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TESTO Commento su At 25, 13-21

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Venerdì della VII settimana di Pasqua (06/06/2025)

Brano biblico: At 25, 13-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 21,15-19

15Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 17Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Come vivere questa Parola?
Il capitolo 25 del libro degli Atti prepara l'ultimo discorso pubblico di Paolo. Ancora una volta l'Apostolo coglie l'occasione per «annunciare il vangelo» al re Agrippa. Fedele alla missione, Paolo non perde l'opportunità di dire il motivo vero per il quale lui si trova in custodia e pronto per essere deferito all'Imperatore al cui giudizio si è appellato.
La parola di Paolo è diretta e persuasiva, al punto che - noi non leggiamo questo passaggio - lo stesso re si sente quasi pronto ad aderire al messaggio di Paolo, alla luce della sua vicenda straordinaria che viene presentata con la terza versione del racconto della sua conversione.
Interessante è la sovrapposizione della storia umana con la storia della salvezza. L'appello presentato da Paolo per ricorrere all'Imperatore sembra questione strettamente giuridica, fortuita; mentre è l'espressione dell'accoglienza della volontà di Dio che vuole «che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza piena della verità». Paolo interpreta in questo secondo senso i fatti che gli sono accaduti e quello che lo attende andando a Roma.

Signore Gesù, tanti sono gli ostacoli che incontriamo nel nostro cammino, perché il nemico con i suoi raggiri viene a sconvolgere nei nostri cuori le tue diritte vie della fede. Non lasciarci mancare, Signore, il conforto e la luce dello Spirito Santo affinché, con animo risoluto e pieno di gioia, testimoniamo il tuo mistero di salvezza e attiriamo tutti al tuo immenso amore (Anna Maria Canopi).

La voce di una badessa
“Paolo poteva davvero dire: «Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno» (Fil 1,21). Continuamente condotto davanti ai tribunali, continuamente accusato, egli si ritiene un privilegiato, perché come Cristo è stato innocentemente accusato, e può così partecipare della sua umiliazione. Tutto ciò che gli preme è affermare e proclamare la verità che gli è stato dato di conoscere per grazia. Le sue vicende di prigioniero e di condannato, che deve passare da un tribunale all'altro per essere poi inviato a Roma, diventano così un viaggio missionario di evangelizzazione”
Anna Maria Canopi, La loro voce percorre la terra. Lectio divina sugli Atti degli Apostoli, San Paolo, Cinisello B.mo 2022

Don Stefano Vanoli SDB - svanoli@salesiani.it

 

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