TESTO LA VOCE
padre Ezio Lorenzo Bono Home Page
Lunedì della IV settimana di Pasqua - anno A (12/05/2025)
Vangelo: Gv 10,1-10

1«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Vi sarà certamente capitato, almeno una volta, di trovarvi in un luogo affollato, con tante persone che parlano, e di riconoscere all'improvviso la voce di qualcuno in particolare. Anche senza vedere quella persona, la identifichiamo perché ogni voce è inconfondibile. Ciascuno di noi, infatti, ha una voce unica, determinata da fattori fisici come la forma delle corde vocali, la struttura della gola e della bocca, e il modo in cui queste parti interagiscono per produrre il suono. Anche quando due voci sono simili, ci saranno sempre differenze sottili che ci permettono di distinguerle.
Qualcosa di simile accade anche alle pecore. C'è un video su YouTube che mostra chiaramente questo fenomeno: alcune persone cercano di chiamare le pecore al pascolo, ma gli animali continuano a brucare senza prestare attenzione. Quando però è il pastore a chiamarle, si voltano subito, riconoscono la sua voce e corrono verso di lui. Proprio come dice Gesù nel Vangelo di oggi: “Le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”.
E noi? In un mondo dove ogni giorno siamo frastornati da un'infinità di voci, bombardati da messaggi, opinioni, slogan, notizie, siamo ancora capaci di riconoscere le parole che davvero meritano di essere ascoltate? Non lasciamoci confondere da voci inutili, che fanno solo rumore e non dicono nulla di significativo. Sono come quelle persone che parlano tanto, ma in fondo non comunicano niente.
Le pecore, spesso ritenute ingenue, in realtà non vanno dietro a chiunque: seguono solo chi riconoscono come degno di fiducia. E noi, con tutta la nostra intelligenza e autonomia, a volte ci lasciamo sedurre da voci che ci allontanano da ciò che conta davvero.
Chiediamo anche noi un po' della saggezza delle pecore: la capacità di riconoscere la voce di Gesù, che ci parla sottovoce, ci sussurra all'orecchio. Ma per ascoltare questo sussurro, dobbiamo creare silenzio attorno e dentro di noi. Altrimenti, saranno le altre voci - effimere, ingannevoli - ad avere la meglio, e rischieremo di finire in balìa di chi non ci conosce e non ci ama.