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TESTO Trasfigurazione anticipo della Pasqua

don Romeo Maggioni  

II Domenica di Quaresima (Anno B) (12/03/2006)

Vangelo: Mc 9,2-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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2Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 6Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». 8E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.

9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. 10Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

Da un po' di anni la Via Crucis – tradizionale di 14 stazioni – ne ha aggiunta una, quella della risurrezione. Così ad esempio a Lourdes. L'itinerario della croce sfocia nella risurrezione; la quaresima giunge a Pasqua; l'impegno di conversione e di penitenza è per garantirci quell'anticipo di vita divina che il Battesimo, rinnovato, ci offre nella Pasqua.

Dentro l'annuncio della passione, al Tabor sta uno squarcio di divino che getta luce sul destino ultimo di Gesù, quasi un anticipo della esperienza pasquale dei discepoli. Dono di fede necessario anche per noi in questo guardare da dentro le prove della lunga quaresima della vita verso la promessa di una Pasqua di risurrezione anche per noi!

1) DALLA CROCE ALLA PASQUA

Poniamo anzitutto lo sguardo su Gesù. Dopo la difficile prova della croce, più precisamente dopo la sua così radicale obbedienza di fede al Padre, Dio lo libera con la risurrezione, mettendo il sigillo di approvazione ad una esistenza indovinata, vissuta all'insegna del "non la mia ma la tua volontà sia fatta!". "Sperando contro ogni speranza" (Rm 4,18), anche Abramo aveva rischiato tutto fidandosi di Dio; e gli fu restituito il figlio vivo, capostipite di "una numerosa discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare" (I lett.). La prova è per "spremere" una fiducia; avuta questa, Dio poi... stravince in generosità e non delude. E' il mistero della Pasqua come sbocco della Croce.

Non è facile credere a questo agire di Dio; è difficile poi immaginare una risurrezione quando si vive ogni giorno in mezzo alla morte. Anche Pietro, Giacomo e Giovanni si domandavano "che cosa volesse dire risuscitare dai morti". Come più pesantemente era inimmaginabile da parte di Pietro e degli Apostoli un Messia che dovesse passare dalla sofferenza e dalla morte per divenire salvatore degli uomini! E Gesù offre loro un anticipo, uno sguardo sulla sua futura condizione di Risorto perché nel momento della sua agonia, di cui i tre di oggi saranno testimoni, ricordassero che forse quel momento tragico non era l'ultima parola sulla condizione del Figlio dell'uomo.

Probabilmente il mistero rievocato oggi della Trasfigurazione riguardava prima ancora la persona stessa di Gesù, in uno dei suoi momenti di riflessione e di prova. Davanti alla sua morte che prevedeva imminente (Luca dice che "parlava del suo esodo con Mosè ed Elia", 9,31), Gesù cerca di capire il senso del suo destino meditando le Scritture (Mosè ed Elia), forse proprio le pagine di Isaia dove si parla del Servo sofferente, che avrebbe salvato molti col suo sacrificio, divenendo così un Servo "prediletto" (cf. Is 42,1). Ed ecco la voce del Padre che gli conferma la scelta giusta che sta facendo, dichiarandolo appunto "Figlio mio prediletto". Anche per la coscienza umana di Gesù, alla ricerca del senso della sua missione, qui c'è stata una illuminazione su un suo destino di glorificazione dopo la prova della morte, cioè la Pasqua dopo la Croce.

2) DALLA PROVA ALLA VITA

Tale è il mistero della vita anche per noi: siamo chiamati in forme diverse – ma tutte serie e decisive – a fare le nostre stazioni della Via Crucis di quaresima, ma con la prospettiva che l'ultima stazione anche per noi non è la morte bensì la risurrezione della carne e la vita eterna. Questo lo sappiamo per lo sguardo su quanto è avvenuto per Gesù. La conoscenza della Scrittura, la lettura del Vangelo e della vicenda personale di Gesù di Nazaret, morto ma risorto e oggi vivo, è la fonte prima che illumina il mistero della vita e fonda la nostra speranza di credenti, al seguito di Lui, "capo e primogenito di coloro che risuscitano dai morti" (Col 1,18). L'intuizione e la certezza di un destino di vita deriva proprio dalla fede, che è conoscenza della Parola e dono dello Spirito. E' un primo aspetto della esperienza della Trasfigurazione anche per noi.

Ma ce n'è un altro. La seconda lettura oggi rievoca la radice, la causa, di una possibile nostra risurrezione: l'amore gratuito di Dio "che non ha risparmiato il proprio Figlio ma lo ha dato per tutti noi; come quindi non ci donerà ogni cosa insieme con lui?". La garanzia di vita non sta in noi o in opere buone nostre, ma nel gesto di riscatto compiuto da Cristo e, in ultima analisi, nella iniziativa salvifica di Dio. Cioè nel mistero pasquale nel quale veniamo continuamente rigenerati; e che appunto la prossima Pasqua attualizza per noi. Fare la Pasqua non è solo ricordare un nostro destino di risurrezione, ma garantircelo col reimmergerci nel mistero cristiano di morte e di vita di Cristo. E' veramente – efficacemente – rivivere oggi il mistero della Trasfigurazione.

Mistero e dono grande questo della Trasfigurazione anche per noi. Attaccati sempre più alla vita, resi magari anche più orgogliosi dalle conquiste scientifiche in campo sanitario e biologico, ci ribelliamo di più al pensiero della morte. Ma è sempre qui il punto: finché si pensa ad una prospettiva della vita solo intraumana e autosufficiente, non si sfocia se non nell'assurdo e nella disperazione. Solo collocando la nostra vicenda umana su quella di Cristo - una antropologia letta sulla Cristologia – cioè letta e risolta dentro il Mistero pasquale, possiamo incontrare risposte e soluzioni al vero unico problema dell'uomo che è la morte e il bisogno di vita. Altro che optional o perditempo per anime belle è fare Pasqua, o una quaresima che la prepara; è semplicemente l'unica cosa seria da fare per chi si pone seriamente il problema di salvare la propria pelle!

"Maestro, è bello per noi stare qui, facciamo tre tende". Credo che sia il proposito e la grazia di questo tempo di quaresima: la voglia di stare di più sui misteri cristiani che illuminano la vita, e di trovarci gusto e gioia. Chiediamolo come dono dello Spirito: che ci circondi della nube della presenza divina e vi ci faccia star bene!

 

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