TESTO Commento su Giovanni 17,11-19

I versetti di questo vangelo ci dicono tutta la premura di Gesù per noi. La sua missione terrena sta per volgere al termine e la sua preghiera al Padre è che ci custodisca dal maligno. E che cos'è che ci custodisce? L'unità! Essere una cosa sola, così come Lui è una cosa sola con il Padre. Noi abbiamo bisogno di essere custoditi dal maligno che è appunto il divisore per eccellenza, colui che divide. Mentre la volontà di Dio è che tutti siamo una cosa sola, il diavolo tenta di dividerci, di metterci l'uno contro l'altro. Non è forse ciò che viviamo sotto tanti aspetti? Quante divisioni! Quante famiglie divise, quante amicizie, quante comunità, quante parrocchie. Spesso ci si divide per cose futili: i terreni, le case, l'eredità, il primo posto in parrocchia, l'incarico in comunità... ma davvero vale la pena perdere le persone piuttosto che le cose? La domanda che il Signore rivolse a Caino («dov'è tuo fratello?») e la risposta di questi («sono forse io il custode di mio fratello?»), attraversa i secoli e ci interpella. Sì, siamo chiamati ad essere custodi dei nostri fratelli, delle nostre sorelle, siamo chiamati ad essere custodi delle cose belle che Dio ci ha donato!

«Gesù dice al Padre: “Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo» (Gv 17,1619). Domando: cosa significa «consacrare» in questo caso? Anzitutto bisogna dire che «Consacrato» o «Santo», è propriamente solo Dio. Consacrare quindi vuol dire trasferire una realtà - una persona o cosa - nella proprietà di Dio...; e dall'altra questa segregazione, questo trasferimento alla sfera di Dio, ha il significato proprio di «invio», di missione: proprio perché donata a Dio, la realtà, la persona consacrata esiste «per» gli altri, è donata agli altri» (Benedetto XVI).