TESTO Commento su Mt 21,33-43.45
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Venerdì della II settimana di Quaresima (21/03/2025)
Vangelo: Mt 21,33-43.45
Come vivere questa Parola?
È l'ultima parabola che Gesù racconta prima di essere consegnato e attraversare la passione e la morte per mano dei «capi dei sacerdoti [e dei] farisei [che] capirono che parlava di loro». L'immagine della vigna è ricorrente nella S. Scrittura e identifica il popolo di Israele, quella particolare eredità e proprietà del Signore affidata alla cura di guide e di pastori. L'insegnamento di Gesù è rivolto prevalentemente a loro e a quanti hanno compiti di responsabilità e autorità su altri. Si tratta della proprietà di un Altro che è affidata in vista di un raccolto. Non possiamo impadronirci di questa proprietà e non rendere conto, al momento opportuno, del nostro operato.
Il Signore viene e ci domanda i frutti. Non quanto abbiamo prodotto, ma semplicemente e giustamente di dare a Lui ciò che gli è dovuto. Se ciò non avviene, se alle legittime richieste del Signore opponiamo un rifiuto anche violento, questo affidamento ci sarà tolto e dato «a un popolo che ne produca i frutti». E il primo di questi frutti è esattamente il riconoscimento di Gesù come Signore della nostra vita.
Dio Padre, ti ringraziamo per averci affidato la vigna che è il tuo popolo, le persone che incontriamo ogni giorno per accompagnarle a te affinché facciano esperienza del tuo amore che non conosce confini e che continui a manifestare nella persona del tuo Figlio Gesù.
La voce del Papa
“L'urgenza di rispondere con frutti di bene alla chiamata del Signore, che ci chiama a diventare sua vigna, ci aiuta a capire che cosa c'è di nuovo e di originale nella fede cristiana. Essa non è tanto la somma di precetti e di norme morali, ma è prima di tutto una proposta di amore che Dio, attraverso Gesù, ha fatto e continua a fare all'umanità. È un invito a entrare in questa storia di amore, diventando una vigna vivace e aperta, ricca di frutti e di speranza per tutti. Siamo chiamati ad uscire dalla vigna per metterci a servizio dei fratelli che non sono con noi, per scuoterci a vicenda e incoraggiarci, per ricordarci di dover essere vigna del Signore in ogni ambiente, anche quelli più lontani e disagevoli”.
Francesco, Angelus, 8 ottobre 2017
Don Stefano Vanoli SDB - svanoli@salesiani.it