TESTO Gesù è Figlio
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IX domenica dopo Pentecoste (Anno C) (10/08/2025)
Vangelo: Mt 22,41-46

41Mentre i farisei erano riuniti insieme, Gesù chiese loro: 42«Che cosa pensate del Cristo? Di chi è figlio?». Gli risposero: «Di Davide». 43Disse loro: «Come mai allora Davide, mosso dallo Spirito, lo chiama Signore, dicendo:
44Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici
sotto i tuoi piedi?
45Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?». 46Nessuno era in grado di rispondergli e, da quel giorno, nessuno osò più interrogarlo.
Dobbiamo dire che la liturgia della Parola in questa domenica d'Agosto ci conduce su vette molto alte della riflessione e cercherò, provandoci, di rendere semplici i passaggi per aiutarci nella meditazione.
Lo Spirito Santo mi dia quella capacità di semplificare ciò che a prima vista può essere ostico.
Il brano si apre con il solito contraddittorio tra Gesù e i farisei, ma cambia la prospettiva perché questa volta è Gesù che interroga i farisei per manifestare la sua superiorità su questi tali, noti per essere così presuntuosi da pensare sempre di poterlo mettere in difficoltà e trovare in tal modo nelle sue parole motivo per condannarlo.
Solitamente le discussioni farisaiche consistevano proprio in questo, cioè partivano da un passo di Scrittura per poi procedere a uno sviluppo: una domanda sul testo generava la risposta che costituiva il nuovo punto di partenza per una discussione così via, proprio come in questo caso, anche tra questione viene presto interrotta per manifesta incapacità a rispondere da parte dei farisei, a persone certamente avverse al testo sacro e a sviluppare dottrinalmente un concetto.
Gesù fece osservare che nella Sacra Scrittura è Davide stesso che il Signore è il futuro Messia che era suo discendente. Secondo Gesù ciò dimostrava che il Messia era più che figlio di Davide, perché superava Davide stesso. Il profeta Zaccaria aveva predetto questa unione della regalità e del sacerdozio nel Cristo, quando scriveva: «Egli (il Messia) edificherà il tempio dell'Eterno, e porterà le insegne della gloria, e si assiderà e dominerà sul suo trono, sarà sacerdote sul suo trono» (6, 13). Con la sua interrogazione, perciò, Gesù invita i farisei a riflettere, a rileggere e a meditare le profezie messianiche che hanno a portata di mano nei Libri Sacri e che conoscono, e a confrontarle con gli atti, le parole, i miracoli e con tutta la sua vita. Allora i farisei conosceranno i loro errori, avranno il coraggio di ritrattarli e di seguire Gesù, il Messia. Ed Egli proverà la consolazione di salvarli e di salvare con loro il popolo. I farisei rimasero ancora una volta confusi dalla sua argomentazione e non seppero replicare parola, per cui si ritirarono in buon ordine, covando odio e vendetta nel loro animo.
Cristo è Re: ed infatti Jahweh lo rende partecipe della sua potenza e regalità, invitandolo a «sedere alla sua destra». Nelle lingue orientali "sedersi alla destra" di un personaggio significava essere a lui pari in uguaglianza. Uguale a Dio Padre nella natura divina, Cristo possiede dunque una sovranità estesa quanto Dio: è re del tempo, re dello spazio, re degli angeli e degli uomini, re della creazione; i popoli suoi vassalli e i re suoi sudditi.
Quello che Gesù vuole mettere in evidenza ai farisei, ma a tutti noi è il rischio in cui possiamo incorrere leggendo le Scritture con occhi incapaci di comprenderne il vero senso e il vero significato non dando a queste un legame con tutta la storia della salvezza.
Diventa più semplice comprendere che Gesù è Salvatore, è Re, ma prima di tutto, questo diventa difficile, è Figlio e come tale si consegna alla nostra umanità per redimerla.
Se è Figlio diveniamo fratelli di un Padre.
Per i farisei non era pensabile, ma ancora difficile nel cristianesimo per coloro che hanno mutuato il loro fariseismo divenendo discepoli di Gesù comprendere la paternità di Dio.
Eppure, da qui discende il vero identikit del Dio di Gesù Cristo.
Da questi versetti parte la nostra conversione continua perché riconoscendone la paternità scopriamo la nostra figliolanza e il nostro essere fratelli.
Cambiano le nostre relazioni, cambia il nostro essere nel mondo chiamati a essere luce e sale in mezzo all'insipidezza e alle tenebre che ci circondano.