inverno perché fa troppo freddo; ci lamentiamo con gli altri perché sono diversi da come li vorremmo; ci lamentiamo anche con noi stessi quando non riusciamo a fare bene le cose che abbiamo iniziato; e, infine, ci lamentiamo spesso con Dio quando non agisce secondo i nostri desideri e i nostri schemi. Chiediamoci cosa ci porta, come diceva papa Francesco, alla “dea lamentela”. Spesso, quello che più ci fa male non è la realtà in sé ma sono le aspettative, le attese che abbiamo sulle vicende della vita. Tante volte le cose non cambiano, e quando non cambiano siamo chiamati noi a cambiare: nell'approccio, nell'accoglienza, nell'offerta, consapevoli che vi è qualcosa di più anche quando le cose non vanno secondo le nostre attese. Chiediamo la grazia di aprirci all'azione dello Spirito, perché diventi sequela, cammino dietro a Gesù affinché Lui ci conduca al nostro vero bene!

«È proprio la classe dirigente quella che chiude le porte al modo col quale Dio vuole salvarci. E così si capiscono i dialoghi forti di Gesù con la classe dirigente del suo tempo: litigano, lo mettono alla prova, gli tendono trappole per vedere se cade, perché è la resistenza a essere salvati. Gesù dice loro: ‘Ma, io non vi capisco! Voi siete come quei bambini: vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto. Ma cosa volete?'; ‘Vogliamo fare la salvezza a modo nostro!'. È sempre questa chiusura al modo di Dio. (...) Anche noi, ognuno di noi ha questo dramma dentro. Ma ci farà bene domandarci: come voglio io essere salvato? A modo mio? Al modo di una spiritualità, che è buona, che mi fa bene, ma che è fissa, ha tutto chiaro e non c'è rischio? O al modo divino, cioè sulla strada di Gesù che sempre ci sorprende, che sempre ci apre le porte a quel mistero dell'Onnipotenza di Dio, che è la misericordia e il perdono?» (Papa Francesco, 3 ottobre 2014).

 

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