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TESTO L' amore comandato, camminato insieme

don Andrea Varliero

V Domenica di Pasqua (Anno C) (18/05/2025)

Vangelo: Gv 13,31-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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31Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Tra tradimento e rinnegamento. Tra un fratello, Giuda, appena uscito a denunciare Gesù come impostore, e un altro fratello, Pietro, che tra poco volterà lo sguardo altrove, dopo una vita insieme si limiterà a dire con labbra serrate: «Non lo conosco». Tra queste due sponde umane, tra questi due profondi abissi, scorre il comandamento dell'amore. Mentre negli altri vangeli qui è narrata l'istituzione dell'Eucarestia, «questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue», nel vangelo secondo Giovanni incontriamo «amatevi gli uni gli altri»: il suo Corpo eucaristico diventa l'amore gli uni per gli altri.

È un comandamento nuovo, davvero. Si potrà mai ordinare di amare? Si potrà mai dettare il voler bene? Di prescriverlo, di renderlo obbligatorio, di imporlo, l'amore? No, l'amore non si impone, né si obbliga, l'amore semplicemente è co-mandato, è mandato insieme: lo si può unicamente vivere cercando di camminare insieme, come compagni di viaggio. È un passo e un viaggio con tante fatiche, tanti sentieri sbagliati, tanti errori e cadute, ma con l'infinita pazienza a ricominciare, insieme. Ed è nuovo. Finora ci è stato suggerito: «Ama chi ti fa del bene e combatti chi ti è nemico», due pesi e due misure; «ama Dio e ama il tuo prossimo», due binari paralleli. Da una parte amare Dio e dall'altra odiare il nostro simile, oppure sentire Dio un rifugio alla fatica che il nostro simile pone, oppure amare soltanto chi la pensa come me: è tempo di un comandamento nuovo, «amatevi». La preghiera, il silenzio, la liturgia, la Messa che celebriamo, diventeranno autentici se saranno più umanizzanti, se ci doneranno più empatia, più desiderio di vita, più passione, più pace. Il suo corpo vivo è il nostro amore vivo per l'umano.

«Come io ho amato voi». In quel “come” intravvedo il suo stile, il suo sguardo forte e mite nel gestire la realtà e le relazioni. «Come», non quanto. Come Lui, che ha posto fiducia in ogni persona, specialmente nel nemico, nell'ostile, nel traditore, nel rinnegatore, che ha vissuto come motore della vita non la sfiducia o l'indifferenza, ma la concreta capacità di empatia, tanto nelle cose grandi come in quelle che sembrano briciole, piccoli dettagli. La fatica più grande che percepisco è quando innalziamo muri, quando non riusciamo più a metterci al posto dell'altro, quando non ci domandiamo più che cosa stia provando, di cosa abbia bisogno, quale desiderio darebbe sollievo al suo animo, che cosa ne farebbe riaccendere il sorriso. «Come io ho amato voi»: non dice come io ho giudicato voi, non ha usato come metro il giudizio insindacabile, ma ha intonato una disponibilità vera ad ascoltare e capire. «Come io ho amato voi» ci insegna che amare non è sufficiente, occorre farlo con eleganza. Che dare tanto per dare non basta, bisogna farlo con delicatezza. Che rivendicare tutto come un diritto non è sensato: siamo chiamati a praticare con maggior impegno l'arte della gratitudine, il grazie.

Ci riconosceranno da questo, dalla nostra umanità. Vivo giorni che hanno perso di vista parole come essenziali come “attenzione”, “empatia”, “responsabilità reciproca”. Vivo giorni in cui l'umanità e l'umanesimo sembrano arretrate in trincea, mentre il totalitarismo indifferente sembra avanzare. Il comandamento dell'amore non è una pietà privata, un piccolo orticello fuori dal mondo; diventa necessario a questi nostri giorni, come resistenza civile. Quel comandamento viene a gridare dentro di me un qualcosa che mi ferisce, viene a bruciare sulla piaga come il sale, viene a disinfettare la ferita aperta come perossido di idrogeno. Viene a gridare di non permettere che il tradimento definisca la nostra vita. Viene a gridare di non lasciare che la paura ci renda crudeli. Viene a gridare di non consentire alla cultura di insegnarci a odiare. Viene a gridare di non disumanizzare quanti la pensano in modo diverso, quanti sono dall'altra parte della frontiera.

«Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli»: da questo ci riconosceranno, dal nostro rifiuto di abbandonare l'amore, quando l'amore sembra impossibile da trovare. Ci riconosceranno perché avremo resistito alla tentazione di tirare i remi in barca, ci riconosceranno nel nostro aver continuato ad amare, nonostante tutto e tutti. Abbiamo ascoltato di cieli nuovi e di una terra nuova nell'Apocalisse, della tenerezza immensa di un Dio che asciuga le lacrime dai nostri volti. Di un mondo di guerra e di violenza, di morte, che è passato. Unica porta aperta a questo nuovo mondo sta racchiuso qui, in questo corpo: «Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi».

 

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