TESTO Commento su Matteo 16,24-28
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Venerdì della XVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (08/08/2025)
Vangelo: Mt 16,24-28
Il Vangelo di oggi ci consegna l'ABC del discepolato. Anzitutto Gesù dice: «se qualcuno vuole venire dietro a me». Ecco il punto di partenza: la libera adesione a Lui. Gesù non forza, non costringe, non obbliga: offre la salvezza e propone di seguirlo sulla via dell'amore. Ogni chiamata contiene sempre un “se vuoi”. Ed è proprio questo il punto decisivo: volerlo seguire. Se vorrò seguirlo, cercherò di muovere i passi necessari che mi chiede un cammino di conversione, di discernimento vocazionale, cercando pian piano di conformare la mia vita alla sua. Posto il fondamento, Gesù aggiunge: «rinneghi se stesso». Non significa schifarsi o avercela con sé stessi ma decentrarsi, non assolutizzare il proprio modo di pensare, pronti a rivedere convinzioni e purificare desideri. Se desidero seguire Cristo e lasciarmi insegnare da Lui l'arte di vivere e di amare devo anche essere pronto e dirmi dei sani no, vivendo con un'attitudine da discepolo. È facile? No. Implica una sana lotta spirituale, e un'apertura totale al Signore, lasciandoci educare dalla Sua Parola e dal Magistero della Chiesa in ogni ambito della vita, cosa tutt'altro che scontata. Basti pensare all'affermazione: “con alcuni insegnamenti della Chiesa sono d'accordo e per altri no” (dunque alcune indicazioni le seguo altre no). Oppure al moto perpetuo di alcuni fratelli e sorelle che passano di sacerdote in sacerdote cercando non una saggia guida spirituale ma quello che gli dica quel che si vogliono sentir dire. Va ricordato che rinnegarsi è un'operazione per la vita, non per la morte; è esercizio di libertà non svilimento della stessa! Quindi Gesù dice: «prenda la sua croce». Seguirlo implica prendere la propria croce, prendere parte alle sue sofferenze. Prendere la propria croce significa abbracciare la propria missione, la quotidianità, sopportando pazientemente tutte quelle situazioni difficili e dolorose che si incontrano, trasformandole in occasioni per amare. In primo luogo tutto ciò che riguarda il nostro stato di vita; quindi le persone che abbiamo accanto, le fatiche del nostro lavoro, le relazioni difficili, le incomprensioni, contrattempi e malattie che sopraggiungono, le persecuzioni. Prendere la croce non vuol dire andare in cerca delle sofferenze ma affrontare con amore ogni cosa. Ed è proprio qui, dove l'amore chiede sacrificio, che possiamo unirci strettamente a Gesù e sperimentare che nel portare la croce non siamo soli, ma Lui la porta con noi e in noi, sostenendo il nostro cammino. E infine Gesù dice: «e mi segua»; seguire è un verbo importante che definisce la vita cristiana. Seguire implica non soltanto ascoltare ma andare dietro, stare con Lui e fare come Lui. Significa lasciare che sia Gesù a tracciare la strada, dando a Lui il volante della nostra vita, cercando in ogni cosa la sua volontà, disposti a percorrere il suo stesso itinerario, lo stesso percorso di donazione. Ecco, dunque, i verbi della sequela: rinnegare se stessi, prendere la croce e seguirlo. Ci farà bene ripensarli nell'arco della giornata, chiedendo al Signore la grazia di essere suoi veri discepoli!
«Nessun uomo è lontano dal Signore. Il Signore ama la libertà, non impone il suo amore. Non forza il cuore di nessuno di noi. Ogni cuore ha i suoi tempi, che neppure noi riusciamo a comprendere. Lui bussa e sta alla porta. Quando il cuore è pronto si aprirà» (don Pino Puglisi).