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TESTO Commento su Giovanni 10,27-30

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IV Domenica di Pasqua (Anno C) (11/05/2025)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

È molto bello il Vangelo di oggi. Una volta, forse, i bambini della vostra età conoscevano molto di più le pecore, i pastori e la vita che conducevano per poter proteggere il gregge...

Oggi si vedono poche greggi ma, chi di voi abita in piccoli paesi, sicuramente ha visto qualche volta tutte quelle pecore che camminano assieme dietro il loro pastore, aiutato da un cane che è molto utile per radunarle tutte...

Allora, per aiutare chi tra voi vive in città e non ha mai visto un gregge di pecore, parliamo un po' di questo tipo di vita.

Io, che abito in una zona del Veneto in cui la pastorizia è ancora praticata, vi assicuro che è bellissimo incontrare un gregge di pecore.

Intanto sono davvero tante, tutte vicine le une alle altre tanto che sembrano sostenersi reciprocamente e tutte assieme vanno verso un'unica direzione: quella indicata dal pastore.

Una volta, mentre ero in automobile, mi sono imbattuta in un gregge che attraversava la strada che stavo percorrendo... non vi dico quanto tempo ho dovuto aspettare prima di riprendere il mio viaggio ma, nel frattempo, è stato molto bello osservare le pecore da vicino. Intanto ho notato il loro colore: non sono bianche come vengono generalmente disegnate... diciamo che sono un bianco “sporco” ed è naturale che sia così perché la loro vita si svolge in mezzo ai campi, sotto la pioggia, nella terra anche infangata... ma la sensazione che davano erano di morbidezza. Infatti, una volta tosate, sapete bene che dal loro manto si ricava la lana per fare quelle maglie così calde che servono a noi per proteggerci dal freddo dell'inverno!

Personaggio fondamentale che conduceva il gregge era il pastore. Ciò che mi ha colpito di questo uomo è stato il fatto che anche lui era sporco come lo erano le pecore. “Mamma mia - ho pensato - che vita difficile farà quell'uomo! Dormirà assieme alle pecore in mezzo ai campi? Come potrà lavarsi? Cosa mangerà? Sarà contento?”. Mentre mi facevo queste domande vedo che il pastore si ferma perché un paio di pecorelle stavano andando in un'altra direzione: erano le ultime del gregge. Con una voce tonante, questo pastore le ha chiamate: non ho capito cosa ha detto, forse le ha chiamate per nome... quello che comunque ho visto è stato un rapido dietro front di queste due pecore che si sono dirette subito verso il pastore. “Caspita - ho pensato - che obbedienti!”. Ma forse la loro non era semplicemente obbedienza... era una dimostrazione del fatto che conoscevano bene il loro pastore, conoscevano la sua voce e sapevano che, se lo avessero seguito, sarebbero state al sicuro.

Poi questo gregge si è fermato in un prato abbastanza vicino a casa mia, una zona che il pastore conosceva bene perché una mia amica, che si chiama Lucia, ogni anno gli dà ospitalità: lo fa entrare in casa, gli permette di farsi la doccia, gli dà dei vestiti nuovi... perché il pastore ha proprio l'odore delle pecore! E penso che immaginiate anche voi che non è troppo piacevole a sentirsi...

Vi ricordate quante volte papa Francesco ha detto che i pastori (cioè i sacerdoti, i vescovi, i cardinali) devono avere lo stesso odore delle pecore? Cosa significa questo?

Che tutti questi ministri di Dio devono puzzare, non lavarsi mai, essere sporchi?

Certo che no! Significa che coloro a cui sta a cuore il popolo di Dio devono stare in mezzo al popolo, vivere le sue esperienze, gioire con esso, piangere con esso... non predicare dall'alto mantenendo le distanze! Ciò che conta è condividere con chi ha bisogno, dare la vita per lui proprio come fa un pastore! Proprio questa è la figura del Vescovo! E così è anche per i Sacerdoti, per i Cardinali e per lo stesso Papa: pastori che servono, che pascolano le pecore e non se stessi, proprio come Gesù.

