TESTO Commento su Giovanni 6,52-59
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Venerdì della III settimana di Pasqua (09/05/2025)
Vangelo: Gv 6,52-59
«Come può costui darci la sua carne da mangiare?». È lo stupore incredulo dei Giudei al sentire le parole di Gesù. Parole che ci consegnano “l'amore assurdo” a cui Egli stesso è arrivato: farsi nostro cibo. Pur di unirci a sé e comunicarci la sua vita, si fa nostro cibo. Tutto ciò accade nel sacramento dell'Eucaristia, che Gesù ha istituito nell'Ultima Cena. Ricevere l'Eucaristia nella Comunione reca come frutto principale l'unione intima con Cristo Gesù. Questa unione muove il credente a vivere con i suoi stessi sentimenti. Il Signore infatti dice: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui» (Gv 6,56), e: «Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me» (Gv 6,57). Sì, l'eucaristia mira a “cristificarci”, a conformarci a Gesù perché possiamo vivere per Lui e in Lui per il Padre. Tutto ciò ci fa riflettere sul come ci accostiamo al sacramento dell'Eucaristia. Potremmo chiederci: abbiamo compreso chi riceviamo in esso? E dopo averlo ricevuto, cerchiamo di fare vera comunione di vita con il Signore Gesù?
I FRUTTI DELLA COMUNIONE
(Dal Catechismo della Chiesa Cattolica)
1391 La Comunione accresce la nostra unione a Cristo. Ricevere l'Eucaristia nella Comunione reca come frutto principale l'unione intima con Cristo Gesù...
1392. Ciò che l'alimento materiale produce nella nostra vita fisica, la Comunione lo realizza in modo mirabile nella nostra vita spirituale. La Comunione alla Carne del Cristo risorto, «vivificata dallo Spirito Santo e vivificante», 228 conserva, accresce e rinnova la vita di grazia ricevuta nel Battesimo. La crescita della vita cristiana richiede di essere alimentata dalla Comunione eucaristica, pane del nostro pellegrinaggio, fino al momento della morte, quando ci sarà data come viatico.
1393 La Comunione ci separa dal peccato. Il Corpo di Cristo che riceviamo nella Comunione è «dato per noi», e il Sangue che beviamo è «sparso per molti in remissione dei peccati». Perciò l'Eucaristia non può unirci a Cristo senza purificarci, nello stesso tempo, dai peccati commessi e preservarci da quelli futuri.
1394 Come il cibo del corpo serve a restaurare le forze perdute, l'Eucaristia fortifica la carità che, nella vita di ogni giorno, tende ad indebolirsi; la carità così vivificata cancella i peccati veniali. 231 Donandosi a noi, Cristo ravviva il nostro amore e ci rende capaci di troncare gli attaccamenti disordinati alle creature e di radicarci in lui.
1395 Proprio per la carità che accende in noi, l'Eucaristia ci preserva in futuro dai peccati mortali. Quanto più partecipiamo alla vita di Cristo e progrediamo nella sua amicizia, tanto più ci è difficile separarci da lui con il peccato mortale. L'Eucaristia non è ordinata al perdono dei peccati mortali. Questo è proprio del sacramento della Riconciliazione. Il proprio dell'Eucaristia è invece di essere il sacramento di coloro che sono nella piena comunione della Chiesa.
1396 L'unità del corpo mistico: l'Eucaristia fa la Chiesa. Coloro che ricevono l'Eucaristia sono uniti più strettamente a Cristo. Per ciò stesso, Cristo li unisce a tutti i fedeli in un solo corpo: la Chiesa. La Comunione rinnova, fortifica, approfondisce questa incorporazione alla Chiesa già realizzata mediante il Battesimo. Nel Battesimo siamo stati chiamati a formare un solo corpo. 233 L'Eucaristia realizza questa chiamata: «Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il Sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il Corpo di Cristo? Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane» (1 Cor 10,16-17)
1397 L'Eucaristia impegna nei confronti dei poveri. Per ricevere nella verità il Corpo e il Sangue di Cristo offerti per noi, dobbiamo riconoscere Cristo nei più poveri, suoi fratelli