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TESTO Con le chiavi o con la spada?

don Alberto Brignoli   Amici di Pongo

Santi Pietro e Paolo Apostoli (Messa del Giorno) (29/06/2025)

Vangelo: Mt 16,13-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 16,13-19

13Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Di fronte alla Solennità dei Santi Pietro e Paolo, il primo pensiero che ci sovviene è quello di considerarli fratelli nella fede, uniti come se fossero una persona sola: entrambi vengono venerati lo stesso giorno, spesso nell'arte vengono raffigurati l'uno accanto all'altro... È sufficiente entrare in Piazza San Pietro a Roma e guardare le loro due statue ai piedi della scalinata d'accesso alla Basilica: sembrano proprio due colonne, due baluardi invincibili a difesa della fede, uno con le chiavi del Regno dei Cieli e l'altro armato di spada pronto a difenderlo da buon soldato. Due santi assimilati dalla devozione popolare, tanto che ci viene spontaneo ritenerli simili tra di loro.

Ma è poi così vero che due santi che ricordiamo nello stesso giorno e con la medesima solennità hanno vissuto la fede in maniera simile? Chi pensa questo di Pietro e di Paolo, non li conosce affatto.

Non conosce il Pietro delle sicurezze e il Paolo delle sfide; non sa cosa significhi veramente che Pietro abbia in mano le chiavi e Paolo la spada. Non sa che uno è pietra di fondamento, e che l'altro le pietre le ha usate per gettarle - fino alla morte - sul giovane Stefano, che è stato martirizzato da lui, ma che poi ha contribuito a convertirlo.

Chi pensa che i due apostoli siano simili, non sa che Pietro è tradizione, e Paolo frontiera; che uno è certezza e dogma, e l'altro è ricerca e innovazione; che uno è casa, e l'altro è strada; che uno è governo, l'altro è missione. Così diversi, eppure così necessari, entrambi, alla sopravvivenza della fede cristiana.

Uno - Pietro - cerca di essere un ottimo giudeo, irreprensibile di fronte alla legge, ma spesso il suo comportamento è da pagano, o forse ancor peggio, da avversario di Dio, da “satana”, come gli disse il Maestro; l'altro - Paolo - è amico dei pagani, ma per via della formazione farisaica ricevuta, vive in maniera integrale la sua fede, alla maniera dei giudei più radicali.

Uno è sommerso dal senso del peccato e dal suo essere peccatore, e ha bisogno continuamente di un Dio misericordioso che lo rincuori e gli dica “Ma tu mi ami più di costoro?”; mentre l'altro è talmente pieno di sé che toccherà al Maestro, sulla via di Damasco, immergerlo nel bagno della grazia di Dio per inzupparlo di umiltà.

Uno conosce di persona il Cristo; l'altro no, anzi, sarà il Cristo che andrà a fare conoscenza di lui. Uno usa da sempre la barca per pescare (prima pesci e poi uomini), l'altro impara a usarla per navigare, per andare ad annunciare, ad ogni costo, anche a costo di un naufragio. Uno è “il capo”, l'altro è l' “ultimo” tra gli apostoli. Uno è pervaso di beata ignoranza, tanto semplice da rasentare l'ingenuità; l'altro ha una cultura talmente profonda da sentirsi dire, dal re Agrippa, “la troppa scienza ti ha dato al cervello”. Antico e nuovo; arte rustica e povera da una parte, e nuovo design ecclesiale dall'altro; ricchezza del passato ed entusiasmo per il futuro.

Pietro è talmente simile a Cristo che viene arrestato il giorno degli Azzimi, e mentre prega riceve conforto da un angelo, come accadde al Maestro nel Getsemani. Questa similitudine al Maestro lo spaventerà al punto da farsi crocifiggere capovolto, a testa in giù, per non sembrare a lui; Paolo, invece, così lontano dalla comunità cristiana da perseguitarla ferocemente, diverrà talmente simile al Maestro da arrivare a dire che “lui non vive più, perché è Cristo che vive in lui”. I due sono talmente diversi che nei pochi giorni in cui s'incontrano di persona, per non azzuffarsi devono spartirsi il campo dell'annuncio del Vangelo (Pietro ai circoncisi, Paolo ai non circoncisi): e questo, non senza tensioni, dal momento che la visita di Pietro ad Antiochia (il fiore all'occhiello della missione di Paolo e Barnaba) fa andare su tutte le furie Paolo per gli atteggiamenti “ipocriti” del capo degli Apostoli.

Così diversi e distanti tra di loro, eppure entrambi focosi, appassionati di Dio, talmente simili in questo da celebrarli, ogni anno, insieme, in un'unica festa. Una scelta particolare, che la Chiesa adottò facendo - come in molte altre occasioni - una sostituzione: trasformò la festa pagana dei gemelli fondatori di Roma, Romolo e Remo (che si celebrava appunto il 29 giugno) nella festa dei due fratelli nella fede, fondatori di un'altra Roma, ben più santa di quella terrena. Ma chi, fra questi due fratelli, può essere detto il più “cristiano”? Pietro il tradizionalista o Paolo l'innovatore? Pietro, il conservatore della fede, o Paolo, il profeta progressista?

Questi sono problemi e interrogativi esclusivamente nostri, e ce li poniamo non solo di fronte a Pietro e Paolo, ma di fronte a ogni ministro della Chiesa - papa, vescovo o semplice sacerdote che sia - che si mostri, a turno, più legato alla tradizione o più aperto alla novità.

Ma Pietro e Paolo a queste cose non hanno avuto affatto tempo di pensare: erano fuoco puro, avevano qualcosa che “bruciava” loro dentro, un assillo quotidiano, una carità che urgeva, che li ha portati entrambi a dare la vita per Cristo.

Uno fedele alla tradizione e alla continuità, l'altro fedele al nuovo e al diverso. Entrambi martiri, testimoni, senza più sangue nelle vene, perché tutto sparso in libagione.

Ciò che conta, allora, antichi o nuovi che siamo nel vivere la fede, è spiegare le vele, terminare la corsa, combattere la buona battaglia.

 

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