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TESTO In principio era la relazione

don Andrea Varliero

Santissima Trinità (Anno C) (15/06/2025)

Vangelo: Gv 16,12-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

E mentre infuoca un nuovo fronte, e mentre il mondo soffre e trepida per una nuova ferita, per un'altra ennesima guerra, la Liturgia mi chiede di sostare, di pregare e di celebrare una domenica particolare. Non la festa dedicata ad un santo, non la devozione a qualche figura, ma fermarmi alle soglie del Mistero di Dio. Celebrare Dio come Trinità.

Celebrare un Mistero, non spiegare un enigma. Non dire una formula matematica sbilenca che, una volta risolta, si dissolve nella soluzione; neanche un qualcosa di impossibile da risolvere, ma un cammino che si apre davanti a me. Il Mistero: tutto ciò che mi chiude la bocca e mi spalanca il cuore, uno stupore, un'intuizione, un incontro che mi apre un cammino. Dio non è solitudine, Dio non può essere solitudine. Quel cerchio perfetto, quel triangolo matematico sono così lontani da Lui. Perché né dal cerchio, né dal triangolo, né dalla perfezione sorda nasce vita. Da un Dio comunione, da un Dio relazione, da un Dio ferito, invece, qualcosa può essere creato. Giocavo con Lui fin dall'eternità, scherza la Sapienza che era in Dio e che si rifletteva in Lui.

In principio era la relazione. Comprendo allora il perché della sofferenza nelle relazioni che provo, comprendo il senso della fatica nella solitudine, ascolto il vicolo cieco che tante volte mi attanaglia: se sono a immagine e somiglianza di Lui, è naturale che io soffra la solitudine, l'abbandono, il desiderio di comunione è desiderio di Lui. La mia struttura umana, il mio corpo, la mia postura, sono fatti tutti per la relazione, per l'incontro. Ci siamo progettati per essere isole, per resistere agli urti della gente, per stare bene e autonomi da soli, ma così ci siamo allontanati, non solo da noi stessi, ma anche dalla nostra felicità, persino da Dio.

Tutti noi siamo in relazione, anche nel segreto della nostra stanza. In relazione con la nostra storia, con i nostri affetti, in relazione con l'atomo e il mondo. L'Universo non è vuoto, è relazione. La Storia non è scritta da dittatori arroganti e soli, è relazione. Stiamo sfibrando le relazioni, stiamo sfibrando la vita, stiamo sfibrando Dio stesso. Scriveva don Tonino Bello: «Ma se oggi c'è un insegnamento che dobbiamo apprendere con urgenza da questo Mistero, è proprio quello della revisione dei nostri rapporti interpersonali. Altro che "relazioni". L'acidità ci inquina. Stiamo diventando corazze. Più che luoghi d'incontro, siamo spesso piccoli centri di scomunica reciproca. Tendiamo a chiuderci. La trincea ci affascina più del crocicchio. L'isola sperduta, più dell'arcipelago. Il ripiegamento nel guscio, più della esposizione al sole della comunione e al vento della solidarietà. Sperimentiamo la persona più come solitario auto-possesso, che come momento di apertura al prossimo. E l'altro, lo vediamo più come limite del nostro essere, che come soglia dove cominciamo a esistere veramente».

Ho camminato tanto lungo le strade che ora sono abitate dalle sirene, dai coprifuoco, dal silenzio della violenza, dal vento dell'instabilità. Ho incontrato tanti canti, tanta preghiera, tanti sguardi rivolti verso l'alto. Al confronto mi sono sentito povero, minimo di fede e di potenza. Un povero illuso. E tuttavia, se quella preghiera diventa una corazza che mi permette di uccidere, se mi innalza contro, se prego il Dio che mi fa impugnare un'arma contro un bambino o gettare una bomba contro un fratello, allora ho fallito anche su di Lui, su Dio. Recuperare un volto di comunione è recuperare una relazione, recuperare la relazione è la Pace.

In principio era la relazione. Quell'uomo, Gesù di Nazareth, mi ha indicato un volto Altro di Dio. Un Dio comunione, un Dio relazione, un Dio che parla, dialoga, ama, fa silenzio, ma sempre in relazione. Un Dio che ha a che fare con i miei rapporti più intimi, la famiglia, e con i rapporti più universali, perché tutto è relazione. Quell'uomo, Gesù di Nazareth, non si è fermato ad un sistema perfetto, a un cerchio magico, a un indicibile alieno. Mi ha indicato il cammino della relazione. Faticosa, faticosissima, eppure necessaria. Sarebbe facile issare un muro, mettere un filo spinato, scavare una trincea, dividere: ma così facendo muoio io e muore anche chi sta dall'altra parte. Nessuno si salva da solo: siamo immagine di Dio, che non è solo.

Nel Nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo.

 

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