TESTO Fuoco, non acqua. Divisione, non pace. Sale, non miele
XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (17/08/2025)
Vangelo: Lc 12,49-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
Fuoco, non acqua. Divisione, non pace. Sale, non miele. Un cristianesimo mieloso, un buonismo disincarnato, non appartiene al Vangelo. Un cristianesimo che accontenti sempre tutti, che per quieto vivere non alzi mai né lo sguardo né la voce, tantomeno le coscienze, non appartiene al Vangelo. Un cristianesimo ridotto ad un'ora di religione, ad un'ora di catechismo, ad un prodotto da scartare a Natale, o quando mi fa comodo; un cristianesimo più sopportato, che desiderato, non appartiene al Vangelo.
Ascolto parole di fuoco e di spada uscire dalla bocca mite del Maestro delle Beatitudini: non sono venuto a portare pace, ma divisione. Mi impressiona questo, lo ritenevo un ecumenico, un cattolico, un abbraccio universale: lo è, il Signore è infinitamente più ecumenico, più cattolico, più universale e rappacificante di tutti noi, ma non come lo vorremmo noi, eliminando le identità. La sua universalità, la sua cattolicità, la sua pace, non sono in-differenza, tutt'altro: sono la differenza. E rivedo una prima comunità cristiana che si è trovata a scegliere: se rimanere aggrappata all'interno dell'ebraismo, unita alla famiglia sociale generativa, oppure tagliare il cordone ombelicale e nascere, per uscire verso l'ignoto mondo pagano. Divisione, nascita. Divisione, decisione. È il dramma del nostro tempo: deleghiamo, non abbiamo più il coraggio delle scelte; decidere diventa fonte di ansia e di stress, giudicati e additati per le scelte che facciamo; decidere è togliere infinite altre opportunità all'orizzonte. Quanti bambini, quanti giovani, quanti adulti rimangono impietriti, anche per una vita intera, davanti ad una scelta.
Scegliere è fondamentale per tutti noi. Certamente è togliere tanto dalle nostre vite; tuttavia, è necessario per vivere nel mondo come adulti. È formare la nostra struttura, l'anima. Davanti a questo mondo, davanti a questa vita, davanti a queste parole, davanti a questi sentimenti forti: chi decido di essere? Decidere, ha a che fare sempre con l'Amore, amare è una decisione. Lui oggi ci invita a decidere, ad amare, anche quando costa fatica. Quando ho deciso di accogliere la vita come una sua chiamata, una divisione forte è sorta in seno alla nostra famiglia, anni di silenzio e di lacrime, sofferenza e distacco. Eppure, quella divisione ci ha rigenerati tutti quanti, sia nella chiamata personale, che nell'essere genitori, ci ha restituiti in modo nuovo; quella divisione è stata come tagliare un cordone ombelicale; ed è vitale, altrimenti non viviamo.
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!»: un fuoco, non un pugno di cenere di un tempo che fu. Fuoco di passione. Fuoco di Speranza. Fuoco acceso, che orienta nel buio della notte. Fuoco dello Spirito: quando lo sento, quando lo percepisco questo fuoco? Quando sono innamorato, quando ho sete e desiderio d'amore, in tutte le sue dimensioni: l'amore appassionato che ci fa essere chi siamo chiamati a essere. È il fuoco che sento quando sono indignato, quando ho sete profonda di giustizia. Sì, dovremmo riconciliarci con questo fuoco di indignazione: non siamo cristiani per quieto vivere, ma per una passione; per essere scomodi e di intralcio al sentire comune. Geremia e tutti i profeti lo sono stati: una massa critica, un punto di svolta per un cambiamento significativo e irreversibile del mondo. È il fuoco che sento quando sono in ricerca, quando ho sete di verità. Senza fuoco si è tiepidi, cristiani tiepidini: che cosa faremo?
Costa tanto seguirlo, è a caro prezzo: «Grazia a caro prezzo è il Vangelo, che si deve sempre di nuovo cercare, il dono per cui si deve sempre di nuovo pregare, la porta a cui si deve sempre di nuovo bussare. È a caro prezzo, perché chiama alla sequela; è grazia, perché chiama alla sequela di Gesù Cristo; è a caro prezzo, perché costa all'uomo il prezzo della vita; è grazia, perché proprio in tal modo gli dona la vita; è a caro prezzo, perché condanna il peccato, è grazia, perché giustifica il peccatore. La grazia è a caro prezzo soprattutto perché è costata cara a Dio, perché gli è costata la vita di suo Figlio» (D. Bonhoeffer). No, non è il quieto vivere che è venuto a portare, ma una passione e una rovina forte alla nostra mediocrità. No, non ci garantisce una vita tranquilla, ma una vita appassionata, questa sì. Un fuoco di passione.