TESTO Commento su Matteo 1,1-16.18-23 (forma breve: Matteo 1,18-23)
Missionari della Via Missionari della Via - Veritas in Caritate
Natività della Beata Vergine Maria (08/09/2025)
Vangelo: Mt 1,1-16.18-23 (forma breve: Mt 1,18-23)

Del Vangelo di oggi, in cui celebriamo la natività della Beata Vergine Maria, vogliamo mettere in risalto l'importanza del silenzio operante di Giuseppe. Non troviamo nessuna sua parola nei Vangeli; perciò il suo linguaggio silenzioso ci chiede di far silenzio per ascoltare ciò che egli non ha detto ma che ha vissuto. Il Vangelo ci mostra Giuseppe silenzioso, riflessivo, che cerca la soluzione migliore a qualcosa di più grande di lui. Il silenzio di Giuseppe non è vuoto, non è assenza di pensiero o semplice mutismo ma, al contrario, è un silenzio denso, un silenzio preceduto e accompagnato dalla preghiera. Una preghiera che non è ridotta ad una serie di parole ma è un cercare di ascoltare la voce del Signore, perché la vera preghiera è ascoltare Dio che parla. Dio parla davvero misteriosamente nel silenzio. Non lo si può ascoltare nel frastuono della vita, nel rumore assordante dei nostri giorni ma solo nel raccoglimento e nella vita interiore. Per noi che viviamo sotto un'autentica alluvione di parole, incapaci di fare silenzio per ascoltare l'altro, figuriamoci se sappiamo stare in silenzio per ascoltare la voce di Dio. Vi sono parole inutili in tutte quelle famiglie dove non si spegne mai la TV, neanche durante i pasti, che dovrebbero essere un momento di condivisione e di ascolto dei componenti della famiglia. Vi sono parole inutili nei dialoghi tra amici; vi sono parole inutili in tanti dibattiti e, a volte, per non dire troppo spesso, vi sono parole armate, capaci anche di uccidere! “L'attività interiore” di Giuseppe è l'esempio lampante del fatto che l'uomo ha una vita soprannaturale e che questa richiede quel silenzio necessario per ascoltare la voce di Dio e dire sì al suo volere. Da oggi prendiamo dunque il santo proposito di custodire durante la giornata dei momenti di silenzio, perché nella nostra vita parli Dio e non il nostro io. Chiediamo anche la grazia di evitare le troppe parole inutili. Impariamo anche a chiedere perdono per le nostre parole vane, a volte anche pungenti, a volte anche maldicenti, capaci di distruggere e non di edificare. «Molti che non hanno niente da dire, parlano, e sotto il frastuono dell'eloquio e la turbolenza delle vite nascondono il niente delle idee e dei sentimenti» (H. Hello).
«Giuseppe ha compiuto un lungo e faticoso itinerario di spogliamento interiore per giungere a quella mitezza e povertà che gli consentono di accogliere Maria e il bambino e di accedere così alla sua paternità. Questo gesto, Giuseppe lo dovrà custodire nel silenzio: il silenzio sarà il guscio protettivo con cui Giuseppe potrà rinnovare la sua scelta giorno dopo giorno. E così, Giuseppe, uomo del sogno e della cura, diviene anche uomo del silenzio e di profondità. Uomo che non teme di scomparire, di non imporsi, di non apparire, perché sa, come direbbe Agostino che in interiore homine habitat veritas» (Luciano Manicardi).
«Tacere non è lo stesso che essere muti, così come la parola non equivale alla loquacità. Il mutismo non procura la solitudine, né l'essere loquaci la comunione... Il silenzio è l'eccesso, l'ebbrezza, il sacrificio della parola» (Dietrich Bonhoeffer, “Vita comune”).