TESTO Scegliere davvero Gesù
padre Gian Franco Scarpitta Chiesa Madonna della Salute Massa Lubrense
padre Gian Franco Scarpitta è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!
XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (07/09/2025)
Vangelo: Lc 14,25-33

In quel tempo, 25una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Chi crede in determinati valori non può fare a meno di viverli intensamente e viverli comporta sempre incarnarli, farsene una ragione di sussistenza e difenderli anche esponendo se stesso. Se si sono adottati certi principi, essi non sono più tali quando li si rinnega al presenziare di contrarietà e difficoltà oppure li si mette da parte per ragioni di comodo o per evitare scontri e inimicizie. Un valore è qualcosa in cui credere e per ciò stesso per cui lottare; un principio è una ragione concettuale che fonda un'azione o un comportamento e che determina la scelta di uno stato di vita, nel bene e nel male. E così, anche al di fuori della religione, si sono avute lodevoli testimonianze di affermato eroismo da parte di persone come Salvo D'Acquisto, Falcone, Borsellino e tanti altri che hanno dato la propria vita per i loro valori attinenti alla democrazia e alla libertà dei cittadini. Così pure Socrate e altri personaggi del passato hanno provato di credere davvero in ciò che credevano lottando non senza sacrificio per la verità e per la collettività.
Quando si abbraccia una posizione o un partito lo si incarna fino in fondo e quando davvero si crede in un valore si è disposti a morire pur renderlo fruttuoso ed esternarlo a tutti. Ho fatto personalmente esperienza, del resto, che appartenere a un partito politico o a un movimento di ispirazione laicista comporti dover sottostare a un dogmatismo a volte fanatico ed esagerato: seppure si abbiano le proprie idee individuali, si finisce sempre con assumere la posizione del Movimento o del partito di cui si fa parte. Nei paesi di regime totalitario l'immagine del Presidente è sacra quasi quanto quella del crocifisso nei nostri ambienti.
Considerando queste riflessioni, non dovrebbe stupire quindi se Gesù chiede fermezza, categoricità e determinazione nella scelta che dobbiamo fare di lui. Se al di fuori del contesto strettamente cristiano ci si radica notevolmente su determinati principi, ideologie o concezioni collettive, non è fuori luogo che anche Gesù presenti le condizioni specifiche per essere suoi seguaci. Che sono quelle della coerenza, della linearità e della radicalità. Non è possibile scegliere di Gesù solamente quello che è causa di soddisfazione e di piacere; non soltanto quello che ci esalta o che ci promette benefici immediati o futuri: il Cristo va scelto con radicalità e convinzione e nulla si può anteporre a lui; perfino i nostri affetti, le nostre preferenze personali, le nostre convinzioni specifiche, seppure legittime, valevoli e sacrosante, non possono non passare in second'ordine rispetto a Gesù. Il primato spetta solo a Dio Padre, che si è rivelato in Cristo suo Figlio. Lo ripetiamo, se questo è vincolante nel dogmatismo proprio di altre culture, è giusto che lo sia anche riguardo al Figlio di Dio fatto Uomo, al suo Vangelo e al suo messaggio di salvezza. E' normalissimo e conforme quindi che egli affermi “Chi non è con me è contro di me e chi non raccoglie con me, disperde”(Mt 12, 30). Se la nostra difesa è in Dio e la nostra sicurezza è Gesù, non dovremmo ancorarci su altre sicurezze materiali e voler scegliere Gesù ferma restando, ad esempio la garanzia del potere, del successo e del guadagno personale è semplicemente inutile e illusorio. Nonché contraddittorio. Ecco perché lo stesso Gesù non si entusiasma più di tanto che le folle lo seguano e si raccolgano attorno a lui: certamente si compiace che la sua Parola trovi accoglienza nelle turbe, si mostra contento di coloro che si decidano radicalmente per lui e promette vantaggi e benedizioni a quanti si dispongano a seguirlo, tuttavia non è un proselitista, atto cioè a fare discepoli ad ogni costo: talora risponde “Venite e vedete” a chi gli chiede “Signore, mostraci dove abiti”(Gv 1, 38 - 39), altre volte però, a chi gli annuncia di volerlo seguire dovunque lui vada, risponde: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo il loro nodo, ma il Figlio dell'Uomo non ha dove posare il capo."(Mt 8, 20) e così replicando insegna che chiunque si disponga a un programma di sequela del Cristo è destinato a compromettere la propria vita sotto tutti gli aspetti, anche quello geografico. Chi segue Gesù deve escludere una terra tutta sua, ma fare del vasto mondo la propria parrocchia (Congar). Gesù del resto non è un'ideologia o una chimera destinata a passare dopo aver fatto rumore. E' un evento, il luogo della massima rivelazione della verità e della piena rivelazione della nostra salvezza e non deve meravigliare che chieda speciali condizioni per porsi alla sua sequela. Meglio non proclamarci cristiani piuttosto che conclamarci tali senza distinguerci da tutti gli altri nella nostra condotta; meglio non porsi alla sequela di Gesù se poi all'atto pratico si seguiranno altri espedienti di vita che spesso si indentificano con il Maligno.
Ecco perché lo stesso Gesù intrattiene con una parabola che fa seguito al suo insegnamento: come colui che si immette in un progetto di edificazione di una torre si siede a calcolare se effettivamente sarà in grado di affrontare la spesa; come quando un re deve valutare se il suo esercito di diecimila uomini può affrontare quello nemico che ne conta ventimila. Occorre soppesare se la scelta cade davvero su Gesù o sulle ricchezze, oppure sulle garanzie materiali o ancora sui nostri profitti. In questi ultimi casi è meglio non immetterci in questa deliberazione che vuole invece fedeltà e radicalità permanente.
La Prima Lettura dal libro della Sapienza ci richiama a tal proposito alla prerogativa dell'umiltà, che non è fuori luogo. Le vie di Dio sono imperscrutabili e misteriose per l'uomo e i sentieri umani si discostano notevolmente dai piani divini e l'uomo non può comprendere le cose del Cielo se non nella misura in cui Dio stesso glielo permette. Occorre quindi dedicarsi a Dio con fiducia, senza tentennamenti e senza opporre la resistenza del nostro pensiero ostinato in senso opposto. Soprattutto nulla anteporre al Signore, tantomeno le nostre comodità o le nostre preferenze effimere che comporterebbero un ostacolo alla nostra stessa appartenenza al Signore che invece è unico e lo stesso, ieri oggi e sempre.