TESTO Commento su Matteo 23,13-22
Missionari della Via Missionari della Via - Veritas in Caritate
Lunedì della XXI settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (25/08/2025)
Vangelo: Mt 23,13-22

«13Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. 14[..]
15Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi.
16Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. 17Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? 18E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. 19Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? 20Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; 21e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. 22E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».
Il Vangelo di oggi è un “sano collirio” che può aiutarci a vedere atteggiamenti sbagliati che possono albergare nel nostro cuore. Sono parole rivolte a noi credenti di oggi, specialmente ai pastori e a tutti coloro che hanno incarichi di responsabilità. Lo sfondo è il duro rimprovero contro l'ipocrisia, che è il mostrarsi ciò che non si è (e che non si vuol essere). Gesù usa il genere letterario della minaccia (guai): non è una condanna senza appello ma mira a suscitare il ravvedimento (un po' come quando la mamma dice: guai a te se fai questa cosa...). Il primo “guai” è rivolto all'atteggiamento di chi vive una fede (ipocrita) ridotta a precetti asfissianti, che sottolinea più quel che non si deve fare piuttosto che la bellezza del seguire il Signore, che la rende così gravosa da scoraggiare e impedire agli altri di credere in Gesù. Il secondo “guai” è rivolto a quell'atteggiamento ipocrita che diventa zelo fanatico. Anziché zelo per il Signore che si traduce in amore fervente per il prossimo, questo zelo degenera in sete di potere, fame di numeri, di seguaci, l'essere più visibile, l'avere in mano il controllo di tutto. Il rischio è quello di non fare discepoli di Gesù ma personale servitù! Quindi Gesù rimprovera le guide cieche, ripetendo quest'aggettivo per ben tre volte. Conseguenza dell'ipocrisia è la cecità, perché all'ipocrita non interessa la realtà ma la propria immagine, non la verità ma il proprio tornaconto. La guida ipocrita ha a cuore il proprio interesse (l'oro del Tempio) non Dio (significato nel Tempio); non gli interessa tanto la relazione autentica con Dio (simboleggiato nell'altare) ma l'offerta che c'è sull'altare. Essendo preso da se stesso, legge tutto in funzione di se stesso, e non riesce a vedere la realtà per com'è. Se una cosa non rientra nei suoi interessi o scomoda i suoi piani, per quanto bella e buona sia, è pronto a rinnegarla, a metterla fuori gioco, a costo di manipolare la verità. L'egoismo rende ciechi: ciechi su Dio, sulle relazioni, sugli altri, sulla reale bontà delle cose. Mediante l'ipocrisia dei gesti e delle parole si cercano di coprire le vere intenzioni ma prima o poi i nodi vengono al pettine e la verità viene a galla. È solo questione di tempo. Gesù con passione ci consegna queste parole perché ci ama troppo per vederci sprecare la nostra vita, non vivendo da persone ma da maschere. Perciò, lasciamo che queste parole ci scuotano, ci setaccino il cuore; poniamoci in umiltà di fronte al Signore, e chiediamogli la grazia di un cuore retto, sincero e mai ipocrita!
«Gesù non si scaglia mai contro la debolezza dei piccoli, ma contro l'ipocrisia dei pii e dei potenti, quelli che redigono leggi sempre più severe per gli altri, mentre loro non le toccano neppure con un dito. Anzi, più sono inflessibili e rigidi con gli altri, più si sentono fedeli e giusti: “Diffida dell'uomo rigido, è un traditore” (W. Shakespeare). Gesù non rimprovera la fatica di chi non riesce a vivere in pienezza il sogno evangelico, ma l'ipocrisia di chi neppure si avvia verso l'ideale, di chi neppure comincia un cammino, e tuttavia vuole apparire giusto. Non siamo al mondo per essere immacolati, ma per essere incamminati; non per essere perfetti ma per iniziare percorsi» (p. Ermes Ronchi).