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TESTO Fanno della terra un giardino

don Angelo Casati   Sulla soglia

V domenica dopo Pentecoste (Anno C) (13/07/2025)

Vangelo: Lc 13,23-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,23-29

23Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: 24«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. 26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. 27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.

Oggi, ma non solo oggi, si sfoglia l'album di famiglia, perché noi siamo famiglia, dall'inizio. E si va a una pagina che racconta del nostro padre Abramo. I racconti andrebbero ascoltati come forse fu all'inizio, fuori da una tenda, quando fanno convocazione le stelle, intorno a un fuoco; c'è brace e volti come a specchio infiammati, e uno racconta del padre Abramo, storie, vita. Di lui Paolo nella lettera ai Romani scrive: "Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne "padre di molti popoli", come gli era stato detto: "Così sarà la tua discendenza". Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo - aveva circa cento anni - e morto il seno di Sara".

Lui pienamente convinto che quanto Dio gli aveva promesso l'avrebbe portato a compimento. "Credere, nella speranza contro ogni speranza", ci fa sua discendenza: credere in un Dio che porta a compimento le promesse. anche quando le fiaccole faticano al vento e sembrano sul punto di spegnersi e morire. La fede fa di Abramo un amico di Dio. "Amico di Dio" così è chiamato nella tradizione ebraica e cristiana, come amico di Dio è ricordato più volte nel Corano. Abramo, un confidente di Dio, come appare oggi nel brano della Genesi, in un dialogo a dir poco sorprendente. Un Dio che si fa problema di nascondere ad Abramo una sua decisione: "Il Signore diceva: "Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra?"".

Una immagine di Dio lontanissima da quella di un Dio tutto potere che domina dalla sua assolutezza. Un Dio cui sta a cuore l'amico. Un Dio al quale puoi parlare sino a metterlo in guardia da una possibile ingiustizia: "Davvero sterminerai il giusto con l'empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere (...) Lontano da te il far morire il giusto con l'empio, così che il giusto sia trattato come l'empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?". Dio non ci vuole né cortigiani né vassalli né muti. Ma donne e uomini ritti. Amos Oz, scrittore ebreo tra i più grandi, ricordando la trattativa di Abramo con Dio per Sodoma, afferma che il patriarca arriva a pronunciare "le parole forse più ardite di tutta la Bibbia, se non di tutte le religioni mai venute al mondo: "Com'è che il giudice della Terra non giudica secondo giustizia?" Ovvero: "Sarai pure il giudice di tutta la Terra, ma non stai sopra la legge. Sei colui che legifera, ma non stai sopra la legge. Sei il sovrano di tutto il mondo, ma non stai sopra la legge".

Ecco questo è un tratto di Abramo, nostro padre, su cui a volte sorvoliamo, ma è costitutivo, non possiamo sottacerlo: Abramo uomo giusto; fede e giustizia in una stretta, immediata, inalienabile congiunzione. Insegnare ad agire con giustizia e diritto era il compito che Dio gli aveva affidato. E' scritto: "Infatti io l'ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto". "Obblighi": non certo una coercizione sui figli, ma un monito pressante sì, per non finire riarsi come Sodoma, i cui abitanti avevano fatto a pezzi giustizia e diritti, violando l'ospitalità, che Lot al contrario aveva onorata accogliendo in casa i due stranieri; ma i suoi concittadini gli urlano di estrometterli, ne faranno quello che pare loro. Diritto tra i più sacri strappato.

E non avviene anche oggi quando si respinge chi chiede ospitalità e l'esito è violenza, abusi e tortura nell'inferno dei centri di detenzione? La violazione dei diritti e della giustizia ha come esito una terra incendiata, ceneri di umanità. Chissà - sto ancora fantasticando - forse in tempi antichi qualcuno si interrogava sul perché di quella fascia di terra grigia, fatta cenere, che sembrava a tratti ancora dare bagliori di fiamma e nacque il racconto di una giustizia violata, dissacrata. Gesù oggi al riguardo ha parole forti, nette, trasparenti. Poi le avrebbe pagate, lui il Giusto. Leggendole ti chiedi come fu possibile che per troppo tempo siano state velate, trascurate, disattese. Gesù non dà numeri su chi entra nel regno di Dio. E' esplicito, inequivocabile, sulla condizione per entrarvi. Condizione è passare la porta stretta, e porta stretta è la giustizia.

Sentite: "Allora comincerete a dire: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze". Ma egli vi dichiarerà: "Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!". E poi l'aggiunta - parole da inviperire i capi religiosi -: "Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio". E dunque non bastano dichiarazioni di fede, arrogarsi la qualifica di difensori di Dio, non bastano piazze gremite, non bastano aggregazioni potenti, non basta - e non è polemica, voi mi capite - neppure la porta del giubileo se derubiamo il giubileo dell'appello alla porta stretta della giustizia, di cui è invece voce urgente. Altrimenti: "Fuori. Non so di dove siete". Ho un sussulto al cuore: sono di quelli che onorano e praticano la giustizia? Che bello, che grazia se di te si può dire: è una donna giusta, è un uomo giusto, niente ammiccamenti, niente interesse privato, niente stravolgimento di leggi a proprio vantaggio, la difesa dei diritti di tutti, la limpidezza, la schiettezza, la trasparenza. "Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio": i giusti, gli operatori di giustizia, riconosciuti o no, piccoli e grandi.

Ebbene noi onoriamo nel mondo i giusti destinando loro un giardino, l'abbiamo chiamato: "il giardino dei giusti". E se dicessimo che i giusti fanno della terra un giardino?

 

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