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TESTO Sguardo rivolto al cielo con piedi fissi a terra

don Michele Cerutti

Ascensione del Signore (Anno C) (01/06/2025)

Vangelo: Lc 24,46-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,46-53

46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».

50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia 53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Il tempo pasquale segna gli ultimi passi e raggiunge il suo apice con il mistero dell'Ascensione per poi raggiungere la pienezza con il dono dello Spirito Santo a Pentecoste.

Lo diciamo nel Credo, a volte forse un po' distratti: “è salito al cielo e siede alla destra del Padre”.

Quel Gesù, Figlio di Dio, che si è incarnato ed è entrato nella nostra Storia, si è sottoposto all'ignominia della Croce, è risorto da morte, facendosi compagno dei suoi discepoli presi dalla tristezza e dall'angoscia, ora sale alla destra del Padre.

Non ci lascia soli e chiede di attendere la ormai prossima venuta del Paraclito.

Inizia il tempo della responsabilità. Inizia il tempo della Chiesa, il tempo della missione.

Gli angeli sono chiari: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?»

L'invito che ci viene fatto è quello del procedere, sulla sorta dei suoi insegnamenti, nella missione.

Ora spetta a noi annunciare al mondo che Cristo è morto ed è risorto.

Quindi da un lato chiamati a vivere in maniera responsabile e dall'altra chiamati a vivere la perseveranza.

Non mancano le prove e in 2000 anni di Chiesa i cristiani lo hanno capito da subito.

Lo dimostra la schiera dei martiri che hanno donato la loro vita per il Vangelo.
Tempo questo in cui riscoprire anche l'unità tra di noi.

Unità che si è infranta nella storia che ha portato gli stessi cristiani anche a duri contrasti.

In tempi, come quelli che viviamo, che possiamo definire cattivi, che vedono guerre in molte zone del mondo, dove i toni tra gli uomini sono sempre più alti, abbiamo la chiamata come cristiani a essere più uniti per mostrare al mondo che la pluralità è un dono e che non è un intralcio.

Tempi in cui l'annuncio non può essere annacquato assolutamente, ma la credibilità del messaggio è importante.

Questo è il momento in cui abbandonare ogni paura perché abbiamo la garanzia della presenza di Gesù che, nell'Ultima Cena, ci ha detto: Io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo.

Lo fa donandoci lo Spirito, come rivivremo tra qualche giorno, con la Pentecoste.

Invochiamolo il dono del Paraclito cercando le belle preghiere che qua e là possiamo trovare in Internet o nei libri di orazione dei grandi maestri della spiritualità, come i Papi e i Santi.

Lo Spirito ci aiuta a tenere viva la memoria di Gesù perché proprio da Lui attinge.
Tempo questo che avrà la verifica finale.

Sempre gli angeli affermano: «Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo».

Lo diciamo nel Credo, forse sempre in maniera distratta: “di là verrà a giudicare i vivi e i morti”.

Non dobbiamo avere paura. Matteo nel suo Vangelo ci viene in aiuto, il suo giudizio si atterrà sul bene fatto tra di noi.

Piccoli gesti che condiscono le nostre giornate con tutte le piccole e grandi attenzioni che versiamo al nostro prossimo.

Forza sembra dirci la Parola oggi non limitatevi a fissare il cielo, ma guardate dritto i sentieri che il cielo stesso traccia sulla strada del mondo.

Prepariamoci a ricevere quindi l'armatura per camminare speditamente ovvero il dono dello Spirito.

Rinnovo quindi l'invito in questi giorni ad invocarlo molto e quindi non ci confonderemo.

 

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