TESTO IL LAVORO CHE EDUCA
padre Ezio Lorenzo Bono Home Page
S. Giuseppe Lavoratore (01/05/2025)
Vangelo: Mt 13,54-58

54Venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? 55Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? 56E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». 57Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». 58E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.
Giuseppe, come padre putativo di Gesù, gli ha insegnato a vivere. Non solo gli ha insegnato a camminare prendendolo per mano nei suoi primi passi, ma soprattutto a camminare nella vita, a lavorare, a sacrificarsi, a essere libero. Gesù ha imparato a lavorare osservando e aiutando suo padre Giuseppe, il falegname di Nazareth. È in quella bottega che il Figlio di Dio ha sperimentato che il lavoro non è solo fatica, ma è anche responsabilità, dignità, servizio agli altri.
Giuseppe ha insegnato a Gesù a non cercare scorciatoie, a non vivere di privilegi, a guadagnarsi il pane con il sudore delle mani. E mentre levigava il legno, gli trasmetteva qualcosa di ancora più prezioso: il coraggio di affrontare la vita, la pazienza nei momenti difficili, la fiducia nella Provvidenza. Giuseppe è stato un vero educatore: non ha trattenuto Gesù a sé, non lo ha posseduto, ma lo ha reso capace di scegliere, di essere libero, di partire.
Il Vangelo ci dice che Giuseppe non era un uomo passivo o rassegnato, ma un uomo di coraggio creativo, capace di trasformare la stalla di Betlemme in una casa per far nascere Gesù, una fuga in Egitto in una via di salvezza. Anche nella sua bottega, giorno dopo giorno, ha mostrato a Gesù che il lavoro non serve solo a vivere, ma a costruire, a proteggere, ad amare.
Oggi, mentre celebriamo San Giuseppe Lavoratore, guardiamo a lui come modello non solo di obbedienza, ma di paternità vera: un padre non è solo chi mette al mondo un figlio biologicamente, ma chi si prende cura, chi insegna a vivere, chi educa il figlio alla libertà di diventare quello che è chiamato a essere. Anche noi, come Giuseppe, siamo chiamati a esprimere una paternità spirituale, a lavorare con amore e a trasmettere ai più giovani non solo un mestiere, ma il gusto della vita, la dignità della fatica, il coraggio della libertà.
E chiediamo a San Giuseppe di proteggere tutti i lavoratori, affinché attraverso il loro lavoro possano generare alla vita i loro figli.