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Paolo Curtaz   Ti racconto la Parola

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (06/07/2025)

Vangelo: Lc 10,1-12.17-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,1-12.17-20

In quel tempo, 1il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11“Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.

17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

Forma breve (Lc 10,1-9):

In quel tempo, 1il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Serpenti e scorpioni ovunque, e demoni travestiti da governanti della terra.

Missili, bombe, minacce, ritorsioni, urla. E riflettori che si spostano freneticamente da un angolo del mondo a un altro, riusciamo a digerire solo una tragedia alla volta, per carità!

Fiumi di parole e di opinioni in un mondo sempre connesso, che alterna la foto straziante di un bambino dilaniato a un reel di un balletto idiota.

C'è davvero da spaventarsi, o da chiudersi in una bolla, tirando giù le serrande della propria vita.
E la Parola irrompe nella nostra consueta e rovente estate.
Voi, andate, ci dice il Maestro.

Siamo chiamati ad andare da tutti, ovunque, ad alzare la voce del Vangelo, a osare in questo tempo in cui anche nelle nostre invecchiate nazioni si scuote la testa, travolti da un pessimismo cosmico e tossico.

In un tempo in cui, anche nella nostra Europa, anche nella nostra Italia, la fede sta svanendo, diluita in un asettico buon senso sempre meno incisivo, sempre meno urgente.

Come scriveva tempo fa il cardinal Ravasi: è il pensiero cristiano ad essere in minoranza, non il cristianesimo. Non è il cristianesimo ad essere in crisi, ma la forma storica che ha assunto in occidente e che fatica a dire di Dio.
Cosa possiamo fare, qui dentro?

Il grande Luca ci aiuta, in questo percorso, mettendo a fuoco la strategia del discepolo.
Dal punto di vista di Gesù, non dal nostro.

Un'altra storia

Israele credeva che il mondo fosse composto da settantadue nazioni: ogni anno al tempio di Gerusalemme si immolavano settanta buoi per la conversione delle nazioni pagane.

Gesù invia a tutto il mondo, alle settantadue nazioni, i discepoli.

Non si ferma a pregare per la loro conversione. Non si lamenta della deriva che sta prendendo la Storia, della brutta piega degli eventi. Agisce: invia discepoli credibili per proporre a tutti il cambiamento di vita.
Decisamente un'altra storia.

Ed è interessante notare una sfumatura nella nuova traduzione liturgica del testo: non si parla di pochi operai ma di pochi che lavorano.

Gli operai sono tanti, fin troppi: preti, suore, religiosi, catechisti, laici impegnati.

Ma quanti fra noi, davvero, hanno il fuoco che brucia dentro dal desiderio di raccontare Cristo? Di viverlo? Di renderlo presente e accessibile? Quanti fra noi (scrivente in primis, principe dei somari) hanno fatto delle parole del Vangelo il proprio stile di vita sì da essere credibili e creduti?

Quand'anche fossimo stracolmi di preti e laici impegnati ma non avessimo chi lavora, non cambierebbe molto... Se, alla fine, non riusciamo a comunicare l'amore che abbiamo scoperto (che stiamo cercando, che ci abita, che ci affascina), diventiamo solo dei funzionari del sacro.

Non salvare il mondo (è già salvo ma non lo sa) ma vivere da salvati.
Annunciare, quindi. Ed è difficile.
Parlare di Gesù ai cristiani, terribile! Sanno già tutto.
Ma si può fare.

Stile
I discepoli sono mandati a due a due, precedendo il Signore.

Non dobbiamo convertire nessuno: è Dio che converte, è lui che abita i cuori.
A noi, solo, il compito di preparargli la strada.

In coppia veniamo mandati: l'annuncio non è atteggiamento carismatico di qualche guru, ma dimensione di comunità che si costruisce, fatica nello stare insieme.

E ci chiede di pregare: non per convincere Dio a mandare operai (è esattamente ciò che egli vuole!) ma per convincere noi discepoli a diventare finalmente evangelizzatori!

L'annuncio è fecondato dalla preghiera: perché non diventare silenziosi terroristi di bene, seminando benedizioni e preghiere segrete là dove lavoriamo?
Affidando al Signore, invece di giudicare?

Il Signore ci chiede di andare senza troppi mezzi, usando gli strumenti sempre e solo come strumenti, andando all'essenziale. Lo so, amiche catechiste: il corso di nuoto o la settimana bianca sono mille volte più attraenti della vostra stentata ora di catechismo. Ma voi avete una cosa che a nessun allenatore è chiesta: l'amore verso i vostri ragazzi.

E ci avvisa, Siamo pecore in mezzo a lupi, e quanto profetica sta diventando questa parola nel nostro mondo intriso di rabbia! A patto di non diventare anche noi lupacchiotti in attesa che i lupi si convertano.

Il Signore ci chiede di portare la pace, di essere persone tolleranti, pacificate. Nessuno può portare Dio con la supponenza e la forza, l'arroganza dell'annuncio ci allontana da Dio in maniera definitiva.

Infine il Signore ci chiede di restare, di dimorare, di condividere con autenticità.

Noi non siamo diversi, non siamo a parte: la fatica, l'ansia, i dubbi, le gioie e le speranze dei nostri fratelli uomini sono proprio le nostre, esattamente le nostre.

Gioite!
È faticoso e crocifiggente, lo so.

Lo sa anche Paolo che, pur convertendo il bacino del Mediterraneo, sente tutto il limite del suo carattere. Lo sa anche Paolo che chiarisce anche a noi che il problema non sono le regole (nel suo caso la circoncisione) ma l'essere nuova creatura. E noi, purtroppo, veniamo percepiti come i garanti delle regole. Insopportabili, giudicanti e saccenti professorini. E non solo siamo, macché.

Come Isaia, siamo chiamati a incoraggiare gli esiliati di ritorno da Babilonia, a volare alto, a sognare in grande, a costruire il sogno di Dio che è la Chiesa. E pazienza per i risultati che mancano: è un'epoca di profezia, la nostra. È tempo di semina, non di raccolto.

Allora potremo davvero sperimentare la gioia dell'annuncio, la gioia di vedere che Dio, sul serio!, passa attraverso le nostre piccole e balbettanti parole, vedere che la Parola si veste delle nostre piccole riflessioni.

Quale gioia proviamo nel vedere altri condividere la nostra stessa fede!

Serpenti e scorpioni ovunque, e demoni travestiti da governanti della terra.

Ma ci è dato il potere di camminare su scorpioni e serpenti senza subirne danno. E i demoni cadono dal cielo come la folgore.

Il male non prevarrà, lo credo, lo sperimento, lo vivo, lo dico.

Libri di Paolo Curtaz

 

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