TESTO La vita cristiana è una lotta
XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (17/08/2025)
Vangelo: Lc 12,49-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
Perseguitati a causa della giustizia del Regno di Dio
La parola di Dio di questa domenica ci fa riflettere su una verità che riguarda la vita coerente di ogni cristiano, conforme l'insegnamento delle beatitudini secondo la versione di Matteo. Con i sacramenti dell'iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima ed Eucaristia) scegliamo di assumere lo stile di vita dell'umiltà (essere poveri in spirito) e ci prepariamo ad affrontare la vita cristiana come una lotta, perché saremo sempre «perseguitati a causa della giustizia del Regno di Dio» (cfr. Mt 5,10).
La persecuzione a causa della giustizia del Regno di Dio si scatena dentro di noi quando lottiamo per dominare i nostri istinti, sentimenti e pensieri egoistici, che ci inducono a peccare e ci rendono schiavi dei nostri vizi.
Si scatena fuori di noi quando le stesse forze dell'egoismo umano minacciano e ostacolano qualsiasi nostro impegno di promuovere relazioni umane in nome della gratuità dell'amore divino, essendo prevalentemente misericordiosi e accoglienti con tutti, rispettando gli altri con la sincerità e la purezza del nostro cuore, rispettando la biodiversità naturale con un'ecologia integrale, promuovendo la pace con il coraggio di denunciare le ingiustizie e metterci dalla parte dei più poveri e sofferenti.
La nostra lotta interiore per vincere le tentazioni a peccare, in stato permanente di conversione.
► La Parola di Dio, attraverso l'autore della lettera agli Ebrei, ci invita a non perderci d'animo nella dura lotta quotidiana per vincere le tentazioni, superare i nostri vizi e vivere in uno stato permanente di conversione: «Non stancatevi e non pertetevi d'animo» (Eb 12,3b). Ma non è facile: «Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato» (Eb 12,4).
► In questa lotta contro il peccato vigiliamo e assumiamo un atteggiamento costante di conversione quando lasciamo agire in noi la forza essenziale dello Spirito Santo!
Vogliamo avere il coraggio di fermarci per contemplare due testimonianze significative:
quella di Gesù, che ha saputo affrontare la croce e quella della moltitudine di testimoni di fede che ci hanno preceduto o che vivono in mezzo a noi.
- Contemplare l'offerta di Gesù davanti ad un crocifisso o davanti al tabernacolo è un'esperienza di preghiera che riaccende in noi la fiamma della speranza: «Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo» (Eb 12,3).
- Aiuta molto la testimonianaza della moltitudine di santi, testimoni di fede. Sono i nostri antenati, i patriarchi, i personaggi biblici, tra i quali, oggi spicca la testinomianza del profeta Geremia, sono i santi della storia della Chiesa. Sono anche i “santi della porta accanto”, soprattutto i poveri e sofferenti che vivono intensamente in Cristo e ci evangelizzano. Lo abbiamo ascoltato e ne facciamo tesoro: «Fratelli, anche noi, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12,1-2a).
Siamo poveri e inconstanti, ma confidiamo nell'aiuto del Signore. Con la forza del suo Santo Spirito ci sentiamo in uno stato permanente di conversione. Con le parole del salmista diciamo: «Ma io sono povero e bisognoso: di me ha cura il Signore. Tu sei mio aiuto e mio liberatore: mio Dio, non tardare» (Sal 39,18).
La nostra lotta di fronte alle persecuzioni provenienti dal di fuori, a partire dall'ambito familiare
Tutti i cristiani veramente impegnati a vivere coerentemente i sacramenti dell'iniziazione cristiana si ritrovano a “remare controcorrente” nella realtà storica e culturale in cui vivono, e sentono sulla propria pelle la sofferenza di essere perseguitati.
Nella nostra società che esalta l'individualismo e l'illusoria libertà assoluta di ciascuno, si parte dal proprio ambito familiare per constatare conflitti e difficiltà di relazione dovuti alla scelta di essere perseveranti nella preghiera quotidiana di incontro con la Parola di Dio, nell'esserci ogni domenica a celebrare, in assemblea liturgica, il giorno de Signore, nutrendoci alla mensa della liturgia della Parola e dell'Eucaristia. É difficile incontrare famiglie in cui tutti i membri si ritrovano insieme per pregare ogni giorno e per frequentare assiduamente la vita ecclesiale nell'attività liturgica, biblico-catechetica e missionaria-caritativa. La tendenza è che ogni membro della famiglia faccia ciò che vuole e come vuole, anche nell'esprimere la sua esperienza di fede. C'è scarsa condivisione. A volte la mancanza di condivisione della propria esperienza di fede genera conflitti, perché alcuni membri della famiglia criticano coloro che si sforzano di vivere un cristianesimo coerente con il Vangelo.
Cristo risuscitato ci ha avvertiti: «Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera» (Lc 12,51-53).
Nella nostra società che esalta il potere del denaro e del sapere tecnico e scientifico, diventa scomodo sentir parlare di ingiustizie sociali, di conversione ecologica, di misericordia con chi ha sbagliato, di accoglienza del diverso, di amore ai nemici, di perdono, di pace. La morte di Gesù fu determinata da interessi politici e religiosi. Gesù fu perseguito dalle autorità religiose del suo tempo, per i suoi gesti in favore dei peccatori, dei poveri, degli ammalati, degli impuri. Il profeta Geremia fu perseguito a causa della sua attività profetica, poiché le sue parole di verità scomodavano le autorità politiche e religiose del suo tempo.
Geremia scampò dalla morte. Gesù fu crocifisso!
La nostra speranza non delude perché tutte le sofferenze sofferte nel nome della Santissima Trinità contribuiscono a redimere quell'umanità ancora perduta nella disperazione delle varie forme di dipendenza e tormentata dalle guerre e dalle ingiustizie che devastano la dignità delle persone, tutte figlie amate di Dio. E questa certezza si basa sulla verità che Gesù affrontò la morte di croce sapendo della «gioia che gli era posta dinanzi». Egli, «disprezzando il disonore» di quel supplizio scandaloso per i giudei e pazzesco per i greci (1Cor 1,23), ora «siede [vittorioso] alla destra del trono di Dio» (Eb 12,2b).
Per questo, anche nella prova di tante persecuzioni sofferte nel nome di Cristo, possiamo dire sempre con certezza: «Ho sperato, ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido. Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose, dal fango della palude; ha stabilito i miei piedi sulla roccia, ha reso sicuri i miei passi. Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo, una lode al nostro Dio. Molti vedranno e avranno timore e confideranno nel Signore» (Sal 39,2-4).
E con San Paolo apostolo il nostro canto di lode nella prova sarà questo: «Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo considerati come pecore da macello. Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Noi siamo infatti persuasi che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 8,35-39).