Dopo tutta questa premessa sono certa che capiamo ancora di più il Vangelo di oggi.

Prima di tutto Gesù, pastore del suo gregge, conosce ciascuno di noi con il nostro nome... e la conoscenza è reciproca: ci fidiamo perché il suo amore è fedele.

Per parlare di se stesso, in un altro brano del Vangelo, Gesù utilizza anche l'immagine della porta: «Io sono la porta delle pecore».

La porta è fatta per essere oltrepassata, serve per entrare in un'altra realtà.
Gesù ha spalancato questa porta per tutti.

Definendosi come porta dà la possibilità di passare attraverso di lui e di ricevere in pienezza la vita eterna perché la nostra meta è il Paradiso!

Ma cos'è la vita eterna? Sentite che cosa ha detto Papa Francesco: “È Gesù che ci salva: se ci apriamo a Gesù lui ci dona la vita eterna! Se siamo peccatori - tutti lo siamo, tutti - chiediamo perdono e andiamo avanti con la voglia di essere buoni: il Signore ci perdona. L'amore di Gesù è grande! L'amore di Gesù è misericordioso! L'amore di Gesù perdona! Ma tu devi aprirti, e aprirsi significa pentirsi delle cose non buone che abbiamo fatto. Pregustiamo fin da ora il calore e lo splendore del volto di Dio... e quello sarà bellissimo! Di quel Dio che, nella vita eterna, contempleremo in tutta la sua pienezza. Avanti dunque, senza paura, perché l'amore di Gesù è più grande e se noi chiediamo perdono dei nostri peccati, lui ci perdona! È così Gesù! Avanti con questa certezza che ci porterà alla gloria del cielo”.

Dal Vangelo di oggi capiamo che Gesù ama tantissimo le sue pecore, ne è il guardiano, le protegge, si mette addirittura davanti alla porta dell'ovile affinché non entrino ladri e briganti che potrebbero rubarle!

Non è come un mercenario, cioè come uno che lavora a pagamento, che appena vede avvicinarsi il pericolo fugge e lascia le pecore da sole perché non sono sue!

Gesù si prende cura del gregge per cui nessuna sua pecora si perderà in eterno e nessuno la strapperà dalla sua mano. Saremo per sempre con Lui.

Anche noi pecorelle però, abbiamo dei compiti: ascoltare e seguire Gesù.

Per ascoltare la voce del Signore dobbiamo sintonizzarci sulle sue frequenze.

Vi faccio un esempio concreto: quando i vostri genitori hanno comperato una nuova TV, hanno cercato le frequenze giuste per vedere i vari canali, frequenze che la televisione ha memorizzato e così voi sapete che, quando voi schiacciate sul telecomando un numero di un canale, potete vedere il vostro programma preferito. Ecco, la stessa cosa con Gesù: per ascoltarlo dobbiamo metterci in sintonia con lui, sintonizzarci con lui, e il modo migliore per fare questo è la preghiera. Più siamo vicini a Dio, più ci sintonizziamo con lui, più siamo capaci di ascoltare la sua voce.

Dopo aver ascoltato la parola di Gesù bisogna però seguirlo, camminare dietro a lui.

Questo comporta di accettare la fatica di mettersi in movimento, di metterci in gioco in prima persona. Sapete bene che, anche nella nostra quotidianità, è molto più semplice e comodo stare seduti in poltrona a fare niente piuttosto che camminare!

Ma è camminando che si raggiunge una meta! Ad esempio, se voi “camminate”, cioè fate il vostro dovere di studiare, allora prenderete un bel voto, ma se state seduti in poltrona senza fare niente, cioè senza “camminare”, non prenderete mai un bel voto!

È importante camminare dietro a Gesù come veri discepoli! Sperimenteremo allora l'aiuto e il sostegno che riceviamo da Lui, soprattutto quando percorriamo strade faticose o dobbiamo affrontare sofferenze, pericoli, delusioni. Il Signore non è colui che ci manda i mali ma è colui che ci aiuta quando ci troviamo in mezzo ai mali!
Commento a cura di Maria Teresa Visonà

 

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