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TESTO Commento su Matteo 8,28-34

Missionari della Via   Missionari della Via - Veritas in Caritate

Mercoledì della XIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (02/07/2025)

Vangelo: Mt 8,28-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

La presa di potere del male nella nostra vita fa terra bruciata attorno; il male rende arido il cammino di chiunque gli fa spazio. È così che molti ci dice il Vangelo non potevano “passare da quella strada”: non potevano avvicinarsi nei luoghi abitati dal male. Gli indemoniati erano indomabili; come ogni male esso è autodistruzione di se, non solo danno per gli altri. Il male particolare di quegli uomini aveva un nome: legione. È, cioè, un male strutturato, che non vaga nel caos, ma si esercita e si organizza per fare danni sempre più efficaci. Dobbiamo sapere che il male si organizza, anche dentro di noi! Alcuni vizi, alcuni demoni diventano strutturali, profondi, convinti, aggressivi. Perciò il Vangelo è tutto un esorcismo, un invito ad accogliere la luce quando le tenebre prendono il sopravvento, un invito a togliere il male in tutte le sue forme dalla nostra vita. Il male è disturbato dalla presenza di Gesù che, con tutta evidenza, porta uno scompiglio. Noi siamo molto simili a quell'indemoniato, chiediamo al Signore di non coinvolgerci, di stare fuori dal nostro sepolcro. Come gli indemoniati siamo attratti da Gesù, ma poi lo respingiamo, non vogliamo che si coinvolga troppo con le nostre cose. Noi, come dice Gesù a Pietro, siamo troppo sommersi in “pensieri umani”, che ci tolgono ogni rivoluzione del cuore, che ci fanno sostare nelle nostre idee, escludendo Dio. Dio ci dice che il male come in quella mandria di porci finirà nel mare, un giorno tutto il male fatto e ricevuto finirà, mentre noi pensiamo che ci sia incertezza, che forse dobbiamo vivere una certa ambiguità per andare avanti nel mondo. Tutte le circostanze ce lo insegnano, al lavoro, in famiglia, persino nella chiesa incontriamo menzogna, gente che vive ancora nel sepolcro. Così tutto ci scoraggia perché attratti dalla vita, ci ritroviamo ancora morte, chiusura, disagio. Gesù ci dice di attraversare il disastro, scegliere di precipitare sempre il male, e farlo concretamente.

«C'è una fede che sa tutto, ma non sperimenta niente. Il sapere e il non sperimentare è come descrivere un bel banchetto a uno che muore di fame. Si chiama: pena del danno. È una dannazione. E tante volte se notate quando leggiamo il Vangelo, noi siamo tentati in questo senso, di sperimentare una pena del danno: è bello, ma io sono diverso, non è per me. Che c'entra con me? Sei venuto a tormentarci. Prima della fine, perché almeno lasciami vivere in pace questi 80 anni che mi restano e poi, pazienza, so che perdo. Però almeno lasciami questo intervallo. È molto umano l'indemoniato, come tutti [...] Da una parte c'è l'attrazione per la verità per cui siamo fatti, per la luce, e dall'altra c'è la repulsione del male in noi che si difende. Questo sempre. Ed è una lotta. Sembra più facile rinunciare alla lotta e stare nel male. Ma questo è male da tristezza. Bisogna superare questa lotta con la regola iniziale che abbiamo detto: sentire, conoscere le due mozioni opposte, sapere quale mi porta al bene, alla libertà e quale no e acconsentire a quella che mi porta al bene, cioè a questa attrazione» (p. Silvano Fausti).

 

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