TESTO Commento su Matteo 13,31-35
Missionari della Via Missionari della Via - Veritas in Caritate
Lunedì della XVII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (28/07/2025)
Vangelo: Mt 13,31-35
Il regno di Dio è simile a tante cose nascoste e all'apparenza insignificanti, che hanno il potere di rivoluzionare il mondo. Il regno di Dio non si nutre di apparenza, tutt'altro, cresce lentamente è porta frutti duraturi e visibili. Molte cose nate da questo regno sono cresciute nel nascondimento, alcune vocazioni, alcuni carismi, alcuni doni particolari. Questa è la grandezza dell'opera del regno di Dio! La vita cristiana è perciò un buon rimedio per guarire dai nostri deliri di onnipotenza con i quali ricerchiamo grandezze senza profondità, apparenze che non fanno altro che svuotarci di dignità. Quanta forza dovevano dare queste parabole del regno ai discepoli, a quella piccola comunità? Gesù non dice loro che un giorno sarebbero diventati miliardi in tutto il mondo, che sarebbero diventati dominanti, che in alcune epoche avrebbero imposto il loro dominio pubblico sulla fede, che avrebbero potuto avere e gestire ricchezze, ma che le cose di Dio sono contenute nella piccolezza sempre. Così a prescindere dai numeri o dalla potenza economica o dalla grandezza raggiunta, Dio ci dice che ogni opera del regno permane nella piccolezza, nella centralità degli ultimi e dei poveri, nella custodia della fragilità. Noi siamo sempre di più quelli che si vogliono sistemare, è terribile perciò che qualcuno pensi di potersi sistemare nella Chiesa, facendo il prete o essendo un uomo perbene, migliore degli altri perché fa parte di una istituzione potente. Che tristezza quando scacciamo il regno di Dio dalle cose di Dio! Il lievito per gli ebrei era considerato qualcosa di impuro, farina andata a male, eppure il regno di Dio è assimilato al lievito. Così la Chiesa nasce e si nutre di persone “andate a male”, cioè uomini e donne che riconoscono la propria fragilità e si fanno abitare da Dio. Sono inospitali i luoghi dove Dio è fonte di megalomania, di autoritarismo, di vanità, di ostentata purità. Dio invece fa crescere bellezza da ciò che appare piccolo, impuro e insignificante. Come si saranno sentiti accolti e riconosciuti quei pescatori della Galilea, quegli zeloti rivoluzionari, quei traditori, quei pubblicani, poveri o ricchi, ignoranti o dotti. Raggiunti da Gesù, hanno imparato ad appartenere al regno di Dio a essere lievito e semi per portare Gesù nel mondo. Anche noi dobbiamo sentirci come loro, mandati nel mondo senza insegne del potere, per una rivoluzione della tenerezza, della bellezza, persone amate che diventano amabili.
«Lungo la mia strada non ho incontrato molti cristiani incrollabilmente persuasi che Dio li ama teneramente. La maggioranza non giunge a vivere in tale certezza. Allora, anch'essi non hanno alcuna tenerezza per Dio e per i loro fratelli. Le due cose sono collegate, lo vedo chiaramente: più ci si sente amati da Dio, più si è propensi a essere buoni»(p. Andrè Sevè).