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TESTO Commento su At 22,30; 23,6-11

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Giovedì della VII settimana di Pasqua (05/06/2025)

Brano biblico: At 22,30; 23,6-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Come vivere questa Parola?
«Coraggio!». Che bello sapere che il Signore è vicino e non abbandona i propri amici nel momento della prova. Ed è interessante notare come Paolo non sia un rassegnato e che, pur nella prigionia, sa estrarre dal proprio bagaglio culturale le parole giuste per fronteggiare chi lo accusa. La narrazione riprende un tema già noto in occasione del processo a Gesù quando Pilato, di fronte ai rappresentanti del Sinedrio, manifesta l'intenzione di liberarlo perché ha valutato l'infondatezza dell'impianto mosso contro di Lui. Qui tutto è sotto il segno della Provvidenza che farà sì che Paolo giunga a Roma affinché anche là possa dare testimonianza al Vangelo.

Signore Gesù, che ti sei fatto vicino a Paolo per consolarlo e per rinnovare in lui il patto della tua fedeltà, donaci un po' della “furbizia” e dell'ardore missionario dell'Apostolo delle genti perché sappiamo leggere nelle pieghe della storia il tuo intervento e riconoscere sempre la tua presenza provvidente.

La voce di Papa Francesco
“Paolo aveva dentro un fuoco, uno zelo che lo portava avanti. E non si tirava indietro, con una passione che lo portò ad affrontare anche molte difficoltà. Il gruppo degli stessi nemici che si opposero a Gesù - farisei, dottori della legge, anziani del tempio, gli anziani, i sadducei - volevano farlo fuori. Un'ostilità che si è manifestata tante volte, non un'unica volta. Ma perché volevano eliminarlo? Perché Paolo portava il vero annuncio di Gesù, quello che il Signore voleva per il suo popolo.
Ecco quindi che Paolo viene portato a giudizio.
Lo Spirito ispirò a Paolo un po' di furbizia. L'apostolo sapeva che fra loro c'erano tante lotte interne. Perciò egli disse: «Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei. Sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dai morti». Le sue parole ebbero l'effetto sperato: infatti scoppiò una disputa tra i farisei e i sadducei e l'assemblea.
Questa gente aveva perso la legge, aveva perso la dottrina, aveva perso la fede, perché l'avevano trasformata in ideologia e quando la legge divenne ideologia, s'indebolisce. La stessa cosa accade riguardo alla fede e alla dottrina.
Si legge, infine, che «la notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: “Coraggio. Come hai testimoniato a Gerusalemme le cose che mi riguardano, così è necessario che tu dia testimonianza anche a Roma”». Incontriamo qui la dimensione della preghiera. Paolo aveva questa intimità con il Signore. Addirittura una volta lo stesso Paolo afferma che era stato portato quasi al settimo cielo, nella preghiera, e non sapeva come dire le cose belle che aveva sentito lì.
Questo lottatore, questo annunciatore senza fine di orizzonte possedeva la «dimensione mistica dell'incontro con Gesù». E la sua forza era proprio questo incontro con il Signore, che faceva nella preghiera, come è stato il primo incontro sul cammino per Damasco, quando andava a perseguitare i cristiani. Paolo è l'uomo che ha incontrato il Signore, che si lascia incontrare dal Signore e cerca il Signore per incontrarlo: un uomo di preghiera”
Francesco, Meditazione mattutina nella cappella della Domus Sanctae Marthae, 1 giugno 2017

Don Stefano Vanoli SDB - svanoli@salesiani.it

 

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