PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Il gioco di Dio

don Alberto Brignoli   Amici di Pongo

Santissima Trinità (Anno C) (15/06/2025)

Vangelo: Gv 16,12-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 16,12-15

12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

“Giocavo davanti a lui... giocavo sul globo terrestre”. Chi parla così, nella prima lettura di oggi, è la Sapienza di Dio, quella Sapienza che è la personificazione di Dio, e nella quale per noi cristiani non è difficile leggere il Mistero dell'Incarnazione. È davvero affascinante pensare al Figlio di Dio fatto uomo che, come ogni bambino, “gioca” con il proprio papà, e ne diviene la sua gioia, la sua delizia.

Ma questa solennità ci invita a entrare nel Mistero stesso di Dio, e allora pensare a Dio che “gioca sul globo terrestre” suscita un certo imbarazzo perché, quando pensiamo al Mistero di Dio, non pensiamo certo a qualcuno che gioca. Dio ci ispira ben altre immagini rispetto a quelle del gioco: pensiamo alla sua assoluta Trascendenza, al suo essere totalmente “altro da noi”; oppure alla sua Rivelazione, alla sua presenza nella storia dell'umanità; o ancora, a quelle domande fondamentali sul senso della nostra esistenza che spesso rivolgiamo a lui, e dal quale speriamo di ottenere una risposta adeguata. Di certo, non ci viene da pensare, di primo acchito, a un Dio che gioca con noi.

Poi però rileggiamo la nostra esperienza di Dio e se siamo onesti credo che - almeno qualche volta - ci sia capitato di entrare “in gioco con Dio”. Magari, a volte, abbiamo anche un po' l'impressione che Dio con noi stia “giocando”, che a volte si prenda “gioco di noi”, quando non riusciamo a comprendere il senso di quello che ci accade, soprattutto quando non sono cose piacevoli. Ma questo non ci è dato di saperlo. Senza ombra di dubbio, lui a noi ha chiesto di metterci in gioco, di non rimanere indifferenti di fronte a lui, di scoprire le nostre carte. Lui lo fa da sempre, “dall'eternità”, come sapienza increata e che crea, come intelligenza che muove il mondo, come amore che dirige il sole, la luna, le stelle e tutto il Creato.

È questo “mettere in movimento”, il suo gioco preferito. È questo “mettere in gioco” tutto ciò che ha creato, che fa di noi e di tutto ciò che ci circonda oggetto della sua delizia e del suo amore. Dio non si è mai rivelato all'uomo come qualcosa di immobile o statico, cosa che magari all'uomo farebbe pure piacere: è più comodo un Dio fermo, statuario, da prendere e da appoggiare come un suppellettile magari anche tra le cose più care della nostra vita e da rispolverare e adorare al bisogno, purché poi ci lasci tranquilli e statici, a fare le cose che abbiamo in mente, e che lui possibilmente deve benedire e fare andare bene...

No, Dio non è così... Dio ha iniziato da subito a “giocare con noi” e a far sì che ci mettessimo in gioco pure noi, che dicessimo la nostra, che facessimo, in questa partita della vita, le nostre mosse, spesso non determinanti e neppure vincenti, ma certamente necessarie. Lui si è messo in gioco più di una volta, non solo come Sapienza che si diletta delle sue cose e crea, fa e disfa l'Universo e il creato a suo piacere, a sua immagine e somiglianza; ma anche, e soprattutto, come Dio della Storia implicato nelle complicate e affascinanti vicende umane, come parte di quel gioco della vita che spesso è un gioco tragico e drammatico, dove, anche se metti a segno un punto, sai che potrebbe essere l'ultimo, ma dove pure - se vinci - vinci più di quanto hai potuto scommettere.

Dobbiamo riconoscerlo: il gioco di Dio con l'umanità non è sempre un gioco piacevole, al punto che a volte - lo dicevo prima - ci sentiamo come se lui si prendesse gioco di noi, come se noi fossimo la posta in palio, come se fossimo i birilli di un giocoliere sbattuti dove lui vuole, con le traiettorie che lui vuole, secondo dinamiche che a noi, proprio, non è dato di conoscere, neppure minimamente.

Eppure, questo giocare di Dio con noi è stato la nostra fortuna, perché, quando ci ha visto in difficoltà serie, schiacciati dal nostro limite e dalla nostra incapacità a essere a sua immagine e somiglianza, ha giocato una carta vincente, e ha fatto vincere pure noi. Suo figlio Gesù (per rimanere nella metafora del gioco) è stato l'asso nella manica di Dio; con la sua morte e risurrezione è stata la sua mossa vincente sulla nostra morte, fino ad allora priva di speranza nella risurrezione.

E non è finita lì, perché non era sufficiente che Dio vincesse una sola partita con la morte una volta per tutte. Ha pensato che, se proprio si deve giocare, si gioca bene, si deve imparare a giocare bene, perché, se non impari a giocare bene, l'agguato della sconfitta è sempre dietro l'angolo. Dobbiamo imparare le mosse dell'avversario, dobbiamo capire come e perché Dio ha sconfitto la morte; dobbiamo capire come, nel prosieguo della storia e della vita di ogni giorno, la sua vittoria diventa la vittoria di ognuno di noi, dell'umanità, della storia intera. Ci vuole davvero qualcuno di forte, un allenatore, un tecnico che ci permetta di portare a termine questa vittoria al gioco di Dio ogni volta che iniziamo una nuova partita. La scorsa domenica, con il dono dello Spirito sull'umanità, un allenatore forte e vittorioso è arrivato sul serio: se l'abbiamo accolto nel nostro cuore, ci insegnerà ogni mossa vincente, anche e soprattutto quando la vita - come in questo estenuante e faticoso periodo di crisi profonda del nostro umanesimo e della nostra società, capace solo di odio, di guerra e di violenza - pare toglierci ogni possibilità di vittoria.

Dio Padre, Sapienza eterna, gioca da sempre con l'umanità; con suo Figlio in campo ha vinto quella partita contro la morte che sembrava impossibile; e con quel “mago della panchina” che è lo Spirito Santo ci insegna a farlo nella vita di ogni giorno, per l'eternità.

Detto così non sarà molto dogmatico, anzi, è decisamente scherzoso, come lo è ogni gioco: ma a me il Mistero del Dio Trino e Unico, oggi, piace pensarlo e viverlo così.

 

Ricerca avanzata  (57582 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: