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TESTO Due Paracliti per una vita secondo lo Spirito.

diac. Vito Calella

Pentecoste - Messa della Vigilia (08/06/2025)

Vangelo: Gv 7,37-39 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 7,37-39

37Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva 38chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». 39Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato.

Abbiamo due Paracliti: il Cristo risuscitato e lo Spirito Santo.

In questa solennità di Pentecoste «la nostra anima benedice il nostro Dio e il nostro Signore dicendo quanto Egli è grande» (Sal 103,1), perché Dio Padre, mediante la morte e risurrezione di Gesù, suo Figlio amato, «ci ha dato un altro Paraclito (Difensore), affinché possa rimanere sempre con noi» (cfr. Gv 14,16: prima promessa dello Spirito). Fino all'ultimo respiro della nostra esistenza in questo mondo, lo Spirito Santo è «sempre con noi». Il primo Paraclito è Gesù Cristo stesso, nostro «cammino, verità e vita» (Gv14,6), come attesta la prima lettera di Giovanni 2,1: «Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno pecca, abbiamo un Paraclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto».

Abbiamo due Paracliti per affrontare la nostra lotta tra una vita secondo la carne e una vita secondo lo Spirito.

Non vogliamo peccare, vogliamo vivere relazioni rispettose con noi stessi, con gli altri, con tutte le creature della nostra meravigliosa casa comune che è la natura, con l'immensa varietà delle sue specie.

Vogliamo sperimentare la «pace» che il Cristo risuscitato ci ha offerto fin dalla Pasqua, quando apparve ai suoi discepoli e disse due volte: «La pace sia con voi» (Gv 20,19.21).

Ma il peccato è sempre «in agguato alla porta del nostro cuore» (Gn 4,7). Sì: la radice del male è il nostro egoismo e viviamo in una situazione costante di lotta interiore oscillante tra «una vita secondo la carne e una vita secondo lo Spirito», come ci insegna la Parola di Dio attraverso l'esperienza dell'apostolo Paolo. Nella lettera ai Galati, Dio, per mezzo dell'apostolo, ci esorta dicendo: «Vi esorto: lasciatevi sempre guidare dallo Spirito e non soddisfate mai il desiderio della carne. Perché ciò che la carne desidera è contro lo Spirito, e ciò che lo Spirito desidera è contro la carne: sono l'opposto l'uno dell'altro, e perciò non sempre fate quello che vorreste fare» (Gal 5,16-17). Lo stesso apostolo, scrivendo ai Romani, fa la sua professione di fragilità e vulnerabilità: «Non riesco a capire ciò che faccio: infatti io faccio non quello che voglio, ma quello che detesto. Ora, se faccio quello che non voglio, riconosco che la Legge è buona; 17quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: in me c'è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Dunque io trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti nel mio intimo acconsento alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che combatte contro la legge della mia ragione e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra. Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?» (Rm 7,15-24). Ognuno di noi vive questa lotta interiore! In ogni momento siamo indotti a soddisfare numerosi desideri provenienti dai nostri istinti, sentimenti e pensieri egoistici. Per quanta buona volontà abbiamo, inciampiamo continuamente e ognuno di noi è un potenziale artefice di quelle opere della carne, che sono presentate nella lista di Gl 5,19b-21a: «immoralità sessuale, impurità, oscenità, idolatria, stregoneria, inimicizia, contesa, gelosia, intrigo, discordia, fazioni, invidia, ubriachezza, orgie e simili». Tutto questo soffoca e nega la vera esperienza di pace donata a ciascuno di noi dal Cristo risuscitato! Possiamo fare della nostra vita un inferno, perché per difendere gli interessi del nostro IO possiamo usare e abusare delle nostre relazioni con gli altri, senza caratterizzarle con gli atteggiamenti che sono il frutto dell'azione dello Spirito Santo, cioè: «amore, gioia, pace, pazienza, bontà, lealtà, mitezza, autocontrollo» (Gal 5,22-23a). La Parola di Dio ci avverte: «Coloro che vivono secondo la carne non possono compiacere Dio» Noi, invece, essendo qui per celebrare il giorno del Signore, vogliamo scegliere di «non vivere secondo la carne ma secondo lo Spirito», rafforzando la consapevolezza che «lo Spirito di Dio abita veramente in noi» (cf. Rom 8,8-9a). Papa Francesco, nell'esortazione apostolica "Gaudete et exultate" sulla chiamata alla santità nel mondo di oggi, scrive quanto segue al n. 42: «Neppure si può pretendere di definire dove Dio non si trova, perché Egli è misteriosamente presente nella vita di ogni persona, nella vita di ciascuno così come Egli desidera, e non possiamo negarlo con le nostre presunte certezze. Anche qualora l'esistenza di qualcuno sia stata un disastro, anche quando lo vediamo distrutto dai vizi o dalle dipendenze, Dio è presente nella sua vita. Se ci lasciamo guidare dallo Spirito più che dai nostri ragionamenti, possiamo e dobbiamo cercare il Signore in ogni vita umana».

