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TESTO Commento su Giovanni 8,51-59

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Giovedì della V settimana di Quaresima (01/04/2004)

Vangelo: Gv 8,51-59 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Gesù rispose ai Giudei: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono"

Come vivere questa parola?

Continua il dibattito serrato tra Gesù e i Giudei. I toni sono molto accesi e l'atteggiamento degli avversari si fa via via più aggressivo, sino ad accusare il Maestro dichiarandolo un bestemmiatore e, come tale, meritevole della lapidazione. In questo scenario drammatico, l'ostinata incredulità dei Giudei sfida Gesù con sprezzante ironia: "Chi pretendi di essere?". E Lui più volte, facendo una solenne rivelazione, ripete: "In verità, in verità vi dico,...Io Sono". Ma quanto più la sua luce brilla nelle tenebre del mondo, tanto più s'infittisce il buio dei cuori induriti, chiusi gli occhi alla Verità che traluce dalla Sua parola.

"Io Sono": un'espressione tipicamente giovannea che indica con chiarezza la divinità di Gesù di Nazaret. In greco è detto "ego eimi"; termine equivalente in ebraico è "Jahvé", che nel Deutero-Isaia indica il nome del Signore Dio, in quanto fedele alla sua Alleanza. Capiamo bene, allora, che Gesù facendo quest'affermazione manifesta di essere vero Dio e vero uomo, presenza maestosa e potente di Jahvé che libera e salva.

Una verità di fede infinitamente grande, che c'interpella. Se crediamo infatti che Gesù è il Signore, non c'è capitolo della nostra storia che non possa essere salvato, recuperato alla vita e alla dignità, né cantuccio della nostra esistenza che non debba essere 'pungolato' dalla sua Parola esigente.

Eppure, non capita forse anche a noi di dire, come i Giudei: "Chi pretendi di essere?" a Colui che vuol proclamare, anche nella nostra vita, la sua Signoria. Non meravigliamoci! Sono tanti i modi in cui lo diciamo: vivacchiando, scrollando le spalle dinanzi alle nostre responsabilità, trastullandoci in atteggiamenti perennemente immaturi, e purtroppo anche a mani giunte, quando pregando "in noi stessi", come il fariseo al tempio, non facciamo che cullarci compiaciuti nell'orgoglio, mentre ripetiamo: "Io sono...", quasi riferendo a noi stessi l'espressione stessa usata da Gesù per manifestarsi come Dio.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, ripeterò al cuore, nel quieto ritmo del respiro, quella parola di Gesù che esprime in qualche modo la sua signoria nella mia vita. Pregherò:

Tu,Tu sei il Signore, fuori di te non v'è Salvatore!

La voce di filosofo e psicologo

L'idolo è la forma alienata dell'esperienza dell'uomo di se stesso. Adorandolo, l'uomo si adora... L'idolo è una cosa e non ha vita. Dio al contrario è un Dio Vivente... La contraddizione tra idolatria e il riconoscimento di Dio è, in ultima analisi, tra l'amore per la morte e l'amore per la vita
Erich Fromm

 

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