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TESTO Dio cuce e visita sogni

don Angelo Casati   Sulla soglia

III domenica dopo Pentecoste (Anno C) (29/06/2025)

Vangelo: Mt 1,20b-24b Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:

a lui sarà dato il nome di Emmanuele,

che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa;

Restringo l'orizzonte, sosto a suggestioni. Il racconto della Genesi, attraversando miti molto antichi, sembra tentare una risposta alla problematicità del vivere: se la creazione è nel segno della bontà e della bellezza da dove dunque la caducità che la segna, la finitudine e l'assurdo del male? Ed ecco il racconto ha inizio con una menzogna: "Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: "È vero che Dio ha detto: "Non dovete mangiare di alcun albero del giardino"?"". Forse dovrebbe metterci in allarme il fatto che all'origine della decreazione, della distruzione del sogno, ci sia la menzogna, il sospetto, rendere l'altro inaffidabile, a cominciare da Dio. E ci si ritrova nudi.

Accade anche oggi, è lo sgretolarsi della fiducia. Penso ad Adamo ed Eva, siamo noi: "Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture". Accade anche a noi. A volte ci accorgiamo di essere nudi, nudi in umanità; ma a volte no, ed è peggio ancora. Davanti a tanta disumanità viene da chiederselo. Sto fantasticando, penso alla tristezza negli occhi di Adamo ed Eva. Era come se si fosse strappato il vestito della bellezza e non bastavano le foglie a nascondere. Non bastano vuote parole, riti defraudati, titoli da urlo. Era come se il gioiello fosse andato in frantumi: nella storia prendeva piede il dominio del maschile sul femminile e il parto non sarebbe stato senza doglie e poi spine e cardi nel terreno. Ebbene se gli occhi si aprono, rifuggendo da incantesimi, si possono riaprire anche i passi della salvezza. Mi sembra di immaginare gli occhi di Adamo: la sera in cui tutto sembrava strappato, lui dà alla sua donna il nome di Eva, di vita. E Dio, perdonate, quasi in risposta - il versetto purtroppo ci è stato negato - "fece all'uomo e a sua moglie tuniche di pelli e li vestì". Vestiti da Dio! Voglio dirvi che sono innamorato di un Dio che cuce vestiti, così come non posso sopportare coloro che trattano i viventi come pezze di stoffa da scarto.

Anni fa il "Dio che cuce" ci accadde di pregarlo insieme in una sartoria di Armani; ricordo brevi passaggi:

Nel libro sacro abbiamo letto, Signore,
che tu, dopo i giorni della creazione,
vedendo Adamo ed Eva
per la loro colpa nudi e smarriti,
con tenerezza per loro hai cucito un vestito di pelle.
Rivestire l'uomo e la donna è per te
dare dignità alle tue creature.
Tu che ci hai dato l'arte di cucire
stoffe e colori e forme da ogni dove
per farne armonia,
fa' che il "cucire" diventi
un segno per la nostra società.

E sia questa la tua benedizione

Vengo al vangelo: il brano - purtroppo defraudato del suo contesto - racconta subbuglio ed emozioni e delicatezza inenarrabile nel cuore di Giuseppe. Ecco il contesto: "La madre di Gesù, Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore". Leggo nel brano delicatezza, gentilezza, virtù che oggi si stanno scolorendo; a bussare sono durezza, spigolosità, presunzione. La gentilezza fa meraviglia, tant'è che una giovane amica, come sorpresa, da un'isola in questi giorni mi scriveva: "Qui sono tutti gentili". Ma faccio ritorno a Giuseppe. Mi viene spontaneo pensare agli occhi di Maria e di Giuseppe quando lei gli confidò la visita dell'angelo e le parole da Dio.. Giuseppe quella ragazza l'amava di una dolcezza infinita, l'aveva scelta tra tutte le adolescenti del villaggio. Si erano confidati tutto. Era per lui la più bella. E nei suoi occhi era come le cantassero sogni e glieli raccontava: un Dio che guarda la piccolezza, che abbassa i potenti ed esalta gli umili, che si ricorda della sua tenerezza.

Si erano già promessi pubblicamente in un giorno per loro bellissimo, primo passo del matrimonio; poi allo scadere dell'anno il secondo passo e sarebbe stato andare a convivere insieme... Ed eccola con un frugolo di bimbo in grembo. E lui - notate la delicatezza - notte e giorno a pensare, cosa fare perché un viso, limpido come quello della sua ragazza, non rimanesse sfregiato: forse ripudiarla in segreto? Poi nella notte si addormentò, e fu visita di un angelo in sogno. Ecco io oggi nel brano sento come un canto alla delicatezza, alla gentilezza, e vi affido alle parole di don Tonino Bello vescovo, profeta e poeta, morto anni fa. Sono parole tratte da una sua "Lettera a Giuseppe"; mi trema il cuore a tagliarla tanto mi commuove:

"E la tua amica, la tua bella, la tua colomba si è alzata davvero. È venuta sulla strada, facendoti trasalire. Ti ha preso la mano nella sua e, mentre il cuore ti scoppiava nel petto, ti ha confidato lì, sotto le stelle, un grande segreto. Solo tu, il sognatore, potevi capirla. Ti ha parlato di Jahvé, di un Angelo del Signore, di un Mistero nascosto nei secoli e ora nascosto nel suo grembo, di un progetto più grande dell'universo e più alto del firmamento, che vi sovrastava. Poi, ti ha chiesto di uscire dalla sua vita, di dirle addio, e di dimenticarla per sempre. Fu, allora, che la stringesti per la prima volta al cuore e le dicesti tremando: "Per te, rinuncio volentieri ai miei piani. Voglio condividere i tuoi, Maria, purché mi faccia stare con te". Lei ti rispose di sì, e tu le sfiorasti il grembo con una carezza: era la tua prima benedizione sulla Chiesa nascente. E io penso che hai avuto più coraggio tu a condividere il progetto di Maria, di quanto ne abbia avuto lei a condividere il progetto del Signore. Lei ha puntato tutto sull'onnipotenza del Creatore. Tu hai scommesso tutto sulla fragilità di una creatura. Lei ha avuto più fede, ma tu hai avuto più speranza. La carità ha fatto il resto, in te e in lei".

 

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