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TESTO La gloria di Dio nell' amore

padre Gian Franco Scarpitta   Chiesa Madonna della Salute Massa Lubrense

V Domenica di Pasqua (Anno C) (18/05/2025)

Vangelo: Gv 13,31-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 13,31-35

31Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

La gloria di Dio è ciò che di Dio è più esaltante. Il termine infatti indica la presenza maestosa e imperante di Dio, creatore e provvidente, che sovrasta l'uomo, il suo fulgore e la sua potenza. Di fronte a tanta magnificenza divina, l'uomo non può che chinarsi e rendere onore e tale in effetti sarebbe l'atteggiamento dovuto da parte nostra a Dio e alla sua maestà. Dio, considerato in se stesso, è sempre Dio e l'uomo e l'uomo. Dio è sempre il Tutto, anche se nella sua rivelazione entra nel frammento e siamo invitati a guardare in Cristo (e nelle bellezze peculiari del vissuto e della storia) un tassello della Perfezione e della grandezza (von Balthasar). Nel brano del vangelo di Giovanni ci viene reso manifesto, comunque, che la gloria divina non si è rivelata in modo impietoso e non ha impattato nella nostra storia. A manifestare la gloria di Dio è stato Gesù Cristo, suo Figlio fatto uomo, che ha esplicitato la sua grandezza e il suo splendore nelle sue parole e nelle sue opere. Gesù ha diffuso il mondo la gloria divina, la sua grandezza e la sua signoria, che tuttavia si manifesta negli atti di amore e di misericordia, nella propagazione della giustizia e della pace. Una frase attribuita a S. Ireneo dice che “la gloria di Dio è l'uomo vivente”. Dio palesa cioè la sua grandezza e la sua magnificenza prendendosi cura della sua creazione e soprattutto dell'uomo, che è al centro di essa. La vita umana è cioè un riflesso della gloria divina, e Cristo, Dio fatto uomo lo ha rivelato nella sua vita pubblica, nei suoi insegnamenti, nelle sue parole e soprattutto nelle sue opere. Dio “stato glorificato in Gesù”, cioè ha potuto manifestare al mondo la sua gloria per mezzo di lui.

Queste parole Gesù le pronuncia quando Giuda è uscito dalla stanza in cui tutti gli apostoli erano riuniti per attuare il suo piano di tradimento e di consegna del Maestro. Quando cioè stava per incombere l'impero delle tenebre (Lc 22, 53) che segnava il destino di Gesù verso il Golgota. In questo evento particolare, l'autoconsegna e la morte si svela la vera gloria e la grandezza di Dio, cioè nel suo amore indefesso per l'uomo fino al sacrificio. Dio è maestoso, immenso, grandioso e la sua gloria pervade l'universo (Sap 7, 22 e ss), ma la sua gloria non è dissociata dall'intervento di edificazione dell'uomo; essa anzi si manifesta proprio nell'amore verso l'uomo, quello indubbio e consolidato, inequivocabile ed estremo, cioè la morte del suo Figlio Gesù sulla croce. Anche Gesù, passando poi dalla morte alla resurrezione, sarà glorificato dal Padre che lo innalzerà ad di sopra di ogni creatura. Gesù sarà partecipe della gloria del Padre che lo esalterà e lo renderà degno di lode e di onore nella misura in cui egli si era umiliato. Sarà chiamato poi alla “destra del Padre”, cioè nell'immensità della grandezza divina una volta che sarà asceso al Cielo. Gesù rende gloria a Dio nella passione e nella morte che espia i peccati del mondo; diviene però partecipe della stessa gloria nella resurrezione. Ma in tutto questo Gesù vuole che anche noi partecipiamo della medesima relazione di gloria fra lui e Dio Padre, che vi prendiamo parte attiva, che vi siamo associati e inseriti e che guadagniamo gli stessi meriti, oltre che compartire la stessa croce. Siamo chiamati ad essere con lui “una cosa sola, come lui e il Padre sono una cosa sola”(Gv 19, 22 - 24) per partecipare della stessa comunione di amore che li lega sin dall'eternità.

E l'amore è appunto il procedimento con il quale possiamo inserirci in questo grandioso progetto di salvezza. Per essere partecipi anche noi della gloria divina non occorre che vi speculiamo astrattamente o che ne studiamo tutti i particolari o ne scrutiamo le profondità con l'intelletto: occorre semplicemente che ci amiamo gli uni gli altri, come Gesù stesso ci ha amati. Non c'è altra risorsa che l'amore per essere figli di Dio, se non l'amore vicendevole sincero, premuroso, operoso e denso di contenuto, che aliena ogni doppiezza, falsità e perversità. L'amore umile, paziente e misericordioso che abbiamo ricevuto dall'eroismo di Cristo che siamo chiamati ad esternare gli uni agli altri con altrettanto eroismo. Con l'amore si ottiene anche tenacia, perseveranza e coraggio apostolico, elementi descritti come necessari nella prima Lettura per affrontare le tribolazioni per entrare nel Regno di Dio e che di fatto accoglie tutte le sfide e le avversità perché questo Regno davvero si renda presente nella vita degli uomini. Nella missione infatti occorre sempre motivarci nella fede, o meglio consolidare la fede stessa e renderla sempre più salda affinché non possiamo vacillare. L'amore che Gesù ha dato nello Spirito Santo agli apostoli e con il quale la Chiesa si organizza man mano che la comunità cristiana cresce numericamente, realizza la comunione, supera tutte le difficoltà, accresce sempre più la creatività e rende solidali nella missione. Quello che Gesù ha dato a ciascuno di noi, chiamati a vivere della gloria per vincere le tribolazioni e le prove ed entrare così nel Regno.

 

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