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TESTO Acqua che diventa luce per occhi

don Angelo Casati   Sulla soglia

III domenica T. Pasqua (Anno C) (04/05/2025)

Vangelo: Gv 8,12-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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12Di nuovo Gesù parlò loro e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». 13Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». 14Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. 15Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. 16E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. 17E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. 18Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me». 19Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio».

Il pericolo è, ancora una volta, quello di leggere queste parole di Gesù come fossero una dissertazione in un'aria immobile, l'aria immobile del tempio. Ma che aria si muoveva dentro e fuori il tempio? E, se non è azzardo e indelicatezza, nel cuore di Gesù? Da dove veniva? E allora permettete che sfiori passaggi del capitolo precedente che non compare quasi mai, o solo di sfuggita, nei nostri lezionari. Gesù arriva a Gerusalemme per la festa delle Capanne, è nel tempio. Ma la sua non era stata una scelta facile. "Gesù" è scritto "se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo". A pressarlo perché andasse in Giudea erano i suoi fratelli: Gerusalemme, la ribalta dalla quale finalmente imporsi all'attenzione di tutti. E ancora è scritto: "Neppure i suoi fratelli infatti credevano in lui. Gesù allora disse loro: "Salite voi alla festa; io non salgo a questa festa, perché il mio tempo non è ancora compiuto". Dopo aver detto queste cose, restò nella Galilea.

Ma quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto". A metà della settimana lo troviamo a tutto proscenio nel tempio. Era un fuori e dentro di pensieri, anche per Gesù - e non mi sembra irriverente dirlo -: fai una scelta, poi ci ripensi. Forse dovremmo diffidare di quelli per i quali tutto è sempre chiaro e la loro è sempre la scelta giusta. In città c'erano consensi e dissensi; la sua fama lo aveva preceduto, creava spaesamento, gente attratta, altra sbigottita: "Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?". Cautela fra la gente nel parlane, per non finire denunciati; capi che mandano soldati a catturarlo e soldati che ritornano dicendo che nessuno aveva mai parlato come lui. E Gesù è come se sentisse che è arrivato il tempo di esporsi, si espone.

E sa che cosa vuol dire per lui esporsi: portare nel tempio quella parola libera e liberante, che aveva affascinato gente comune per le strade, ma aveva colore di rivoluzione agli occhi di capi dei sacerdoti e farisei, che in lui avevano individuato il pericolo numero uno. Pensate è l'ultimo giorno, il grande giorno della festa, e Gesù, ritto in piedi, grida, "grida" è scritto: "Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva". Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui". Subito dopo - è il brano d'oggi - agli scribi e ai farisei dice: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita". Poteva esporsi come Messia, gridando però che non era nella modalità rincorsa da loro; non nelle modalità del potere, ma nel segno dell'acqua, della luce.

Nell'aria immobile pesante prepotente del tempio - che può sempre riaccadere - sgusciano queste due parole assolute, acqua e luce, che non fanno rima con le codificazioni, ma con la vita, perché io ho bisogno di acqua, ho bisogno di luce, acqua per terra che è in vista di aridità, luce in pericolo di occhi spenti o affaticati. Acqua di sorgente, Gesù. Che diventa luce per gli occhi. Ancora mi bussa il ricordo di donne e uomini che nelle nostre campagne, in tempi ormai lontani, fuori dalla veglia pasquale, nella notte andavano a bagnarsi gli occhi ad acqua di sorgente. E' acqua oggi, è luce oggi, Gesù. Le parole, i gesti, la presenza di Gesù sono potenza di vita, fanno germogliare vita buona, sana, generosa, libera. E' la vera forza, nella nostra vita concreta fatta di case, di strade, di impegni, di accadimenti, di sorrisi e di pianto, di contraddizioni e accensioni.

Il Vangelo, potenza di vita", dice Paolo. Ma ci crediamo? In questi giorni da più parti si sta discutendo sul futuro della chiesa. Che cosa intendiamo quando parliamo di presenza ed efficacia della chiesa nel mondo? E' viva, viva del suo Signore, quando ha potere, quando può mettere tutti in fila, quando può pilotare le coscienze, quando può avere l'appoggio di quelli che contano? O la sua forza è Gesù, e la sua gioia scoprire che, quando si abbandonano incrostazioni e pesantezze, quando si liberano l'acqua e la luce, si sgranano gli occhi di chi è in sete di acqua e di luce, di vangelo? Perdonate, sento un eccesso di frastuono, di chiacchiere, di illazioni in questi giorni di vigilia di un conclave, a volte un rimbombare vuoto.

La chiesa? Sento battere il cuore nella lettera che Paolo scrive ai cristiani di Roma, esiguo il numero, la comunità non è stata fondata da lui, ma Paolo sente affetto: "Desidero infatti ardentemente vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale, perché ne siate fortificati, o meglio, per essere in mezzo a voi confortato mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io... sono quindi pronto, per quanto sta in me, ad annunciare il Vangelo anche a voi che siete a Roma. Io infatti non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede". Capite, potenza è il vangelo. Ma ci crediamo? E affiora la sinodalità, insegnamento prezioso, quasi un lascito di Papa Francesco, "camminare insieme"; sinodalità, quasi scritta a caratteri pieni sulle pareti della casa romana dove Paolo è ai domiciliari: desidera incontrare i cristiani di Roma per fortificarli, "o meglio" - dice ed è bellissimo - "o meglio per essere in mezzo a voi confortato mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io". Voi e io!

Forse anche a voi è rimasto negli occhi Paolo, che giunge a Roma due anni dopo: è in una casa agli arresti domiciliari. Per lui una grazia, perché nella casa, se pur vegliata da soldato, può ricevere chiunque bussa e lui può parlare dell'evangelo, la buona notizia che è Gesù. Tutto è occasione per acqua e luce. Ritornano le parole: "Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva".

 

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