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Santi Filippo e Giacomo (03/05/2025)
Vangelo: Gv 14,6-14

6Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
8Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? 10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
12In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. 13E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».
Non meraviglia anche voi, come meraviglia me, questa frase di Gesù? «Chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio, e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre». È un'affermazione così forte, quasi sconcertante. Come possiamo noi compiere opere più grandi di quelle che ha fatto Gesù, Lui che ha moltiplicato i pani, camminato sulle acque, risuscitato i morti? Eppure lo dice Lui stesso, non è un sogno o un'illusione, non ce lo siamo inventati noi. È una promessa. E Dio mantiene le promesse. Almeno Lui!
Una prima spiegazione che potremmo definire “spaziale” è questa: Gesù ha svolto il suo ministero in un piccolo angolo della Palestina, in una terra ben precisa, in un tempo preciso. Ma dopo la sua risurrezione e ascensione, il Vangelo ha superato i confini, ha attraversato continenti, culture, lingue, è arrivato in ogni angolo della terra. Le opere di Gesù sono continuate, sono esplose nel tempo e nello spazio, grazie ai suoi discepoli, che le hanno portate ovunque. E oggi noi siamo chiamati a portarle avanti.
Ma il cuore della spiegazione non è solo spaziale o storico. Gesù stesso ce lo dice quando aggiunge: «...perché io vado al Padre». Cosa significa? Che dopo la sua morte e risurrezione Egli tornerà al Padre e da lì ci manderà lo Spirito Santo, il Consolatore. E nello Spirito, noi non agiremo più da soli. Non saremo semplicemente dei bravi imitatori di Gesù, ma strumenti vivi del suo stesso Amore, canali della sua misericordia nel mondo.
E allora quali sono queste “opere più grandi”? Non sono necessariamente miracoli esteriori. Sono le opere della grazia, invisibili, ma grandiose. Quando un sacerdote perdona i peccati nel nome di Cristo o amministra i sacramenti. Quando un cristiano offre il suo dolore per amore, ama il nemico, perdona l'imperdonabile, ama come Dio. Queste sono opere divine, rese possibili perché lo Spirito di Cristo vive in noi. E noi, piccoli e fragili, possiamo diventare strumenti della Sua opera nel mondo.
E come è possibile fare queste opere? Ce lo dice ancora Gesù: «Chi crede in me...». Il segreto è tutto qui.