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TESTO Commento su Giovanni 13,16-20

Missionari della Via   Missionari della Via - Veritas in Caritate

Giovedì della IV settimana di Pasqua (15/05/2025)

Vangelo: Gv 13,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Gesù ha appena lavato i piedi ai suoi discepoli; un gesto imbarazzante, “scandaloso” per la mentalità del tempo (e non solo...), riservato principalmente allo schiavo nei confronti del padrone, gesto al quale Gesù attribuisce un profondo significato: servire sino a dare la vita per gli altri. Lo stile di Cristo è questo dono di sé continuo e totale; Lui si dona così a noi e, di conseguenza, chiede a noi di fare altrettanto. Non chiede di porre in atto qualche sporadico atto di servizio, fatto magari più per acquietare la coscienza che per amore vero; no, il Signore chiama a servire, cercando in ogni istante e in ogni incontro il bene possibile. Fa bene ricordare ciò che Gesù chiede a quel cieco incontrato per la strada: «Cosa vuoi che io faccia per te?» (Lc 18,41). Gesù si accostava e si accosta così a noi, attento alle nostre fatiche, alle nostre mancanze, ai nostri bisogni. Gesù è l'Emmanuele, il Dio con noi ma anche il Dio per noi. Perciò, di conseguenza, ci chiama ad assumere questo stile, questo sguardo, questo atteggiamento a partire dalle nostre famiglie e, per estensione, a tutte le persone che incontriamo, specie ai poveri, ai sofferenti, ai soli. Chiediamoci seriamente: come mi accosto abitualmente alle persone che incontro, per prime quelle che vivono con me? In fondo mi chiedo: cosa possono fare per me? Cosa fanno per me? Oppure cosa posso fare per loro? Chiediamo al Signore che ci aiuti ad assumere questo stile oblativo, volto al dono di noi stessi, sapendo che legata a questo “modo” di vivere c'è una promessa enorme: «sarete beati se lo metterete in pratica». Sì, saremo felici, beati se ameremo come ci insegna Gesù, come ci ama Gesù, come ci dà la grazia di poter fare Gesù!

«La beatitudine di oggi... è legata non al sapere, ma a un sapere che diventa messa in pratica. Tutti sappiamo bene che la vita, in particolare la vita cristiana, è servizio. Ma un conto è saperlo, un conto è viverlo. La beatitudine non sta nel sapere, ma nel praticare. Devo però correggere ciò che ho appena affermato: quello che sappiamo dal Vangelo non è tanto il principio che la vita è - o dovrebbe essere - servizio, ma quello che ha fatto Gesù. La beatitudine per il cristiano non è semplicemente servire in forza di un principio o di una convinzione interiore, ma è fare come Gesù... Servire come Gesù: quella è la nostra realizzazione. Servire dove ci viene chiesto, secondo la grazia ricevuta, come afferma Pietro... Nella libertà, certo. Si può persino rifiutare quanto proposto, ma così si sceglie la tristezza e non la beatitudine, non si prende il largo... Nella vita cristiana si è sicuri al largo e non in porto» (Vescovo Carlo Roberto Maria Redaelli).

 

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