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TESTO IL FUOCO DI PROMETEO

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XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (17/08/2025)

Vangelo: Lc 12,49-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,49-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

I.


Conoscete il mito di Prometeo, il titano della mitologia greca che rubò il fuoco agli dèi per donarlo agli uomini? Egli si colloca all'origine stessa del mito della creazione dell'uomo, poiché, secondo il racconto, Zeus lo incaricò di forgiare l'uomo modellandolo dal fango e di animarlo con il fuoco. In seguito, Zeus punì Prometeo per averlo sfidato e per aver sottratto il fuoco, donandolo all'umanità. Così Prometeo divenne simbolo di ribellione contro le autorità e ogni forma di imposizione.

C'è chi ha voluto vedere un paragone tra la figura di Prometeo, amico degli uomini, e quella di Gesù.

II.


Nel Vangelo di questa domenica, infatti, Gesù dice di essere venuto per portare il fuoco nel mondo. Non è stato certo un uomo “da divano” o “da pantofole”; al contrario, ha sconvolto l'ordine prestabilito e si è opposto a molti precetti della tradizione, non osservando il riposo del sabato e certi rituali, come ad esempio quello delle abluzioni. Anche i cristiani, presto, impararono dal loro Maestro a essere ribelli e a sfidare le autorità: non obbedirono ai capi religiosi ebrei, che proibivano loro di parlare in nome di Gesù, né ai capi civili romani, che pretendevano il culto agli imperatori divinizzati. Quando arrivano i cristiani, irrompe il fuoco, arriva la novità, e tutto viene stravolto. Così accadde a Roma, dove contribuirono alla caduta dei miti greco-romani, del politeismo e dello stesso impero.
Coloro che vogliono rappresentare il cristianesimo come sottomissione e silenzio, e raffigurano Gesù con tratti sdolcinati, come fosse un ingenuo, dovrebbero strappare dal Vangelo la pagina che abbiamo letto oggi: “Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre”. I primi cristiani erano ebrei convertiti, e dunque rompevano con le tradizioni ebraiche, venendo ripudiati e condannati dalle proprie famiglie. Lo stesso accadeva ai convertiti dalla religione romana al cristianesimo.

Ricordo che, quando andai in Mozambico, la maggior parte dei giovani che a migliaia si avvicinavano alla nostra chiesa e al nostro Centro Giovanile non erano figli di cristiani, ma di seguaci della Religione Tradizionale Africana (RTA). Spesso entravano in contrasto con i familiari quando, diventati cristiani, non volevano più partecipare ai riti tradizionali né offrire libagioni agli antenati. Questo causava conflitti familiari e i giovani convertiti erano osteggiati, soprattutto dai più anziani. Se poi in famiglia accadeva qualche disgrazia - malattia, incidente, morte - la colpa veniva addossata ai parenti cristiani: il loro rifiuto di onorare gli antenati, si diceva, aveva scatenato la loro ira. Lo stesso accade oggi a quei musulmani che si convertono al cristianesimo: vengono osteggiati, puniti e talvolta uccisi dai loro stessi familiari.
Ancora oggi, in tante parti del mondo, i cristiani sono combattuti, oppressi, uccisi: nel nostro tempo ci sono molti più martiri della fede che ai tempi delle prime persecuzioni. I cristiani danno fastidio perché ciò in cui credono è in contrasto con ciò in cui crede il mondo; per questo bisogna zittirli o eliminarli. Non si sottomettono a nessuno e non temono la morte.


III.
In conclusione.

Da sempre il mondo, invece di seguire Prometeo, preferisce seguire “Bacco” e “Venere” (insieme al “Tabacco”). Essere cristiani significa andare controcorrente, essere ribelli, essere liberi: padroni di niente, schiavi di nessuno. Noi cristiani siamo chiamati da Gesù a incendiare il mondo, a far innamorare del fuoco vivo della sua passione gli uomini distratti del nostro tempo, vigilando perché questo fuoco non si spenga mai.
Nel racconto mitologico greco-romano della creazione, quando gli dèi distribuirono i doni agli esseri viventi, si dimenticarono degli uomini. Allora Prometeo rimediò rubando uno scrigno dalla casa di Atena, che conteneva l'intelligenza e la memoria, e li donò alla specie umana. Probabilmente, aggiungo io, quando Prometeo distribuì questi doni molti uomini erano... in bagno. Prometeo portò anche il dono del fuoco, ma, vedendo quanti uomini “spenti” ci sono nel mondo, probabilmente la fila al bagno era infinita.
Certo, la storia di Prometeo è una leggenda, ma non lo è quella di Gesù, che ha portato davvero il fuoco sulla terra attraverso lo Spirito Santo, manifestatosi come lingue di fuoco.


Il Vangelo di questa domenica ci ricorda, dunque, la vocazione e la missione di noi cristiani: essere incendiari in un mondo popolato da pompieri.


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