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TESTO Commento su Matteo 11,25-27

Missionari della Via   Missionari della Via - Veritas in Caritate

Mercoledì della XV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (16/07/2025)

Vangelo: Mt 11,25-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Egli «pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spoglio se stesso» (Fil 2, 6). Nell'incarnazione riconosciamo la spoliazione del Signore che decise di divenire non solo umano, ma bambino e anche di vivere l'umile condizione di ogni abitante del suo villaggio. Per anni visse l'anonimato, come uno sconosciuto: nascose la sua grandezza e si immerse nell'esperienza umana quotidiana. La piccolezza non ha a che fare con l'infantilità capricciosa, ma con la serena visione della realtà dell'umile, con gli occhi di un bambino che sente di avere bisogno di amore e cure e accoglie la realtà senza manipolarla. La maturità, che spesso pensiamo di avere, per molti risiede nel tentativo di non aver bisogno di nessuno, nella ricerca dell'indipendenza. Al contrario, i bambini affidano tutte le loro speranze a chi amano, rivelando un cuore aperto all'accoglienza. La logica della piccolezza si basa, innanzitutto, sulla capacità di accogliere, piuttosto che su un atteggiamento improntato alla conquista, al merito, alla pretesa o all'acquisto. L'idea di dover essere salvati a noi spesso non piace, perciò più comunemente ci convinciamo di poterci salvare da soli, di poter contare solo su noi stessi e le nostre forze, di bastare a noi stessi e caso mai avanzare qualcosa pure per essere i salvatori degli altri. Il senso dell'abbandono in Dio è la chiave della piccolezza, di cui spesso sono esperti i poveri, che imparano a comprendere che Dio è provvidente, e che di Lui abbiamo bisogno. Questa semplicità di cuore spesso non ci appartiene, forse per la paura di essere feriti ci armiamo di una corazza di autosufficienza, di arroganza, di presunzione, abbiamo difficoltà a prenderci le responsabilità anche di piccoli eventi e non riconosciamo facilmente di aver bisogno di essere salvati, anche da noi stessi! Che il Signore ci doni occhi per guardarci con sincerità, chiediamo a Dio il dono della piccolezza, per essere realmente liberi.

«Istintivamente la persona umana non parte con un cuore puro. Il cuore puro è dono della grazia ed è conquista, ed è dono grande di Dio. Istintivamente l'uomo parte inquinato verso l'altro uomo. Io devo diffidare di me stesso: non posso partire credendomi un santo. No. E d'altra parte poi se ne accorgono quelli che stanno vicino a te, se ti credi santo; quanto dura poco quell'illusione! Istintivamente tu non sei proprio un santo per niente e credo che non ci voglia una grande facoltà mentale per poter dimostrare questo fatto. Tu istintivamente sei un profittatore. [...] Chiamati per nome e comincia a sentire la puzza che fai: allora ti viene la voglia di liberarti! [...]. Quando leggevo le vite dei santi e vedevo che i santi si definivano grandi peccatori, dicevo: ma guarda che falsa umiltà, loro che erano così vicini a Dio! Poi ho capito che non è vero un bel niente. Anche loro, istintivamente, erano come me. Istintivamente sentivano di approfittare degli altri, sentivano il morso dell'orgoglio, della vanità, della gelosia e di tutto. Altro che le storie! E avevano molta ragione e scrivevano: “me, peccatore dei peccatori”. E avevano ragione. Solo che c'era una differenza: che io non capivo il mio peccato, loro invece lo capivano. È per questo che erano seri col Signore. Altro che le smanie e le storie» (don Oreste Benzi).

 

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