Abbiamo due Paracliti per indossare l'armatura di Dio ed essere vincitori facendo prevalere la vita secondo lo Spirito

Nella lettera agli Efesini la Parola di Dio ci invita a indossare l'armatura di Dio: «Rafforzatevi nel Signore e nel vigore della sua potenza. Indossate l'armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo. [...] State saldi, dunque: attorno ai fianchi, la verità; indosso, la corazza della giustizia; i piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace. Afferrate sempre lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutte le frecce infuocate del Maligno; prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio. In ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, e a questo scopo vegliate con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi» (Ef 6,10-11.14-18).

Preghiamo costantemente nello Spirito Santo per rafforzarci in Cristo Gesù, nella potenza della sua forza per afferrare lo scudo della nostra fede in lui, perché «nessuno può dire: Gesù è Signore se non nello Spirito Santo» (1Cor 12:3b)! La spada dello Spirito Santo, nostro Paraclito difensore contro le trappole del nostro egoismo e del diavolo è la Parola di Dio. «Amiamo il Signore, mantenendo la sua Parola, che è la Parola di Dio Padre» perché il custodire la Parola di Dio nel nostro cuore e nella nostra mente ci fa scoprire che il nostro corpo è la dimora del Padre, unito al Figlio nello Spirito Santo (cf. Gv 14,23b).

Preghiamo costantemente che lo Spirito Santo, nostro difensore, ci «insegni tutto e ci ricordi tutto ciò che esce dalla bocca di Gesù» (cfr. Gv 14,26) e ci dia «i sandali dello zelo per annunciare a tutti la buona novella della pace» (Ef 6,15).

Abbiamo due Paracliti per scoprire i doni della riconciliazione e della Chiesa.

E la buona notizia della pace ci viene offerta attraverso la scoperta di due doni meravigliosi, che ci vengono costantemente offerti: il dono della riconciliazione e il dono di essere membri viventi del corpo ecclesiale.

Il Cristo risuscitato, nel giorno di Pasqua soffiò lo Spirito Santo sugli apostoli per farli strumenti della grazia divina. Quindi, attraverso il ministero degli apostoli e dei loro successori, possiamo ricevere il dono della riconciliazione attraverso il sacramento dell'Eucaristia e il perdono dei peccati (cfr. Gv 20,22-23).

Essendo perdonati, riconciliati con Dio e con gli altri, lo Spirito Santo riavvia la nostra consapevolezza di essere tutti «figli amati di Dio Padre, potendolo chiamare “Abbà”» (cf. Rom 8,15-16). Così scopriamo e valorizziamo la forza vitale del nostro perseverare in comunione in un gruppo, in una comunità, nella Chiesa, aiutandoci e intercedendo gli uni per gli altri per il successo della nostra lotta spirituale alla liberazione da tutti i nostri vizi e forme di schiavitù. L'esperienza della comunione ecclesiale che ci sostiene e ci libera è frutto dell'azione dello Spirito Santo, perché «a ciascuno di noi è data la manifestazione dello Spirito in vista del bene comune» (1 Cor 12,7). E ciascuno di noi è invitato a trovare il suo posto specifico come membro del corpo ecclesiale di nostro Signore Gesù Cristo, per divenire, in comunione con gli altri, importante strumento della realizzazione del regno di Dio di pace e giustiza nella realtà in cui vive.

 

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