TESTO SOSPENSIONE DELLA COSCIENZA
padre Ezio Lorenzo Bono Home Page
Venerdì della III settimana di Pasqua (09/05/2025)
Vangelo: Gv 6,52-59
Hai mai vissuto un momento talmente grande e profondo da lasciarti senza parole, senza piena coscienza di ciò che stava accadendo? Come un abbraccio improvviso che ti commuove, o una bellezza inaspettata che ti lascia immobile. È come se, davanti a certi misteri, la nostra coscienza si sospendesse, incapace di contenere tutto.
È questo che accade anche nella Messa. Domenica prossima, sarà la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. Ogni sacerdote, quando celebra l'Eucaristia, entra in una sorta di "sospensione della coscienza". Se davvero si rendesse conto di ciò che sta facendo - del mistero che sta toccando - ne sarebbe travolto. Ma non riguarda solo i sacerdoti. Lo stesso vale anche per voi, cari fedeli, che vi accostate ogni giorno o ogni settimana a ricevere l'Eucaristia. Anche voi entrate in una specie di “incoscienza”, perché se davvero foste pienamente consapevoli di chi state ricevendo - Dio stesso, il Creatore dell'universo - non potreste restare in piedi: sareste travolti dalla sua presenza.
Eppure, anche se questa consapevolezza piena ci sfugge, dentro di noi percepiamo la sproporzione tra la nostra piccolezza e l'immensità del dono. Ci sentiamo indegni, eppure non possiamo farne a meno. Perché oggi Gesù ci dice con parole chiare e radicali: “Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita”. Non è una possibilità, è una necessità. Solo nutrendoci di Lui, possiamo avere la vita vera. E non solo per il futuro: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna” - al presente - “e io lo risusciterò nell'ultimo giorno”. Ricevere l'Eucaristia è anticipare già adesso la vita eterna. È vivere per Lui, già oggi, come dice Gesù stesso: “Colui che mangia di me vivrà per me”. È come assaggiare, già qui sulla terra, un frammento del paradiso, un sorso di eternità che comincia dentro il nostro tempo.
Sì, forse siamo tutti un po' incoscienti, perché non possiamo contenere questo Mistero. Incoscienti sì, ma non indifferenti. E con commozione, anche senza capirlo fino in fondo, possiamo riconoscere che ci è stato dato un dono immenso, che non abbiamo meritato. Ed è proprio questa sproporzione a renderci più umili, più attenti, più desiderosi, come sacerdoti e come fedeli, di essere ogni giorno un po' meno indegni di riceverLo.