TESTO PENNELLATE D'ETERNITÀ (Leonardo da Vinci)
padre Ezio Lorenzo Bono Home Page
XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (20/07/2025)
Vangelo: Lc 10,38-42

In quel tempo, 38mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
I.
Ci sono persone che, quando parlano, sembra che il mondo si fermi. Una di queste era Leonardo da Vinci. Giorgio Vasari racconta che Leonardo "era tanto leggiadro e bello nella persona, che oltre a ornamento grandissimo aveva una voce molto sonora e dolce, e con eloquenza persuadente...". Non era solo un genio, era un incantatore di anime: bastava vederlo, sentirlo parlare, e ci si dimenticava di tutto il resto. Quando dipingeva L'Ultima Cena a Milano, passava ore davanti al muro, immobile, in silenzio. Poi, di colpo, saliva sull'impalcatura e faceva due tocchi geniali. I presenti - monaci, apprendisti, curiosi - rimanevano fermi, come ipnotizzati da quella combinazione di contemplazione profonda e creazione improvvisa. Si dice che, quando parlava ai suoi discepoli, non spiegava soltanto l'arte, ma apriva porte su mondi sconosciuti. La sua voce era dolce, i suoi occhi luminosi, le sue parole semplici e misteriose insieme. I discepoli tacevano, gli amici si facevano attenti, e il tempo sembrava fermarsi.
Perché ci sono persone che non ti istruiscono soltanto: ti rapiscono.
II.
Un esempio di “rapimento incantato” lo abbiamo ascoltato nel Vangelo di questa domenica. Maria di Betania, appena vede Gesù entrare nella sua casa, si scioglie, si abbandona ai suoi piedi e, incantata, dimentica tutto il resto. Perché quando sei innamorato, ti dimentichi di tutto. Ti scordi di mangiare, di cucinare, di spazzare casa, di lavarti... Ti lasci trasportare dalla persona amata, anche in capo al mondo.
Che Gesù fosse un “incantatore” lo abbiamo visto in altri episodi, quando le folle lo seguivano tutto il giorno e si dimenticavano di mangiare, o quando i soldati, che erano stati mandati a catturarlo, se ne tornarono a mani vuote dicendo: “Nessuno ha mai parlato come quest'uomo”.
Tornando a Maria in ascolto ai piedi di Gesù, a un certo punto nella scena irrompe la sorella Marta, come un elefante in un negozio di cristalli, e spezza l'incanto. Risentita, rimprovera Gesù: com'è possibile che non si renda conto di tutte le cose da fare in cucina? “Non t'importa che mia sorella non sta facendo nulla?” Vuole far sentire in colpa non solo Maria, ma anche Gesù. Ricorre ai ricatti affettivi ai quali anche noi spesso ricorriamo quando siamo frustrati, quando riteniamo di “lavorare come dei somari” mentre gli altri “fanno la bella vita”. Come ci rode, tante volte, la felicità degli altri, e per questo, come Marta, vogliamo vomitare sugli altri le nostre angosce, perché anche loro siano angustiati come noi.
“Marta, Marta...” Lei si stava importando di tutto, meno della cosa più importante, che era la parola di Gesù. Forse perché non era una persona così innamorata. Se voleva strappare Maria da Gesù, forse è perché non era innamorata della sorella, che “meritava” di più stare a pelare le patate in cucina che ad ascoltare il Maestro. O forse non era così innamorata del Maestro: possibile che quello che Gesù aveva da dire fosse più importante della cena da preparare?
Quanta confusione facciamo spesso anche noi tra le cose importanti e quelle meno importanti. Vogliamo mettere tutto sullo stesso piano, senza priorità. Tanti commenti che ho letto su questa pagina del Vangelo insistono sull'importanza delle due dimensioni: quella attiva (lavoro e apostolato) e quella contemplativa (meditazione e preghiera). Questi commentatori insistono nel sottolineare la pari dignità delle due dimensioni: quella etica e quella estetica.
Eppure Gesù non dice che sono la stessa cosa. Dice che Maria ha scelto la parte migliore, non Marta. Quindi smettiamola di voler mettere tutto sullo stesso piano, come se ascoltare la parola di Dio e “pelare le patate” fosse la stessa cosa. Quando scegliamo Dio e lo mettiamo al primo posto, troveremo anche il tempo di fare tutte le altre cose.
Riteniamo forse che, se anche Marta fosse rimasta ad ascoltare Gesù invece che preparare la cena, sarebbero poi tutti morti di fame? Penso proprio di no. Magari, alla fine, sarebbero andati tutti in cucina, compreso Gesù, per cucinare qualcosa insieme.
E quindi non ci sono scuse per non pregare, dicendo che abbiamo tante cose da fare e non abbiamo tempo per andare in Chiesa. Se per noi sono più importanti le patate che Gesù (e per “patate” intendo le tante cose inutili o poco importanti che facciamo ogni giorno), non meravigliamoci se saremo sempre angustiati e rancorosi contro tutto e tutti, e se non ci spieghiamo perché le "patate" non danno la felicità.
Per mettere Gesù al primo posto bisogna essere innamorati di lui, come Maria. Per trovare il tempo per venire in Chiesa tutte le sante domeniche bisogna essere innamorati di Gesù. Altrimenti ce ne staremo a “pelare le patate”, a fare la lavatrice, a scrollare il cellulare o a fare una partita di calcetto con gli amici.
III.
In conclusione.
Come sarà finita quella scena? Il Vangelo non ce lo dice. Maria sarà stata trascinata in cucina da Marta? O Marta, toccata nel cuore, si sarà finalmente fermata, si sarà seduta anche lei, magari in silenzio, ad ascoltare? A me piace immaginare che anche Marta, improvvisamente, si sia sentita rapita da Gesù e abbia, in un attimo, ricalcolato tutte le sue priorità. E si sia messa pure lei seduta ai piedi di Gesù, incantata dalle sue parole.
Si dice che Leonardo, per realizzare il suo capolavoro, la Monna Lisa, abbia impiegato anni. Ogni tanto passava sulla tela una lenta carezza di pennellate sottili, trasparenze, luci, ombre. Il volto della Gioconda, infatti, sembra essere stato toccato dal tempo e dall'eternità insieme.
Anche Dio, per fare di noi un capolavoro, ha bisogno di tempo: tempo perché ci fermiamo, ci sediamo, lo ascoltiamo in silenzio. Se ogni giorno ascoltiamo anche solo per pochi minuti la sua voce, allora, con il tempo, anche su di noi scenderanno quelle pennellate d'eternità, fino a quando il nostro sguardo - come quello di Maria, come quello della Monna Lisa - comincerà a vedere un mondo che gli altri non vedono.
E sarà il segno che Dio ci ha toccati con le sue pennellate, e che di noi sta già formando il suo capolavoro.
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