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TESTO Commento su Matteo 7,15-20

Missionari della Via   Missionari della Via - Veritas in Caritate

Mercoledì della XII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (25/06/2025)

Vangelo: Mt 7,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

«Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete». Vi è un detto che dice “quando il diavolo ti accarezza, vuole la tua anima”. Spesso il male si nasconde dietro una buona apparenza. Chi ama veramente, invece, ti dice le cose anche se a volte ti feriscono, e mentre ti dice quelle cose ti manifesta il suo amore. Il vero profeta perciò annuncia la parola di Dio, non usa Dio per il proprio tornaconto, e il vero pastore non disperde il gregge, non mette paura ma lo cura, lo protegge, dona la sua vita. Ecco, questo è il frutto dell'amore vero! In questo mondo dove domina l'apparenza, Gesù ci indica un criterio di discernimento: se qualcuno dice di essere un albero buono e poi produce divisioni, conflitti, tristezza, angoscia è di sicuro un albero cattivo. Se qualcuno quando parla è una disgrazia, un continuo offendere, gridare, mentire, non si illuda, non è un albero buono. Se qualcuno si vanta continuamente per ciò che fa o per ciò che ha fatto ma poi è incapace di scelte evangeliche, è un albero cattivo pieno solo di foglie e non di frutti. Oggi vogliamo chiedere al Signore che ci aiuti a rivedere seriamente in nostro cuore; e che ci doni in abbondanza il dono dello Spirito Santo perché possiamo portare frutto con la nostra vita.

«I frutti sono quelli che San Paolo descrive così: gioia, pace, benevolenza, mitezza, dominio di sé. Sono, cioè, le caratteristiche più vere di una persona che ha davvero una libertà interiore tale da non dipendere più dalle circostanze che vive. Se la vita di una persona dipende dai risultati, ciò significa che la sua vita dipende dalle sue circostanze. Ma quando le circostanze sono avverse? Dovranno forse esse decidere al posto nostro? Gesù ci dice e ci dimostra che non è così, perché si può vivere fino al punto di non dipendere più dall'apparenza dei condizionamenti in cui siamo calati, ma da una rivoluzione interiore che può scatenarsi paradossalmente proprio nelle circostanze più difficili» (don Luigi Epicoco).

 

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