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TESTO Commento su Giovanni 10,22-30

Missionari della Via   Missionari della Via - Veritas in Caritate

Martedì della IV settimana di Pasqua (13/05/2025)

Vangelo: Gv 10,22-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Secondo alcune profezie e la tradizione giudaica, il Messia avrebbe instaurato il regno di Dio a Gerusalemme, specie nel Tempio, dalla cui porta orientale sarebbe scaturito un fiume di salvezza. Le profezie, specie in Ezechiele, facevano da sfondo proprio alla festa della Dedicazione. Perciò possiamo comprendere meglio la domanda dei Giudei a Gesù, dalla quale emerge un altro particolare: chiedono a Gesù che tolga di mezzo l'incertezza. Chiedono certezze, evidenze; non vogliono avere alcun dubbio! Con la sua risposta Gesù rimanda a tutto ciò che sta compiendo, che è palese, eppure loro non vogliono credere perché “non fanno parte delle sue pecore”. Chi possono rappresentare questi Giudei? Coloro che assolutizzano la loro razionalità pensando di poter risolvere, grazie ad essa, ogni possibile dubbio. E tutto ciò che implica l'attraversare un dubbio o che non si può pienamente “com-prendere” lo si rifiuta a priori. La “razionalità” diventa perciò una sorta di idolo, di assoluto, in nome del quale si possono chiudere persino le porte a Dio. Se ci pensiamo, la ragione è importantissima nelle nostre scelte quotidiane ma da sola non basta. Non si può pensare di vivere mettendo da parte tutta la sfera affettiva e spirituale. Molto spesso le decisioni vengono prese su base affettiva e la ragione a volte serve solo per “confermare a se stessi” la scelta fatta. Pensiamo ad esempio a dei fidanzamenti palesemente assurdi, tossici, o a relazioni pericolose; le persone direttamente coinvolte, quante volte non riescono a tirarsi fuori, perché dominate dai sentimenti e dalla sfera affettiva? Al contempo, la ragione stessa non può spiegare tutto né dare, in certi ambiti, certezza assoluta. Ad esempio, la ragione può darmi la certezza che un rapporto durerà per sempre? Che io o la persona che ho accanto saremo sempre all'altezza? Tutto ciò per dire che quei Giudei chiedono “certezze” pensando di poter evitare la cosa più bella e alta alla quale il Signore ci chiama: la fiducia! La ragione è fondamentale e anche nella fede va usata al massimo e fino in fondo, ma essa è capace di condurmi a una soglia dove devo comunque spiccare o meno il volo del credere, del fidarmi o del non fidarmi. Quei Giudei avevano tutti i dati per poter credere, non serviva altro, eppure gli è mancato solo questo step: fidarsi, consegnarsi, abbandonarsi a Colui che parlava al loro cuore. Che il Signore ci aiuti a crescere nella fiducia in Lui; a non aver paura dei dubbi, trasformandoli in occasioni di ricerca e di crescita; e a saperci abbandonare a Lui, anche quando tutto non è chiaro, certi che Lui ci tiene per mano!

«Gesù ha bisogno di un minimo di apertura del cuore per operare nel cuore delle persone, perché la superbia rende ciechi. Come diceva san Josemaría:” Per questo il diavolo mostra tanto interesse ad accecare la nostra intelligenza con la superbia che rende muti: sa che, appena apriamo l'anima, Dio riversa i suoi doni”. Il Signore, poi, indica alcuni di questi doni: “ascoltano la mia voce”, “mi seguono”, “do loro la vita eterna” e “nessuno le strapperà dalla mia mano”» (Javier Massa).

 

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