TESTO Commento su Luca 7,11-17
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Martedì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (16/09/2025)
Vangelo: Lc 7,11-17

11In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». 14Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». 15Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.
Il Vangelo di oggi ci parla della risurrezione di un ragazzo di parte di Gesù ma il cuore di questo racconto, al di là del miracolo, è la tenerezza e la compassione di Gesù verso la mamma di questo ragazzo che vive un così grande dolore. Il racconto ci parla di due cortei che provengono da direzioni opposte, due cortei completamente diversi: uno parla di vita e l'altro di morte. Della mamma che accompagna il suo unico figlio morto non si parla di lamenti, di lacrime, di grida, solo un silenzio carico di dolore, il dolore di una madre che vede morire il suo unico figlio. In quante case, in quante famiglie c'è questo dolore inspiegabile. Per lenire questo dolore non vi sono spiegazioni o frasi fatte; la prima risposta del Signore è provare dolore per il dolore della donna, condividendolo con lei. Questo ci insegna il Signore! Noi non possiamo risuscitare i morti ma di sicuro possiamo alleviare, consolare, farci vicini a coloro che soffrono piangono i loro morti. Come Gesù anche noi possiamo fermare il nostro cammino spesso egoistico, centrato su noi stessi, per accarezzare il dolore degli altri. Anche noi possiamo asciugare lacrime di dolore. Dunque, mi chiedo: “oggi, mi sono fermato per consolare chi soffre?”
«Gesù si avvicina a una persona che, forse, in cuor suo sta maledicendo Dio: “Perché a me? Cosa ho fatto?” Nessun segnale ci dice che quella donna fosse credente di altri. Quella donna non prega, ma Dio ascolta il suo gemito e si fa vicino. Si accosta alla bara, la tocca, parla: Ragazzo dico a te, alzati. E lo restituì alla madre, restituisce il ragazzo all'abbraccio, all'amore, alle relazioni d'amore nelle quali soltanto troviamo la vita. E tutti glorificavano Dio dicendo: è sorto un profeta grande! Gesù profetizza Dio, il Dio della compassione, che cammina per tutte le Nain del mondo, che si avvicina a chi piange, ne ascolta il gemito» (p. Ermes Ronchi).