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TESTO Vigilare

don Michele Cerutti

XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (10/08/2025)

Vangelo: Lc 12,32-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,32-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.

33Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. 34Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

41Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 42Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? 43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. 44Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire” e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.

47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

Forma breve (Lc 12,35-40):

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

Dopo aver gioito con i giovani di tutto il mondo, radunati nella grande spianata di Tor Vergata, Gesù sembra ricondurci con i piedi per terra.

Abbiamo visto una folla oceanica che si stringeva intorno a Pietro e pregava. Oggi, la Parola ci dice nella sua semplicità: Non temere piccolo gregge.

Stiamo attenti sembra dirci il Vangelo, il cristiano è chiamato a essere minoranza in mezzo a questo mondo.
Pur piccoli siamo esortati a non aver paura.

Gli incontri come quelli di Roma, come tutti gli eventi giubilari, vogliono essere una sorta di carburante per noi un poco per contarci e non sentirci soli, ma tutti in cammino.

Certo bisogna poi scontrarsi con la realtà che ci circonda e ci troviamo spaesati perché nel posto di lavoro o tra gli amici rischiamo l'incomprensione e la marginalità.
In questo contesto dobbiamo essere attenti e vigilanti.

Luca scrive a comunità impaurite dalla persecuzione oggi si rivolge a uomini e donne frammentate in mezzo a un mondo che perde di vista Dio.
Quello che è richiesto è la vigilanza.

Ci viene in aiuto San Basilio quando afferma: “Che cosa è proprio del cristiano? Vigilare ogni giorno e ogni ora ed essere pronto nel compiere perfettamente ciò che è gradito a Dio, sapendo che nell'ora che non pensiamo il Signore viene”.

C'è un padre del deserto che afferma: «Non abbiamo bisogno di nient'altro che di uno spirito vigilante”.

Ma chi è il vigilante allora? È sicuramente colui che combatte per difendere la propria vita interiore e non si lascia trascinare dalle seduzioni mondane e nello stesso tempo evita di farsi travolgere dalle angosce dell'esistenza. Il vigilante è colui che aderisce alla realtà e non si rifugia nell'immaginazione, nell'idolatria, che lavora e non ozia, che entra in relazione amando e non è indifferente assumendo con responsabilità il suo impegno nel quotidiano e lo vive nell'attesa del Regno che verrà.

Paolo, lo leggiamo in Avvento, ammonisce i cristiani di Tessalonica e afferma: «Non dormiamo come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobri». Per la Scrittura, ma anche per altre culture cadere nel sonno comporta quell'entrare nello spazio della morte. La vigilanza diventa assunzione intima e profonda della fede nella vittoria della vita sulla morte perché si basa sul Cristo risorto.

Il vigilante non è solo uomo sveglio, che si oppone all'uomo addormentato, intontito, che ottunde i suoi sensi interiori, che rimane alla superficie delle cose e delle relazioni, ma è anche uomo di luce e capace di irradiare luce. Siamo illuminati con l'immersione battesimale, i cristiani sono «figli della luce» chiamati a illuminare: «Risplenda la vostra luce davanti agli uomini affinché, vedendo il vostro operare la bellezza, rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Matteo 5,16). Attenzione non si tratta di una sorta esibizionismo spirituale, ma dell'effetto traboccante della luce che, irradiando un cuore vigilante, non rimane nascosta, ma sa emergere e si diffonde. In certo senso, la vigilanza è l'unica cosa assolutamente essenziale al cristiano. Questa è la matrice di ogni virtù, è il sale di tutto l'agire, la luce del suo pensare e parlare perché senza questa tutto l'agire del cristiano rischia di essere in pura perdita. Disse abba Arsenio: «Bisogna che ognuno vigili sulle proprie azioni per non faticare invano».

 

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