TESTO Commento su Gv 10,27-30
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IV Domenica di Pasqua (Anno C) (11/05/2025)
Vangelo: Gv 10,27-30

«27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».
Come vivere questa Parola?
Questa parola di Gesù ci invita a riflettere sulla relazione speciale che abbiamo con Lui e con Dio Padre. Le sue pecore, cioè noi, ascoltano la sua voce, lo conoscono e lo seguono con fiducia. Gesù ci promette la vita eterna e ci assicura che nessuno potrà strapparci dalla sua mano o da quella del Padre. È un messaggio di grande sicurezza e amore, che ci invita a confidare pienamente in Lui.
Per vivere questa parola, possiamo cercare di ascoltare di più la voce di Gesù nella nostra vita, attraverso la preghiera, la lettura del Vangelo e le azioni di amore verso gli altri. Ricordiamoci che siamo nelle mani di un Padre più grande di tutto, e che nulla potrà separarci dal suo amore. Questa consapevolezza ci dà pace e ci aiuta a vivere con fiducia, sapendo di essere amati e protetti.
Io sono il buon pastore e do la mia vita per le pecore Alleluia. (Gv 10,14-15)
La parola del Papa Franscesco
Il Vangelo della Liturgia di oggi ci parla del legame che c'è tra il Signore e ciascuno di noi (cfr Gv 10,27-30). Per farlo, Gesù utilizza un'immagine tenera, un'immagine bella, quella del pastore che sta con le pecore. E la spiega con tre verbi: «Le mie pecore - dice Gesù - ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono» (v. 27). Tre verbi: ascoltare, conoscere, seguire.
Sr. Cleonice Lourenço - info@sanbiagio.org