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TESTO “SIATE REALISTI: CHIEDETE L'IMPOSSIBILE”

padre Ezio Lorenzo Bono   Home Page

Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (08/06/2025)

Vangelo: Gv 14,15-16.23-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,15-16.23-26

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

I.

Ci sono momenti nella storia in cui irrompe una novità, qualcosa si rompe, e non si può più tornare indietro. Uno di questi momenti fu la “rivoluzione culturale” del 1968. Un anno diventato simbolo. Il simbolo di una scossa profonda che attraversò il mondo intero: dalle università alle fabbriche, dalle parrocchie alle piazze, dalla musica alla politica. Tutto era in movimento. In Francia, nel maggio '68, gli studenti occuparono la Sorbona, le strade di Parigi si riempirono di cortei, barricate, dibattiti e sogni. Si chiedeva la fine dell'autoritarismo, la liberazione del desiderio, la rivoluzione dei costumi. Sui muri apparvero scritte come: “L'immaginazione al potere”, “Vietato vietare”, “Siate realisti: chiedete l'impossibile”. In America Latina, la tensione fra giovani e potere divenne drammatica. In quegli anni sorsero le varie filosofie, pedagogie e teologie della liberazione, che cercavano giustizia per i poveri e voce per gli ultimi. In Messico, il 2 ottobre 1968, migliaia di studenti si riunirono nella piazza di Tlatelolco per manifestare pacificamente per la libertà, giustizia, un futuro diverso, ma l'esercito aprì il fuoco sulla folla e furono uccisi centinaia di giovani. In Brasile, sotto la dittatura militare, le proteste venivano represse. Eppure cresceva, nelle comunità ecclesiali di base, il desiderio di libertà, di vangelo incarnato, di un popolo cosciente. Negli Stati Uniti, si marciava contro la guerra del Vietnam e per i diritti civili. Quell'anno fu assassinato Martin Luther King. Ma il suo sogno restava in piedi, sulle labbra di giovani che ancora gridavano: “I have a dream”. Intanto, esplodeva la cultura hippie, il Festival di Woodstock, la contestazione di un'America borghese e armata. La musica diventava messaggio: da Bob Dylan a Joan Baez, da Janis Joplin ai Beatles. In Italia, gli studenti occuparono le università e il '68 divenne anche “autunno caldo” nelle fabbriche. Si discuteva ovunque: sul lavoro, sull'educazione, sulla famiglia, sulla fede. Cambiarono i rapporti tra genitori e figli, tra uomini e donne, tra preti e laici. Anche nella Chiesa ci fu una rivoluzione: il Concilio Vaticano II, appena concluso, trovava nuovi interpreti tra chi desiderava una Chiesa meno clericale e più profetica. Tutto sembrava possibile. Dietro quel fermento c'erano anche pensatori che ispiravano quel vento di cambiamento: Herbert Marcuse, con la sua critica alla “tolleranza repressiva” e al conformismo delle società moderne; Jean-Paul Sartre, che difendeva l'impegno dell'uomo libero; Michel Foucault, che smascherava i meccanismi di potere nascosti nei saperi; Ivan Illich, che denunciava le forme oppressive dell'educazione e perfino della religione istituzionalizzata. Certo, non tutto fu luce: ci furono anche ombre, derive ideologiche, violenze, utopie cieche. Alcuni sogni si infransero contro la realtà. Ma qualcosa accadde. Una generazione si svegliò. Il mondo fu attraversato da una scossa.

II.

I discepoli, dopo l'ascensione di Gesù, si erano richiusi nel cenacolo per paura. Avevano visto il Risorto, sì... ma erano ancora fermi, bloccati, paralizzati. Ed ecco l'irruzione dello Spirito Santo: un fuoco, un vento impetuoso, una forza che spalanca porte, scioglie le lingue, accende i cuori. La Pentecoste non fu un evento tranquillo, fu un'esplosione spirituale. Da lì iniziò la vera “Chiesa in uscita”: in uscita dal cenacolo, in uscita dalle paure, in uscita verso il mondo. Immaginiamo l'euforia di quegli uomini innamorati di Cristo, la meraviglia di essere sorpresi dal dono delle lingue, di voler amare fino a donare la vita. I discepoli ricevono una forza nuova, che li rende liberi, audaci, indomabili. Come aveva promesso Gesù: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito, perché rimanga con voi per sempre”. Quella forza li accompagnerà fino al martirio. Tutti loro daranno la vita. Nessuno tornerà più indietro.

III.
In conclusione.

Si dice che tutti nascono incendiari... e muoiono pompieri. Tanti uomini e donne che negli anni '60 volevano cambiare il mondo... oggi si preoccupano invece se per cena ci sarà la minestrina. Quei piedi che correvano instancabili dietro cortei e barricate, ora aspirano solo al comfort delle pantofole. Quei cuori connessi tra loro che si battevano per grandi ideali, ora si accontentano di una connessione Wi-Fi che non salti.

Ma la Pentecoste torna ogni anno per ricordarci che non è finita, che lo Spirito è sempre pronto a incendiare, che Dio non smette di fare nuove tutte le cose, che anche oggi possiamo essere Chiesa viva, ardente, in cammino. La Chiesa non ha bisogno solo di aggiornamenti o di mantenere le sue strutture: ha bisogno di cuori che ardono e non di cristiani seduti sul divano della sala d'attesa della morte. E allora invochiamolo davvero, questo Spirito: “Vieni, Spirito Santo, scuotici, svegliaci, incendia ciò che si è spento. Fai saltare le abitudini, spezza le paure, riaccendi la passione. Ridacci la giovinezza del cuore”.

Se i giovani del '68 scrivevano sui muri “Siate realisti: chiedete l'impossibile”, anche noi, giovani eterni dello Spirito, chiediamo l'impossibile. Ma non con l'ingenuità di chi sogna senza radici, bensì con la fede di chi sa che Dio è capace di fare nuove tutte le cose. Perché non è mai troppo tardi per amare di più. Non è mai troppo tardi per credere ancora. Non è mai troppo tardi per ricominciare. Anche se le mani tremano, possono ancora accarezzare. Anche se il passo è lento, può ancora camminare verso l'altro. Anche se il cuore è stanco, può ancora ardere d'amore.

La Pentecoste è una chiamata che ti interpella ancora oggi, è una chiamata che non ha età. Non conta quanti anni hai, ma quanto fuoco arde ancora nel tuo cuore.

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