TESTO Una prostituta e il perfetto commento
don Angelo Casati Sulla soglia
II domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore (Anno C) (07/09/2025)
Vangelo: Mt 21,28-32

28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
Parole di una dolcezza incantevole e insieme parole di una severità da intimorire. All'inizio: "CosÌ dice il Signore Dio: "Voglio cantare per il mio diletto il mio cantico d'amore per la sua vigna. Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle..." ". Ma poi nel proseguo: "La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia...". Tra innamoramento e delusione. E non sono parole esagerate quelle dell'innamoramento per la vigna, o forse sì, perché Dio di natura è un esagerato, come sembra dire la parola 'fuori argini'.
Un brivido mi prende al pensiero che, per lui, vigna è il suo popolo. L'umanità è la sua vigna. Noi, tu, vigna, da innamorarsene. Non so se a tutti voi è capitato per grazia di incantarvi a una vigna, alla sua bellezza. A me, se pur nato in città, è capitato: nel mio girovagare come prete ebbi anche la fortuna di avere una casa parrocchiale con un orto, e una vite giorno e notte ad abbracciare muri di casa e di orto. L'incanto certo per la vendemmia; ma lasciatemi dire - fa parte della mia stranezza - l'incanto mozza fiato, quasi una seduzione, quando i rami neri, dati per morti, si intenerivano e gemmavano al primo caldo. E fragilità e tenerezza insieme. Come per noi... E l'aria a farla fiorire. Dio l'aria - e chi la vede l'aria? - che ci fa fiorire nella nostra fragilità e nella nostra tenerezza. Non sporcate l'aria: intristiscono e muoiono anche le viti, voi mi capite. Terribili, velenosi, devastanti i miasmi, che ammorbano vicino e lontano l'aria: l'arroganza, la spietatezza, la disumanità, la follia del dominio, il prevalere dell'interesse, del successo, la verità accecata, a pericolo di dittatura di coscienze e di pensiero.
L'esito è da intimorire. Ecco che cosa accade quando l'aria non respira più parole alte, ma parole velenose: la delusione. Del vignaiolo, innamorato della sua vigna, è scritto: "Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi". Tra le macerie, abbattuta, spezzata, rinsecchita, un vuoto di linfa, la mia vigna. E io che avevo vocazione di farla fiorire, di darle opportunità di portare frutto! Ebbene, proprio sulla domanda: "Che cosa si aspetta Dio da noi?" nel poema della vigna sgusciano a sorpresa parole che sembrano rovesciare tanti nostri pensieri su Dio. Noi ci aspetteremmo che Dio, in risposta a tutto il suo fare per la vigna, attendesse - quasi un ritorno d'amore - che la vigna facesse qualcosa per lui. Ed ecco la sorpresa: Dio attende qualcosa per altri.
Ve lo vorrei dire con le parole di un grande biblista Luis Alonso Sch-kel, che ci fa scoprire il paradosso del poema. Scrive: "Che cosa si aspetta il lettore? Che alle fatiche del vignaiolo per la vigna corrispondano i favori di essa per lui: amore con amor si paga. Che cosa dice il Dio del poema? Che in compenso alle sue fatiche egli desiderava che essa praticasse la giustizia. Acuendo il paradosso, per renderlo più chiaro: l'amante non desidera di essere amato ma che venga amato un altro, il prossimo. In termini teologici: Dio con le sue fatiche d'amore desidera che l'israelita rispetti e ami il prossimo. Questo è il meraviglioso paradosso. Questo dice il testo". E' come accadesse un disincanto, e qui ci venisse detto: "Non riempitevi la bocca di dichiarazioni di amore per Dio; basta parole; prova sono i fatti, i frutti, i gesti: giustizia e rettitudine. Non gonfiatevi di parole, costano poco. Il vero discrimine è tra apparenza e fatti. Trovo assonanze nel brano di Matteo. Dove vengono contrapposti da Gesù quelli del "Sì, o Signore" e poi nel campo non ci vanno e quelli che, sul momento sembrano a parole defilarsi, poi ci vanno. Sotto giudizio, sotto attacco, è l'ipocrisia.
La piccola parabola ha un affaccio: è raccontata nel tempio dove il giorno prima il rabbi di Nazaret, buttando all'aria bancarelle e cacciando venditori tra osanna di ragazzi visionari, aveva In verità indignato, sino ad esasperarli, capi di sacerdoti e farisei. Passa la notte dai suoi amici a Betania, il mattino ci vuole ritornare. E' sulla strada, il tempo di accorgersi di un fico, ha fame: zero fichi; e lui a digli che sia spogliazione in eterno. Io non so se fosse anche per dire che tutto quel fogliame, apparenza senza frutti, gli era parso come immagine dell'ipocrisia. E chissà se l'immagine del fico gli era ancora negli occhi quando, messo sotto accusa nel tempio, smascherava senza arrendersi l'ipocrisia dei capi, quel loro atteggiarsi a eccellenze della religione, a maestri di perfezione; e lui a mettere sotto accusa la durezza di un cuore, insensibile a sentimenti di umanità, aggiungendo senza ombra di esitazione: "In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio". Metteva a confronto l'immobilità con passi di cambiamento, il gelo e un intenerirsi, se pur minimo, di pubblicani e prostitute.
Chissà se negli occhi aveva ancora la prostituta nella casa di Simone il Fariseo. La mia omelia non può finire se non con questa ingualcibile pagina, il perfetto commento al brano di oggi: "E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco". Poi disse a lei: "I tuoi peccati sono perdonati" (Lc 7,44-49).
Non so che nome avesse quella donna. Oggi le do il nome di vigna.